Haiti dopo la catastrofe.
Diario di un infermiere professionale volontario – 2

Port-au-Prince, 13 febbraio 2010.
Eccomi qua anche stasera, se continua così và bene, ti sto scrivendo per l’ultima sera dall’albergo mentre morsico una canna da zucchero in compagnia di alcuni militari italiani, infatti da domani ci trasferiamo finalmente al campo base vicino all’ospedale.

Oggi giornata lavorativa intensa con ampia seduta in sala operatoria.
Impressionante ovviamente l’età media dei pazienti che si aggira intorno ai 10 anni. Si tratta di metter mano ad una serie di ferite importanti che si sono infettate a causa di condizioni igieniche disastrose e che spesso portano ad amputazioni di arti o a ricostruzioni plastiche che purtroppo tutto sono meno che estetiche.

Oggi si è tentato di portare aiuto a cittadine vicine con equipaggi aviotrasportati, il risultato è stato che i mega elicotteri della portaerei Cavour approssimandosi all’atterraggio hanno scoperchiato le baracche circostanti ed i bambini si sono precipitati sotto l’elicottero incuriositi e di fatto impedendo l’atterraggio (il tutto in una nuvola di polvere
impressionante).

Domani si riprova prendendo accordi più dettagliati con il missionario italiano che funge da contatto. Si cerca insomma di portare aiuto a popolazioni che ad oggi non hanno visto
ancora aiuti (ad un mese esatto dal sisma!); li salva solo la sconsolante abitudine a soffrire che fa scivolare via avvenimenti come questi come fatalità inevitabili.
Ti saluto Pulcio, a presto.
“Riccio”

>> Leggi anche Un infermiere ad Haiti – 1.

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