E’ uscito da qualche giorno un film molto atteso, A Dangerous Method, ultimo lavoro del grande David Cronenberg.
Purtroppo le attese generate dal nome del regista e dalla sempre (per molti) stuzzicante vicenda che legò Sabina Spielrein a Jung e questi al fondatore della psicoanalisi Freud, rimangono miseramente frustrate.
Nonostante il credibilissimo Freud di Viggo Mortensen, che peraltro finisce per diventare quasi un personaggio di contorno rispetto baricentro del film rappresentato dalla relazione “torbida” fra Sabina e Jung (“torbida” è un termine che piace molto ai giornalisti in casi come questi) il film non decolla mai e da quando cominciate a sbuffare pesantemente nella speranza che finisca, dovete aspettare solo una ventina di minuti.
Michael Fassbender incarna uno Jung secchione e un po’ fessacchiotto con le donne mentre Keira Knightley non si trattiene dal regalare a Sabina le mossette tipiche delle attrici americane, rendendo grottesco il personaggio principale. Simpatico ed efficace Vincent Cassel nei panni del provocatorio Otto Gross.
Insomma, un film che si può anche perdere, che nel titolo allude forse al fatto che gli psicoanalisti siano persone così noiose e fanatiche dei loro studi da diventare pericolosamente noiosi. Non conosco bene la categoria, ma mi auguro che non valga per tutti gli indagatori della psiche.,
Per quanto riguarda la posizione del regista verso il metodo psicoanalitico, questa non è chiarissima. Non parrebbe così pericoloso se ci mostra in apertura una pazza scatenata portata a forza in clinica da quattro infermieri e poi si premura di dirci, in chiusura, che “dopo la cura” diventò un medico, e tornò a esercitare in Russia dove venne fucilata dai nazisti con le sue due figlie…
Come metodo non mi sembra tanto pericoloso o almeno, ne conosco di peggiori.
Pereira
Cara Graziella,
è chiaro che ogni stimolo culturale che spinga alla conoscenza è apprezzabile.
Sono molto felice che su di lei e – spero – su tante altre persone questo film abbia un effetto così fertile.
La mia critica però rimane tale, nel senso che da un regista di tale levatura e come amante delle letture freudiane mi aspettavo di più. Diciamo che mi aspettavo un regalo, una magia, non un compitìno un po’ noioso… Ma ben venga tutto ciò che stimola curiosità, ci mancherebbe.
Un caro saluto
P
purtroppo mi sono accorrta che mi sono saltate le prime righe in cui dico che il film a me è servito per fare una ricerca su cosa c’era di vero e cosa c’era di inventato. ce ne fossero di film così che ti fanno rifettere e che riescono a rimandarti alle letture e agli approfondimenti. Aggiungo anche che su internet c’è una bella pagina di Aldo Carotenuto. Jung secondo Aldo Carotenuto. Dopo di allora ho visto tanti altri film, ma nessuno mi ha stimolato a studiare. Grazie
che si possono fare al film in quanto tale, devo dire che per me la visione del film mi ha fatto ripensare a tutti i libri di psicanalisi che avevo letto in passato. credevo di saperne abbastanza ma mi sono accorta che avevo qualche buco. ad esempio non sapevo nulla di questa Sabina e che Jung fosse così donnaiolo. Lo facevo diverso. Così mi sono comprata e ho letto 2 lirbi importanti sull’argomento: “Un metodo molto pericoloso” di John Kerr, Edito da Frassinelli, Diario di una segreta simmetria, lettere fra SaSebina Jung e freud, ed. Astrolabio, articolo del Corriere della Sera del 30 ottobre 2011, una pagina intera. Sono tornata a leggermi certe note sulla biografia di Freud scritte da Jones. Insomma, una rivisitazione di lettura fatte nel passato e nuove letture. Mi sembra positivo no?
Caro sig. Kron,
beato Lei che ha in testa un chiaro manuale del “bravo critico” che suggerisca perfettamente che cosa un critico deve e non deve mai fare. Se avessi questa fortuna farei il critico di mestiere.
Ma Radio Pereira ha già un critico (bravo) e si chiama Ivan il Terribile.
Io non ho tali pretese. Mi accontento di segnalare a chi desidera tenerne conto, le mie impressioni e considerazioni su alcuni dei film che vedo, come fossi interrogato da un amico all’uscita dal cinema. La ringrazio anche perché mi dà l’occasione proprio per rimarcare che la mia rubrica, nel caso specifico, si chiama “Mi manda Pereira (al cinema)” proprio per questo.
E’ vero che non è necessariamente noioso un film con due persone in una stanza se hanno qualcosa da dire (“Carnage” è uno dei film più belli visti di recente) ma io ho trovato ugualmente noioso assistere a quel film. Se Lei poi lo vuole nobilitare parlando di “esercizio intellettuale”… ascolto ma dissento. A me è sembrata una imbarazzante banalizzazione di temi e protagonisti che hanno dominato la scena del ‘900.
Prima di tutto una recensione di un critico non deve mai usare la parola noioso che è soggettiva mentre la vera critica deve essere oggettiva. Per me è noioso un inseguimento di auto come se ne è visti a ceninaia con un ritmo serrato e non è noioso un film con due persone in una stanza se hanno qualcosa da dire. Secondo non è certo uno dei migliori film di Cronenberg ma non è certo da lasciare perdere perché vale 10 volte le robacce che ci vengono propinate tutti i giorni. E’ un esercizio intellettuale, meglio nella versione inglese che nel doppiato italiano che fa perdere molto nelle interpretazioni che sembrano più da cartolina nella versione italiana. E’ dagli anni Ottanta che il doppiaggio vale solo per il 15% delle realizzazioni, quando se ne farà a meno sarà festa grande.
Caro Filippo, prima di etichettare Freud come hai fatto tu, forse dovresti dare un’occhiata (bella lunga) alle sue opere, la cui stesura si estende in un arco di tempo di circa 40 anni, dal 1895, (Studi sull’isteria), fino al 1939 (L’uomo Mosè e la religione monoteistica). Capiresti allora molte cose in più di quelle che si possono capire da un film, la cui visione mi sembra che ti sia servita solo a confermare i tuoi preconcetti. Capiresti forse che Freud è il fondatore di un metodo di ricerca e di cura. Un metodo che è stato sottoposto dallo stesso Freud a continue rivisitazioni e revisioni, proprio perché la ricerca della verità non si può fermare, è viva e a volte si deve ravvedere delle conoscenze già raggiunte. Ma soprattutto un metodo in cui la ricerca della verità è intrecciata con la ricerca di se stessi.
Che sia stato e sia meno famoso e meno fortunato (anche economicamente, e non solo: Freud dovette andar via dall’Austria occupata dai nazisti e ce la fece per un pelo, mentre Jung ebbe una posizione che non so se è stata ben chiarita, rispetto al nazismo. Un po’ come Heidegger, credo, non prese subito una posizione chiara.)
non mi sembra vero.
Quanto al filme, a me è piaciuto molto di più quello di fRoberto Faenza.
Comunque bene parlare di psicoanalisi, basta che non sia su posizioni pregiudiziali, pro o contro, come capita oggi. In realtà, come per tutte le cose, la ‘psicoanalisi’ non esiste, esistono gli psicoanalisti, e gli psicoterapeuti, e gli psichiatri, e i medici, e le case farmaceutiche, e le accademie, e le università, e gli interessi di bottega e di lobbiy e di casta. ma questo non meraviglia in un mondo occidentale che sta un po’ annaspando…
un film STREPITOSO. il film evidenzia un jung con una marcia in più, che non è mai decollato (anche nella realtà, non solo nel film) perché non ebreo. un jung che aveva capito che l’emozione dell uomo è molto più importante del singolo pensiero. in quanto l’emozione comprende il pensiero. un jung che cerca una risposta per i suoi pazienti, al contrario di un freud (come poi è stato) ossessionato dal sesso, senza risposte e con sole sentenze. tipico della categoria che invece di dare una via indicano lo stato. un jung in completa discussione, che si “spoglia” delle proprie mancanze senza vergogna, al contrario freud che si sente superiore e non si mette mai al pari dei suoi pazienti rendendolo povero. freud è stato un gran Markettaro, un gran venditore. jung cerca le origini dei conflitti, che sviscera l’emozione, mentre un freud che scannerizza la mente, senza grossi risultati. un jung che cerca di dare una vita alla persona (paziente) alla quale è destinato senza invece intrappolarlo nelle sue credenze come i freudiani, forse, per avere CLIENTI a vita…
non mostrare una malattia, ma mostrare una via dove alla fine cè la soluzione
ecco perché jung è stato meno famoso, perché è andato contro la CASTA.
Girare attorno al problema, vuol dire non risolverlo, non risolverlo vuol dire avete un accesso al MUTUO,casa,macchina, iphone,ipad…
Caro Pereira,
mi riferivo al fatto che secondo me la psicoanalisi e’ ancora sotto-utilizzata.
Non parlo a livello “alto” di pensiero culturale ed artistico, ma del comune sentire della persona media. Molti di coloro che incontro nel mio vivere quotidiano la ritengono utile, ma per gli ALTRI (quelli che sono matti).
Anche quelli che, come me, hanno una cultura medio-bassa, dovrebbero essere aiutati a capire quale potente mezzo puo’ rappresentare per loro per poter servirsene senza vergogna all’occorrenza. Questo e’ il salto culturale che auspico.
Caro Noe,
non ho citato Faenza perché tutte le recensioni che ho letto lo citavano e mi sembrava ridondante…
Cara Blade Runner,
temo che la tua posizione, a fronte del fatto che la psicoanalisi ha rappresentato il più potente fattore evolutivo del pensiero culturale e artistico del ‘900, non sia forse così diffusa. Peccato.
Non ho visto il film, mi permetto solo di condividere la mia conoscenza degli psicanalisti. Anche se non ne conosco un numero statisticamente significativo posso dire che sono tutti/e persone fantastiche, capaci di ricucire l’animo quando e’ ridotto a brandelli.Con loro ho un personale grande debito di riconoscenza.
Mi piacerebbe molto che si facesse un grande salto culturale, anche grazie ai film, per comprendere quale potente strumento possano offrire col loro prezioso lavoro a ciascuno di noi in ogni circostanza, ma soprattutto nei momenti bui e difficili della vita.
Abbastanza d’accordo col commento. Freud nel film assomiglia un po’ al nostro Cornacchione, il che gli dà un’aria un po’ poco convinta…
Mi irrita un po’ che in generale, parlando di questo film, non venga citato il film di Faenza sullo stesso soggetto, Prendimi l’anima, che a suo tempo mi piacque molto. E’ vero che gli americani non badano a quanto succede fuori di casa loro, ma neanche in italia …