Che cos’è (o no) un eroe

Medici e infermieri in prima linea contro il coronavirus

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Medici e infermieri

Alzi la mano chi in questi giorni di dramma Covid-19 non ha condiviso il pensiero comune – oltre alla retorica giornalistica – che ha visto degli eroi in medici e infermieri degli ospedali italiani. Ebbene, ieri proprio un giornalista, Damilano, riportava un colloquio con un reduce dei campi di concentramento nazisti, un ex ufficiale dell’esercito italiano ostile al fascismo, che sosteneva che quei medici non fossero eroi ma facessero solo il loro dovere.

La lucidità di un ammirevole 98 enne ci costringe ad un esame di realtà.
Hanno fatto il loro dovere.
E allora come spiegare l’interpretazione di massa sull’eroismo dei sanitari?

Faccio due ipotesi su due piani diversi.
La prima su quello dei valori. La percezione del ‘fare il proprio dovere’ dal 1944 ad oggi secondo me non è molto cambiata. Ciò che è cambiata è la percentuale della popolazione che condivide quel concetto e lo ritiene vincolante per se. E’ chiaro che eventi estremi come le guerre o le grandi epidemie contribuiscano a rafforzare e chiarire certi valori. La speranza è che ciò non valga solo per le categorie interessate, in questo caso i sanitari. Sarebbe bene che questo effetto si irradiasse verso tutti, a partire dalla classe dirigente e i politici.

Un’altra ipotesi, più profonda, riguarda il fatto che fra marzo e aprile di quest’anno abbiamo vissuto uno vero terrore con l’esplosione dei contagi e dei ricoveri nei reparti di rianimazione. Cosa succederà se toccherà a me, ai miei cari? Chi si incaricherà di affrontare questa malattia sconosciuta a mani nude (purtroppo in qualche caso letteralmente) mettendo a rischio la propria vita?
Loro lo hanno fatto.

Non sono eroi, d’accordo, ma sono donne e uomini che io ammiro.
E ringrazio, per aver fatto il loro dovere.

Pereira

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