Lolita la potete trovare in tanti luoghi. Distanti, diversi, ma forse in realtà molto simili.
Lolita è nella provincia americana, che vaga tra le pagine del romanzo di Vladimir Vladimirovič Nabokov.
Lolita è in Iran, tra le mani di un gruppo di lettura semiclandestino.
Nella prima ambientazione, il romanzo di Nabokov, c’è una ragazza minorenne circuita da un adulto. Nella seconda, il libro Leggere Lolita a Teheran, lo stesso personaggio si trasforma in metafora e riscatto per un gruppo di donne nella sua stessa condizione.
L’opera di Azar Nafisi è basata su fatti realmente accaduti. La protagonista è l’autrice del libro, docente di letteratura inglese che decide di spiegare a un gruppo di studenti la letteratura occidentale, e con essa esorcizzare i lati negativi della cultura islamica.
Il parallelismo traspare in modo lucido: Lolita è debole, e questo la rende vittima, prigioniera di un carnefice che le ruba l’infanzia e le nega ogni possibilità di scelta.
Anche il popolo iraniano è vittima di un regime che vuole imporre la sua volontà, che immagina donne come prodotto del suo sogno e le rinchiude in prigioni. E non sempre le sbarre non sono visibili, spesso si tramutano in soprusi nati da una ciocca di capelli che scivola fuori dal velo o dalle unghie laccate di rosso.
Messaggio altrettanto importante è che i mostri possono camuffarsi sotto le mentite spoglie di chi pensa di fare del bene (Humbert) e di chi dice di proseguire il messaggio di Dio (l’Ayatollah).
La letteratura diventa nel libro l’essenza della democrazia e dell’indipendenza e il personaggio di Lolita produce quindi un grido di libertà, riscattando la ragazza del romanzo di Nabokov che non ha saputo difendersi.
C’è anche un terzo luogo dove è possibile trovare Lolita.
Nell’attualità di un paese. Dove un politico, proprio come Humbert, cerca di convincere l’opinione pubblica dei suoi sentimenti puri, giustificando le sue azioni con la scusa del fare del bene.
Dagmara Bastianelli
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Humbert per quanto spregevole se non altro mi pare amasse Lolita più di se stesso, mentre in mister B. di sentimenti ne ho visti pochini…