Speciale Chernobyl

Ricordo ChernobylNell’aprile del 1986 avevo 4 anni e abitavo in Ulica Bonerowska a Cracovia, a 862 chilometri da Chernobyl.
Difficile partire dai miei ricordi, perché ovviamente non sono nitidi, ma nel corso degli anni si sono uniti a quelli tramandati da mamma, nonna e altri parenti, quasi a creare una coscienza comune e un’idea unica a proposito del nucleare.

Qualcosa però ricordo. Ad esempio ricordo il mio ricovero in ospedale, dopo l’esplosione del reattore, per una violenta forma di tracheite che mi ha accompagnato fino all’età di 10 anni.

Mia madre e mia nonna però si ricordano molto.
Si ricordano che l’avviso di non mangiare frutta e verdura, e non bere acqua dal rubinetto, è arrivato tardi. Troppo tardi.
Si ricordano dell’amica di mia mamma, che ha partorito a luglio una bambina con i denti neri.
Si ricordano del ritorno del tumore di mia nonna.
Si ricordano storie, si ricordano volti, e si ricordano che nessuno – ma proprio nessuno – è uscito completamente sano da quel periodo.

A Cracovia, l’attività radioattiva al suolo arrivò fino a 360.000 Bq/m2. Il valore massimo in una situazione normale è circa 150 Bq/m2.

Non posso considerarmi superstite, non posso considerarmi vittima di questo disastro. Però, avendolo sfiorato, posso dire che non esisterà MAI una valida ragione che possa convincere qualcuno a sacrificare la sicurezza del proprio popolo in nome di alcuni grigi interessi economici.

Abbiamo il sole, il vento, l’acqua. Abbiamo elementi che non possono far del male a nessuno. Perché essere così masochisti e scegliere qualcosa che sarà sempre incontrollabile?
Non si tratta di parlare più forte per seguire l’onda dell’emozione.
Si tratta di gridare ancora più forte perché la tragedia giapponese ci ha solo confermato quello in cui crediamo.

Gridiamo. Gridiamo. Gridiamo MAI PIU’ NUCLEARE.

6 Commenti

  1. Ciao Daghi
    che dire.. magari racconti e testimonianze come il tuo servissero a fermare “alcuni grigi interessi economici”.
    E dico magari.. Avevo 4 anni anche io in quel lontano 1986 quando il mondo è cambiato e quando a rimetterci è stato solo il popolo e quando ricordo ancora che consigliavano ai nostri genitori in italia di tenerci chiusi in casa. Se neppure migliaia di persone morte e di distruzione riescono a fermare l’avidità e la cattiveria dell’uomo, mi chiedo davvero se c’è o meno una soluzione..

  2. Nel post Dagmara parla di “ricordi ovviamente non nitidi che nel corso degli anni si sono uniti a quelli tramandati da mamma, nonna e altri parenti, quasi a creare una coscienza comune e un’idea unica a proposito del nucleare”; io ho tradotto questa cosa in “storie della nonna da raccontarsi davanti al camino” che forse è un po’ sbrigativo, ma in sostanza ha lo stesso significato. Rimango convinto del fatto che informazioni di quel tipo si impastano spesso in una sorta di pregiudizio, che come tutti i pregiudizi è difficile, se non impossibile, da scalfire razionalmente.

    Però, siccome non voglio offendere nessuno, forse è il caso che riprovi a dire ciò che volevo dire cercando di spiegarmi meglio. La tracheite è un’infezione batterica della gola ed è molto frequente nei bambini fino a 10 anni, una donna anziana che si ammala di tumore e muore è anch’esso un evento non raro a qualsiasi latitudine. La circostanza che siano frequenti non li rende certo meno dolorosi, specie per i familiari, ma rimane il fatto che segnalare episodi “normali” come spia di una situazione anomala mi sembra non troppo razionale; tra l’altro questo tipo di argomentazione credo che finisca addirittura per indebolire la tesi di chi sostiene la enorme tragicità di quell’evento.

    Pur non conoscendo Dagmara, mi dispiace sinceramente che abbia molte amiche ucraine che combattono contro il cancro, ma rimanendo sempre alle ricerche e studi effettuati da agenzie con una qualche credibilità scientifica, non risulta nei 25 anni trascorsi da Chernobyl un aumento dei casi di tumore riconducibili all’incidente nucleare, fatti salvi quelli tiroidei limitatamente a carico della popolazione più prossima alla centrale.

    Infine, io stesso ho scritto che questi ricordi possono rappresentare a volte tasselli interessanti. Rimane il fatto però che, ed è su questo che vorrei richiamare l’attenzione, i dati ufficiali forniti da diverse agenzie dell’ONU e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sono in contrasto con ricordi e ricostruzioni eccessivamente catastrofici. Quando le due cose grosso modo coincidono (vedi l’esempio fatto da Chiara sui campi di sterminio) problemi non ce ne sono [ma segnalo che anche in quel caso è ormai provato che i ricordi personali sono “sovrastimati” rispetto alle ricostruzioni storiche più accreditate]; quando, come in questo caso, sono in contrasto, e di parecchio, credo sia lecito fermarsi un attimo e disquisire, nel senso di riflettere senza passare per cinico troglodita. Io, in ogni caso, continuerò a farlo.

  3. “I racconti della nonna” ( uso volutamente questa definizione perché non ne colgo assolutamente la valenza negativa) sono tasselli importanti, regalano sfumature che non devono comunque andare perse.
    Poi chiaramente accanto ci sono i “dati ufficiali”,le notizie reali e quelle confezionate su misura per addomesticare una coscienza pubblica sempre più anestetizzata e confusa.
    Sinceramente Mirco ho letto il tuo intervento ma non capisco cosa su cosa stai disquisendo.
    Veramente contesti l’importanza di testimonianze dirette? Di racconti non filtrati di chi ha vissuto, o ha visto vivere una pagina di storia come questa?
    Ti lancio una simbolica provocazione:se a raccontare ci fosse la nipote di una deportata in un campo di sterminio diresti anche a lei “i racconti della nonna vanno bene per una serata davanti al camino”?.
    E se tante testimonianze non fossero state scritte, tante foto scattate, tante storie raccontate, e dopo 50 anni arrivasse qualcuno, magari con un bel megafono per amplificare la sua voce, e dicesse “Non è mai esistito!”.
    Ringrazio Dagmara per questa sua preziosa testimonianza per aver condiviso emozioni, ricordi e riflessioni.
    Solo sulle ultime, eventualmente, si ha il diritto di disquisire.

  4. @Mirko Fabbri

    Personalmente diffido molto dei cosiddetti “dati ufficiali”, proprio perchè li forma il sistema.
    A me basta notare che le autorità, all’inizio di tutto hanno minimizzato l’accaduto, anzi hanno segnalato l’evento con giorni e giorni di ritardo.
    La verità è che in tutti i contesti storici , a maggior ragione nei tempi moderni, nessuno sa mai con certezza cosa accade e la storia la scrive sempre il potere, almeno in prima istanza.
    Poi, col tempo, saltano fuori le verità alternative, ma resta sempre molta incertezza su come siano andati i fatti.
    Tornando al nucleare, due eventi così gravi in 25 anni mi sembrano davvero troppi.
    Non c’è Stato che non si stia interrogando e non rifletta su ciò che è accaduto.
    Non ti basta?
    E tiri fuori le storie della nonna?

  5. Mi dispiace molto Mirko, soprattutto perché il mio post è stato catalogato come “storia della nonna perfetta attorno a un camino”. Mi dispiace perché questi sono fatti reali, confermati da analisi mediche.
    Mi dispiace anche a nome delle persone che ho citato, e a nome di tante altre ragazze ucraine che conosco che combattono contro il cancro a causa di questo disastro. Sarebbe bello che persone come te provassero a spiegare proprio a loro che i problemi di salute che hanno avuto (improvvisamente) non sono legati all’esplosione nucleare. Come ben non sai, in Polonia il disastro di Chernobyl è stato occultato dal regime. Le compresse di iodio sono state distribuite solo ai famigliari degli appartenenti al regime comunista, e solo in seguito a tutti gli altri. Questo ha creato non pochi effetti collaterali alla popolazione. Io ne ho raccontati alcuni.
    Purtroppo alle fonti ufficiali credo poco (per mia natura) e il sommerso, nella questione Chernobyl, è più di quello che credi.

  6. Sarà difficile non irritare l’autrice commentando questo post, che è un insieme di ricordi personali mescolati ad affetti carissimi e storie tramandate in ambito familiare, il tutto ad impastare quella “coscienza comune e un’idea unica a proposito del nucleare”, una specie di pre-giudizio difficile se non impossibile da scalfire razionalmente.
    Nonostante questo, io ci provo sperando che Dagmara non se ne abbia troppo a male.
    Episodi ricorrenti di mal di gola in età pediatrica ed un tumore di una anziana nonna non sembrerebbero accadimenti particolarmente significativi per trarre particolari conclusioni. Bambini che nascono con i denti scuri ce ne sono anche lontani da Chernobyl, a sentire i dentisti si tratterebbe di particolari macchie micotiche (causate da un fungo) o in altri casi di gravi carenze di calcio nella dieta della partoriente.

    Non so voi, ma personalmente una decina d’anni fa partecipavo assiduamente ad un movimento (poi caduto in disgrazia) ed era tutto un tourbillon di riunioni di persone ed associazioni che si opponevano alla globalizzazione e agli interventi militari all’estero. Avevamo poche parole d’ordine, una di queste era “ONU”; in ogni frase che si rispettasse l’ONU era citata almeno un paio di volte. Riconoscevamo come unico organismo sovranazionale “abilitato” ad intervenire nelle controversie tra diverse nazioni soltanto l’ONU, contrapposto ad organizzazioni più fumose e meno intelligibili come Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, che tanti disastri stavano (e stanno tuttora) combinando in giro per il mondo.

    Chiedo scusa per questo preambolo che però mi serve per dire una cosa molto semplice: “anche” per quanto riguarda il disastro di Chernobyl per me non esistono altre fonti che siano diverse da quelle riconosciute dall’ONU. E il rapporto ufficiale redatto da agenzie dell’ONU (OMS, UNSCEAR, IAEA e altre) stila un bilancio di 65 morti accertati con sicurezza e altri 4.000 presunti (che non sarà possibile associare direttamente al disastro) per tumori e leucemie su un arco di 80 anni [PDF]

    In conclusione, le storie della nonna sono perfette per una serata in famiglia davanti al camino. Io stesso ne abuso in alcuni periodi invernali in cui mi sento particolarmente nostalgico ed ho a disposizione una particolare grappa che purtroppo (o per fortuna) non sempre c’è. A volte, quando questi tasselli di ricordi personali sono particolarmente interessanti, possono diventare il soggetto di un film o di un racconto. In generale comunque non sono mai utili a ricostruire metodologicamente ed in maniera credibile un episodio storico.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui