Il centrocampista si libera dell’avversario, vede l’attaccante e gli fa un cenno. Ed ecco che si appresta a passare la palla al proprio compagno, il quale scatta verso l’area, difesa dal portiere della squadra antagonista, per ricevere il pallone. All’attaccante brillano gli occhi perchè la palla sta arrivando proprio nei suoi piedi e incomincia a ragionare sul modo in cui insaccare la palla dentro la rete di porta. Deve pensare in pochi decimi di secondo, dove la linea di demarcazione tra l’istinto e la razionalità è molto sottile.
Arriva la palla a destinazione, la intercetta col piede destro e subito dopo tira col piede sinistro all’indirizzo della porta avversaria. Il portiere si tuffa, la palla sfiora la punta delle dita dell’estremo difensore, ma non cambia direzione, è gol! E’ un bellissimo gol!
L’euforia dell’attaccante è alle stelle.
Ma arriva la doccia fredda. Il guardalinee alza la bandiera per segnalare che il giocatore era in posizione di fuorigioco annullando, di conseguenza, la rete appena segnata. L’attaccante protesta furiosamente con l’arbitro perché quel sogno di segnare davanti a 50.000 persone è stato appena infranto.
Ecco. Ogni gol annullato per fuorigioco, per me, rappresenta un sogno che viene privato delle sue ali dalla dura legge della realtà. L’amarezza ti sovrasta e rimani impotente nel cambiare lo stato attuale delle cose. Però adesso non venite a dirmi che il calcio non è una metafora della vita.