Recensione Libro Venivamo tutte per mare

C’erano una volta migliaia di giovani donne. E queste donne, agli inizi del ‘900, partirono dal Giappone per andare in sposa ad altri immigrati giapponesi in America. Le chiamavano “spose in fotografia”.

Un affollato viaggio in nave, l’incontro con il marito visto solo in foto, i lavori sfiancanti, lo sfruttamento, il contrasto con una cultura così diversa, la maternità, l’arrivo della guerra, il razzismo e i campi di prigionia.

Questa è, in poche parole, la storia raccontata con enfasi dalle potenti voci di queste donne. Questa è la trama del meraviglioso romanzo tutto femminile di Julie Otsuka.

Venivamo tutte per mare” è molto più di un romanzo che parla di emigrazione. Ed è molto più di un libro di emozioni femminili.

È un piccolo diamante di carta dotato di uno stile potente e affascinante. È ipnotico e, soprattutto, corale. In ogni senso possibile.

Venivamo tutte per mare” non è raccontato da una pluralità di voci separate tra loro, come spesso capita nei romanzi.
È narrato dal punto di vita di un “noi” corale, che racchiude tante voci, tante esperienze, tante emozioni diverse.
L’impressione è di assistere a un lungo e disperato, ma pur sempre meraviglioso, canto.

Frasi brevi e incisive, dotate di una delicatezza che solo gli scrittori giapponesi riescono a raggiungere, accompagnano il lettore attraverso un viaggio lungo una vita.

Nulla è lasciato al caso. Nessuna parola, nessuna preposizione. Le frasi sembrano intersecarsi tra di loro alla perfezione, come parti di un puzzle. Sono come un’onda. Ti colpiscono, rallentano e poi ritornano per colpirti ancora.

Ed è questo ritmo meraviglioso, che a volte ti culla e altre ti percuote, la grande forza di un romanzo unico nel suo genere.

Dagmara Bastianelli

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