Indignatevi! “Il nazismo è stato vinto, grazie al sacrificio dei nostri fratelli e sorelle della Resistenza e delle Nazioni unite contro la barbarie fascista. Ma questa minaccia non è totalmente scomparsa e la nostra rabbia contro l’ingiustizia è rimasta sempre intatta. E così ci appelliamo sempre a una vera insurrezione pacifica contro i mezzi di comunicazione di massa che propongono come orizzonte per la nostra giovinezza il consumismo, il disprezzo dei più deboli e della cultura, l’amnesia generalizzata e la competizione ad oltranza di tutti contro tutti.
A tutti coloro che faranno il XXI secolo, diciamo con affetto: Creare è resistere. Resistere è creare”.


Indignatevi!” è sicuramente uno dei testi più corti che abbia mai letto.
È il libro dell’anno, scritto dal 93enne Stephane Hessel, ex partigiano, membro del Consiglio Nazionale della Resistenza e redattore della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Hessel mette in guardia i francesi dal degrado sociale, economico e politico che sta attraversando il paese, ma questa lezione in realtà vale per tutti, soprattutto per noi italiani.

“Indignatevi!” è una piccola grande perla, una luce nelle tenebre che trasmette un messaggio tanto chiaro e semplice, quanto indispensabile.
Nell’antichità l’uomo anziano rappresentava saggezza, sapere e conoscenza. Stèphane Hessel si riappropria di quel compito di guida con un libro tanto semplice quanto fondamentale.

L’allegato dedicato agli articoli della Dichiarazione dei Diritti Universali dell’Uomo è un brivido che corre lungo la schiena e che risveglia davvero quel senso d’indignazione che deve spingerci a fare qualcosa.

Indignarsi vuol dire non cedere, non essere indifferenti. Indignarsi vuol dire impegnarsi per il bene comune.
Troppo spesso ascolto le voci dei miei coetanei, così poco interessati alla politica e all’attualità, che non capiscono che informarsi, e poi indignarsi, è il primo passo per creare un mondo migliore.
Seguire le vicende dei politici, ad esempio,  non vuol dire interessarsi al gossip, ma è importante perché ci porta a saper distinguere un comportamento corretto da uno sbagliato.

Giudicare i comportamenti pubblici e privati dei “potenti” diventa così la chiave per salvare una moralità in fase di scomparsa.
Arrivare al punto di capire che un corpo di donna non dev’essere in vendita, o che il nostro popolo non è meglio di altri, vuol dire capire quali sono i valori che devono guidare l’umanità e non perderli.
Vuol dire creare un mondo adatto a tutti. Poveri, ricchi, di nazionalità diversa, di convinzioni sessuali e religiose differenti.

Perché meritiamo tutti lo stesso mondo.

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