A voi, che la mattina vi svegliate scarafaggi o che quando andate a Praga la prima cosa che fate, è far visita al Nuovo Cimitero Ebraico. Ed anche a voi, che amate vostro padre, nonostante tutto, malgrado tutto.

«Il sentimento di nullità che spesso mi sovrasta… è per molti versi generato dalla tua influenza»

Lettera al padre, Franz Kafka, 50p – 1 ora e 15 minuti

Nel novembre del 1919 F. Kafka scrisse Lettera al padre, una missiva mai finita e mai consegnata al destinatario. Anzi, secondo i desideri dello scrittore sarebbe dovuta essere bruciata. Invece, il manoscritto riapparve negli anni ’80 presso un antiquario di Monaco, in circostanze mai chiarite e misteriose.

Toglietevi dalla mente Kafka, solo per qualche istante. E’ la lettera di un figlio, remissivo, pieno di paure e angosce, che desidera con tutto se stesso l’affetto di un padre autoritario, brutale e insensibile. Una lettera di una lucidità e crudezza spiazzante, ma allo stesso tempo dominata da una dolcezza di fondo commovente.

«Ero schiacciato dalla tua sola presenza fisica. Ricordo le frequenti occasioni in cui ci siamo cambiati insieme nella stessa cabina. Io magro, debole, sottile. Tu vigoroso, alto, grosso. Già nella cabina mi facevo pena e non solo al tuo cospetto, ma al cospetto del mondo intero, perché tu eri la misura di ogni cosa»

Federico Tamburini

pubblicato per la prima volta su finzionimagazine.it

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui