Quest’anno l‘8 marzo cade proprio di giovedì e quindi non posso fare finta di nulla. Ne approfitto per vedere attraverso i film usciti in questa stagione come stanno messe le donne al cinema… direi male!

Infatti non c’è molto da stare allegri poiché vedendo la classifica dei primi cento incassi dell’anno è evidentissimo come il cinema sia un’arte fallocentrica: l’uomo la fa da padrone sia che si tratti di comici italiani (Bisio, Pieraccioni, Ficarra e Picone, I Soliti idioti) o stranieri (Johnny English, i Quasi amici francesi, Woody Allen, Jim Carrey) o in film che celebrano (super)eroi di ogni tipo (Sherlock Holmes, talpe e agenti in missioni impossibili, Immortals e Moschettieri). Il cinema sembra parlare al maschile anche nei cartoon (Il gatto con gli stivali, I Puffi, Il Re Leone, Alvin)!

Va già bene quando le donne sono parte di storie corali, ma spesso relegate in ruoli di contorno… o di secondo piano (si veda Ex, Immaturi, etc…). Non va meglio nei film d’autore che sembrano privilegiare gli uomini per raccontare le storie (si vedano le ultime opere di Sorrentino, Scorsese, Eastwood, Clooney e così via). Bisogna arrivare fino al quarantasettesimo posto di The Iron Lady per trovare un film che metta chiaramente al centro del suo interesse una donna (che però già dal titolo non si presenta certo come esempio di femminilità…). Poi poche altre apparizioni significative, fra cui segnaliamo la Sabina Spielrein/Keira Knightley stretta nella morsa Freud/Jung in A dangerous method di David Cronenberg, Kate Beckinsale cacciatrice di vampiri in Underworld, Cameron Diaz cattiva maestra in Bad Teacher, la magnifica coppia Dunst/Gainsbourg in Melancholia di Lars Von Trier, il gruppo misto di The Help e ovviamente la Pina Bausch di Wenders. Un po’ poco e anzi va sottolineata la presenza di Uomini che odiano le donne… un nome un programma.

Ancora più deprimente l’orizzonte se si guarda a chi dirige la scena: le donne registe sono pochissime e fra le poche degne di nota citiamo Nadine Labaki, quella del femminista E ora dove andiamo?

In attesa che le cose cambino, va però notato come proprio in questo week-end si concentrino (per caso?), tre novità che parlano di donne in maniera dominante:

LA SORGENTE DELL’AMORE di Radu Mihaileanu. In un villaggio nordafricano le donne decidono di scioperare (sessualmente) finché gli uomini non decideranno di mettersi a lavorare e alleviarle dalle fatiche quotidiane (fra cui i viaggi per caricare l’acqua dal pozzo); insomma un “Chi non lavora non fa l’amore” di celentaniana memoria. Un po’ retrò, ma meglio di niente.

YOUNG ADULT di Jason Reitman e scritto da Diablo Cody (penna tagliente che ha partorito anche l’ottimo Juno, fondamentale per la presenza di donne che decidono di autodeterminare la propria esistenza); in questo caso la protagonista è Charlize Theron, nei panni della donna con la vita apparentemente perfetta, ma in realtà con molti problemi da affrontare e risolvere.

A SIMPLE LIFE di Ann Hui, la storia di una domestica colpita da un ictus a 60 anni. Evento che sconvolge la vita della famiglia in cui lavora e che fa capire a tutti i membri della stessa, quanto la sua vita sia stata dedita al sacrificio e all’amore. Film esemplare, da non perdere, premiato a Venezia proprio per l’interpretazione femminile.

Insomma non tanto per gridare al cambio di rotta e a un riequilibrio dei ruoli nel mondo della celluloide, però qualcosa da cui (ri)partire per sperare in un futuro un po’ più roseo…

Ivan il Terribile

8 Commenti

  1. eh no, caro Pablo, perchè l’esistenza, ad esempio, di un documentario su Benhazir Bhutto non cambia la sostanza e non sposta di un centimetro la situazione del ruolo delle donne al cinema (e nel mondo). E in questo i film di massa sono centrali: se nei film maggiormente visti, promozionati, seguiti, etc… la donna (se c’è) è solo quella che “lava i piatti”, mentre l’uomo fa il supereroe, allora il problema c’è ed è grosso. E, ripeto, due film indie non fanno certo primavera…
    Poi è ovvio che alcune eccezioni esistono o che, ad esempio, in certi Capolavori come Avatar è proprio la Donna (una Nuova Donna, guarda un po’…) ad essere portatrice di un nuovo modo di intendere la vita del protagonista (EX) marine idiota (che rappresenta un po’ tutti noi).
    Però è vero che per tanti Avatar è solo una favoletta, una cavolata che molti (specie gli intellettuali progressisti) guardano schifati e che invece dovrebbe essere un testo sacro da cui partire.
    Ricordiamo anche che parliamo però di uno dei pochi autori al mondo, James Cameron, che ha da sempre glorificato la donna nel suo cinema, quello che affidava il destino del mondo non tanto a Terminator, ma quanto a Sarah Connor o che faceva combattere Sigourney Weaver/Ripley contro gli alieni invasori, che ha fatto raccontare la tragedia del Titanic a una donna e che anche in film di azione e fantascienza come True Lies e The Abyss dava grandi ruoli e pari dignità alle(co)protagoniste e che, guarda un po, ha sposato anche Kathrin Bigelow una delle poche registe degli ultimi 30 anni, l’unica poi a vincere l’Oscar nella categoria…

  2. Hey, avevo finito il caffè e tempo a disposizione, non i film:) Se ce va de semplificà, il cinema riflette ‘sto mondo sbajato. Il mondo del lavoro, ad esempio…

    Tornando a no, sarebbe interessante togliere i film DI MASSA (una volta definitili) e vedere se c’é un qualche tipo di riequilibrio. Così, giusto per ripercorrere le stagioni scorse:)

  3. dieci titoli in tre anni; in quell’arco di tempo ne potrei citare almeno 300 di segno opposto; beh, sì, un po’ poco per confutare la tesi, ancor più se pensiamo che NESSUNO dei nominati da Pablo è stato un film di massa

  4. Winter’s bone, Hanna, The kids are alright, Rachel si sposa, Juno, Non lasciarmi, Uomini che odiano le donne, Changeling, Antichrist, Martyrs, Irina Palm, Happy go lucky, Easy A, The reader. Questi sono i primi che mi vengono in mente. Non so se a confermare o confutare la tesi, non so se abbastanza recenti, ma è comunque una buona cosa ricordare queste visioni. Ah, ovviamente li consiglio!

  5. Sono soddisfatta dalla sua risposta, effettivamente è così anche se per alcuni film citati non può essere diversamente da com’è perché i registi sono anche attori delle pellicole. la ringrazio per la risposta.bisognerebbe riscoprire un mondo femminile che spesso viene dimenticato da noi stesse.
    Con stima
    Giovanna

  6. se il riferimento è ai primi film citati (che sono quelli più visti quest’anno…) in effetti le donne non c’entrano nulla ed è proprio quanto si vuol dimostrare: cioè che al cinema le storie parlano soprattutto di maschi e le donne sono o assenti o necessario complemento (tipo nelle storie d’amore),o , al più, simpatico contorno. I film che hanno donne come protagoniste sono meno del 10% del totale, quelli “femministi” si e no uno su cento.
    Se il cinema fa da specchio della realtà non risulta poi così strano che le donne siano ancora molto discriminate e assenti (o quasi) nei posti che contano.
    Viceversa dovrebbe citarmi almeno trenta recenti film che parlano di donne e che mi sono sfuggiti; sono tutt’o(re)cchi…

  7. Francamente, questa volta, non capisco la sua interpretazione. Ha messo in fila una serie di film che, sinceramente, non capisco cosa c’entrino con la tematica femminista. Mi sembra una caccia alle streghe esagerata.
    Con immutata stima
    Giovanna

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