L’automobile, internet e il referendum

3
25248

Vittoria di Samotracia“… un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.”
Così scriveva Marinetti, nel suo Manifesto del futurismo, nel 1914, una manciata di anni dopo che la produzione delle automobili era divenuta industriale sebbene fosse ancora un privilegio di pochi.
E proseguiva: “Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.” (Tralasciando poi che voleva distruggere i musei, combattere il femminismo e “uccidere il chiaro di luna”!)

Due guerre mondiali, fiumi di sangue, distruzioni e morte mostrarono il costo di questa “igiene del mondo”.

All’inizio dell’attuale millennio, una manciata di anni dopo che la produzione di computer era divenuta industriale sebbene fosse ancora un privilegio di pochi, nacquero i profeti della “info-democrazia”.
La loro tesi era (ed è) che i nuovi mezzi tecnologici avrebbero messo i singoli individui in grado di accedere all’informazione, ai meccanismi decisionali ed al governo del mondo in modo diretto ed im/mediato.
Attraverso l’accesso alla rete globale ogni singolo cittadino diventa, secondo loro, in grado di esprimersi su qualsiasi problema politico, economico, sociale.
internet-referendumNon solo, poiché l’accesso non è più solamente passivo (da fruitore) ma anche attivo (da “agente”), ogni cittadino potrà produrre e diffondere informazione contribuendo a costruire una “infosfera” finalmente libera che permetterà l’accesso alla Verità.

In questa visione, com’è ovvio, i tradizionali strumenti di mediazione tra i singoli cittadini ed il governo delle cose (partiti, parlamento, sindacati, giornali, associazioni, ecc.) diventano orpelli obsoleti, inutilmente costosi.

La comunicazione informatica, internet, i social network, ecc. permetteranno la realizzazione del sogno della totale libertà di tutti. “Né Dio, né Stato, né servi, né padroni”, sembra di sentire riecheggiare le parole d’ordine più utopiche (e più nobili) della migliore Anarchia.

Le cose non sono andate (non stanno andando) proprio così.

Nella giungla anarchica che si è prodotta con la nascita di un nuovo universo senza regole (il mondo di internet, per intenderci), è successo quello che sempre succede nelle giungle anarchiche: gli animali che vi vivono si dividono in due categorie, le prede e i predatori.
I predatori in genere, sono grossi, forti, aggressivi ed affamati o si costituiscono in gruppi numerosi e coordinati di individui non altrettanto grossi e forti, ma sempre aggressivi ed affamati.

E così individui di indubbie capacità ed inventiva, nati nel posto giusto al momento giusto, hanno costruito imperi economici, con una rapidità che non ha precedenti nella storia, sottraendo alle loro prede libertà di scelta, carpendo informazioni e, a volte, gettandole sul lastrico economicamente. Questi grossi predatori sono diventati così potenti e pervasivi da influenzare le scelte politiche degli stati e da sottrarsi alle leggi (ad esempio fiscali) che valgono per le “prede”.
Ma se costoro possono essere paragonati ai grossi felini, leoni e tigri, non meno pericolosi sono i “canidi” ( lupi, iene, sciacalli) che agiscono solitari o in branco facendo a brandelli la coscienza comune, una visione condivisa (seppure in perenne discussione) che è alla base di ogni possibilità di vivere assieme sullo stesso territorio.
Nascono quindi le fake news, la loro diffusione a macchia d’olio da parte di ignari creduloni. Nascono gruppi più o meno organizzati che diffondono ogni sorta di credo e di notizie.
Nessuna “autorità” in grado di certificare la validità di ciò che viene detto è più riconosciuta.
E’ la “infodemia” che ha preceduto e seguirà e aggraverà la pandemia. (Se sostanzialmente non si riconosce una autorità in grado di dare informazioni e direttive valide, ognuno farà “come gli va” e il virus morirà, se morirà, solo per suicidio).

C’è un collegamento diretto tra l’idea che l’informazione (e la competenza) nasca direttamente dall’insieme delle “notizie” raggiungibili sul web (come la vita dal brodo primordiale), la sfiducia nella scienza e quella nella politica e nel Parlamento: se io posso farmi un’idea da solo di tutto (o quasi tutto) e su tutto (o quasi tutto) decidere, i parlamentari e gli scienziati sono inutili e costosi.
Quindi: per ora tagliamo il numero dei parlamentari. In futuro li elimineranno del tutto? E degli scienziati che ne sarà?

C’è un coté un po’ meno anarchico a tutto questo: poiché gli individui, comprensibilmente, vanno in ansia se gli si chiede di decidere su tutto, cresce la tendenza ad affidarsi ad uno (ed uno solo) dei predatori. Un individuo forte, in grado di semplificazioni epocali, che promette sicurezza, “legge e ordine”.

No, confesso, nemmeno questa prospettiva mi attrae.

Per questo al referendum di domenica voterò NO.

Perché voglio essere curato da medici che litigano tra loro, che forse avranno qualche interesse con le case farmaceutiche, ma che almeno sanno la differenza tra un macrofago e un coprofago.
Perché voglio essere governato da un gruppo numeroso e rissoso di rappresentanti del popolo. Che forse non mi rappresenteranno proprio tanto. Che forse ruberanno o, almeno, approfitteranno del loro potere per i propri interessi personali, ma che almeno sono costretti periodicamente a chiedermi di rivotarli. Perché come ebbe a dire Churchill: la democrazia (ed, ovviamente, intendeva la democrazia parlamentare rappresentativa) è una pessima forma di governo, ma non ne sono state inventate di migliori.

Ecco, magari, prima di cacciare questa nella spazzatura, proviamo a pensare a come si può progredire.

E poi, diciamolo, la Vittoria di Samotracia, è più bella di una rumorosa e puzzolente automobile!

Buon voto a tutti.

5 2 votes
Article Rating
Notifiche
Notificami
guest
3 Commenti
più nuovi
più vecchi più votati
Inline Feedbacks
View all comments
Gustavo
Gustavo
18 Settembre 2020 09:33

Lo dico con un po’ di dispiacere, questo referendum su un taglio abborracciato è la fotografia della incapacità di fare le cose bene dei grillini, pur partendo da istanze sane. Non sanno come si fa. Guardate il reddito di cittadinanza. Non sarebbe un principio giusto? Poi, come dice Boeri, non incrociano le banche dati e succede che metà dei beneficiari è un evasore… cose buone fatte male. Anzi peggio. Ha senso?

livio
livio
17 Settembre 2020 22:23

vedremo come andrà a finire, sono curioso di vedere le differenze percentuali di partecipazione e di risultati tra i posti dove si vota anche per regionali/comunali e il resto.
nel primo caso ci sarà un voto di trascinamento negli altri no
Do per probabile una maggior percentuale di no (non vittoria, su questo non mi esprimo) dove si vota solo per il referendum.
Comunque il mio no convinto nel merito ci sarà

Andrea Zucchi
Robert the Bruce
16 Settembre 2020 21:28

Come sempre analisi impeccabile caro Norman! Il problema è che chiedi di votare No al referendum, quando la banalità del male ha lasciato credere che riducendo i parlamentari si risparmiano soldi e si riduce l’immonda casta… L’elettore italiano è ancora in grado di leggere e di informarsi, e di capire chi la dice più giusta, prima di votare, o è ormai affondato fino ai capelli nelle sabbie mobili del web e della disinformazione? Il votante avrà ancora voglia di fare la fatica di votare, e di pensare per chi farlo, o preferirà affidarsi ad uno o pochi rappresentanti con molti… Leggi il resto »