Il mondo è un modo di guardare le cose, la poesia è il modo di vederle. Forse è vero, o forse la verità è che non tutto dalle parole è preso. Oggi mi chiedo, e lo chiedo a te, poeta, se esiste un’emozione che i versi non possono toccare.

Stefano Sanchini
Penso che la poesia si occupi di due cose importanti: il linguaggio che tutti usano e pochi indagano, l’esistenza tutta. Non penso dunque che ci siano limiti di tema e forma, nessuna censura al poeta, se mai il poeta stesso deve praticare su di sé un’autocensura, per migliorare la propria ricerca. Se un’emozione, trattando ad esempio della morte o dell’amore, non viene toccata, significa che fortunatamente il suo lavoro non è finito o forse che il suo lettore è distratto. Si cerchi il profondo che ci circonda attraverso parole semplici, musica e immagini. Come scriveva Calvino non ci sono parolacce ma parole male usate.

Morte:

Finché vivrà un solo uomo
ci sarà poesia, forse
nascosta in qualche globulo rosso
o cellula o mitocondrio

come un giorno rispose
a Davide Nota Danni Antonello:
la poesia è la, dove serve

… tra i fiumi …

Il Filologo d’Avignone:

YES, WE DONT BELIEVE IN MONEY.
IL FAUT DEPASSER LA RELIGION
POUR ATTEINDRE LE SACRE’.
DENKEN IST DANKEN.
NOSOTROS ESTAMOS HECHOS POR EL SOL
LOS ARBOLES LES ESTRELLAS Y LA LLUVIA.
NOI SIAMO FATTI
PER IL VENTO E PER LA CAREZZA.

(da Via del Carnocchio, Poema pagano, Thauma Edizioni, 2010, pp. 42-43)

VIII.11settembre l’anno dopo

Sotto le stelle andare in bicicletta
sulla città che dorme, col mare
che ti aspetta, al molo incontrarsi
o in altri luoghi furtivi

per sentirsi vivi, il piacere di parlare
o restarsene in silenzio, ad accogliere
la brezza come fosse la carezza
della donna ormai lontana.

Evitare nei fine settimana
i locali della notte, dove tra chimiche sostanze
aperitivi colorati, si finisce a fare a botte
ad essere ammazzati, ché già

ogni giorno un po’ si muore
nel millennio che ti bombarda il cuore,
e tu cerchi la facile rima
in questi anni difficili, ecco l’impegno

denunciare tutto quanto lo sdegno
verso la civiltà incivile, che prima
della parola utilizza il soldo e poi
il fucile…e poi pensi e ci pensi

alla telefonata amica di Gianni D’Elia
che ti risolve l’apatia, proprio l’11 settembre
allora ci pensi e ci pensi, che l’esplosioni
non sempre, portano il male e la morte

proprio adesso, che le giornate son più corte
vedi della campana tua di vetro
la crepa, così ritorni al metro
per cercare di imprimere nel verso

il respiro, del sentimento diverso
che sia utile anche ad altri
e sia più forte di ogni vento…

[…]
Qui, tutto comincia
dove finisce il grido di due voci
inizia in te, l’eco, il canto

si è mischiato al tuo sangue.
Tutto ciò che noi abbiamo perduto
ora è tuo, tuo è il poema

lettore tu che volto non hai
e non conosco il tuo sesso
tu per me sei dio

un silenzio in ascolto
dentro di te c’è più di un io,
fuori c’è l’altro, e con lui

dovrai pure fare qualcosa
perché le cose vadano al meglio
non conta il finale, ma il tempo

trascorso insieme il futuro
è meno incerto del presente
che vivi, e ti aspetta

e adesso che bisogna partire
se non fosse così, un dubbio mi resta:
«noi, vecchia stirpe d’occidente

anche in paradiso faremo la guerra?
a Plitvice l’abbiamo già fatto
il 31 marzo del ’91

(da Corrispondenze ai margini dell’Occidente, Edizioni Effigie, di prossima pubblicazione, p.38)

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