Passi lungo il corridoio. Porte aperte, semichiuse. Odore di ipoclorito di sodio, disinfettante, di aghi nelle vene.
Bip ripetitivo. Vita e morte. Non distingui l’una, cominci a capire l’altra. Due vecchie come bambine dormono.
Nella stanza accanto… capezzale, padre e figlia, mani giunte, quiete, neve. Sopra l’armadietto 25barra27, come altare,
una busta di plastica di un negozio d’elettrodomestici recita – attenzione: contiene felicità –
Timido sorriso, quasi vergogna. Su quelle mani giunte gli occhi si posano, riposano.
Sottovoce aggiungo…
tre rampe di scale,
stanza quattro
ore dieci di sera
..dopo circa sei ore di intervento mia sorella si sveglia e mi chiede di tenerle la mano, la sente fredda con l’ago nel braccio non riesce a muoverla, io sfrego per un pò le mie mani con le sue cercando di scaldarla, ci guardiamo negli occhi, mi sorride e mi dice queste parole:
sono così fortunata siete qui con me, lo sento.
Io faccio per sminuire la cosa ma lei me lo impedisce con queste, altre parole:
la malattia è sofferenza ma ad alcuni è concesso di viverla con degli angeli custodi accanto che ti mostrano la via del coraggio per affrontarla mentre altri si aiutano con la medicina e la forza in se stessi..se ne hanno.
Sottovoce ti dico che la speranza e l’insegnamento è nel vedere tante persone soffrire con grande dignità; nell’affrontare la morte o la malattia con serenità, in pace con se stessi e con gli altri. Ecco gli ospedali, così come altri luoghi di dolore, tendiamo sempre a rifuggirli. Quante cose da imparare.
sullo stupide della porta della seconda foto, si vede una fiamma. mi piace pensare che sia il riflesso della speranza di quelle mani incrociate.