La mia città è muta. Senza più orecchie per ascoltare. La gente si siede l’una davanti all’altra. Non si vede, non si ascolta. Sempre più stanchi. Sempre più soli, insieme.
La mia città è muta. Senza più orecchie per ascoltare. La gente si siede l’una davanti all’altra. Non si vede, non si ascolta. Sempre più stanchi. Sempre più soli, insieme.
Penso. Penso che il vuoto del silenzio, il vuoto del non essere interessati ad ascoltare l’altro non venga ne tanto meno dal PIL ne tanto meno dal posto barca. anzi forse il posto barca, vuoto, mi auguro abbia lasciato posto all’ascolto di chi hai affianco.
@mauro(n)ucleo
Penso che sia il segno della depressione economica che stiamo vivendo.
In questo sistema,quando il vento soffia a favore, la gente è allegra e spende.
Quando gira a sfavore , invece, la gente si chiude in se stessa, risparmia, per quel che può, e si ammutolisce.
In un modello dove il PIL non conta, ovviamente costruito per tempo, anche in povertà la gente cercherebbe naturalmente di vivere , insieme, sensazioni semplici.
Nel sistema consumo-capitalista ciò non è possibile, proprio perché il PIL è preminente,a tal punto che anche il Pubblico insegue il Privato e gli propone affari ovunque ciò sia possibile.
Ma la crisi ha sovvertito questo scenario.
Oggi ho saputo che le ns campagne si stanno popolando di barche e i porti turistici si svuotano, visto che gli amanti del mare, divenuti poveri, non pagano più il posto barca e la depositano a secco nel podere di qualche amico, oppure affittano un ricovero-barca in qualche capannone dismesso.
Certo che col porto turistico e commerciale di Pesaro “il sistema” è rimasto col cerino in mano, ma
pure a me è venuto di tacere e pensare!
Penso che il problema non è sia muta. Questo protrebbe essere anche un gran segno di rispetto. Penso che nessuno abbia voglia di ascoltare e tutti abbiamo una gran voglia di dire. La gente ascolta anche, ma è talmente su di se, che non sente.