Pare proprio che questo, al cinema, sia l’anno della Francia: The artist fa man bassa di premi, anche se è partita la crociata denigratoria della critica snob, capitanata da Nanni Moretti, che mal sopporta il successo di opere emozionanti e curate come questa; Quasi amici, grazie al passaparola, sta battendo nelle classifiche di incassi ogni concorrente compresi comici italiani e blockbuster americani. E ora giunge nelle sale anche il nuovo film di Luc Besson che sembra rispondere al tema del cinema al femminile di cui ci siamo occupati nel giorno della festa della Donna. Esce infatti The lady, dedicato alla vita e alla battaglia di Aung San Suu Kyi, pacifista birmana attiva da decenni contro la dittatura nel suo paese e per la difesa dei diritti umani, costretta agli arresti domiciliari quasi ininterrottamente dal 1989 al 2007 e separata a forza dal marito Michael Aris e dai figli residenti in Inghilterra.
Parlando di donne Luc Besson è al di sopra di ogni sospetto dato che da sempre il suo cinema le celebra a 360°; già dai tempi di Nikita in cui Anne Parillaud per svolgere il suo lavoro di killer usava indifferentemente armi proprie (mitra, fucili e pistole) ed “improprie” (il suo innegabile fascino che stregò lo stesso Besson che la sposò); anche in Leon dove la giovanissima Natalie Portman era il vero motore del film (e chi se ne frega dei sottintesi sessuali col suo mentore Jean Reno). Per non dire poi dell’avvento di Milla Jovovich nel cinema (e anche nella vita…) del regista francese che le ha costruito intorno Il quinto elemento (vero cult da riscoprire e in cui appunto è una donna l’elemento aggiuntivo a terra, aria, acqua e fuoco e l’unica salvezza possibile per il mondo del futuro) e Giovanna d’Arco, eroina che non ha certo bisogno di presentazioni. E che dire di Angel-A in cui Rie Rasmussen salva un povero disperato dal suicidio restituendogli fiducia e dignità e, per chiudere il cerchio, è arrivato anche Adele e l’enigma del faraone in cui anche una donna può essere al centro di avventure alla Indiana Jones.
Insomma, pur senza averlo ancora visto, mi sento di consigliare questo biopic e vi lascio con la seguente dichiarazione: “Conoscevo la sua vicenda, il Nobel per la pace, la lotta per la democrazia, gli arresti domiciliari, ma non sapevo nulla della sua vita privata. Quando ho letto la sceneggiatura ho pianto per due ore: è una donna eccezionale, di appena 50 chili che per più di vent’anni ha tenuto testa a 300 mila soldati con la sola forza dell’amore per il suo Paese, per i suoi figli e per il marito” parole di Luc Besson che me lo fanno ancora più simpatico, alla faccia della critica snob che non lo ha mai potuto vedere.
Ivan il Terribile