La signora Maria è l’ultimo esempio in ordine di tempo di quelle persone – tante – che mi dicono: “Dottor Pereira, questa volta non andrò a votare”.
Non si riferiscono a delle elezioni in particolare. Si tratta di persone che ci sono sempre andate a votare e che in vista della prossima volta, quando sarà, non ci andranno.
Nella mia esperienza quotidiana questi incontri hanno assunto dimensioni epidemiche.
Credo che con il doppio uppercut Lusi – Belsito/Bossi la credibilità dei partiti abbia incassato un colpo definitivo che sta spingendo il non voto verso e oltre il 50% la quota degli aventi diritto. I partiti stanno precipitosamente e goffamente correndo ai ripari con una certezza da parte mia: comunque vada sarà un disastro.
Provo a spiegare perché.
Il distacco fra paese reale e “politica” (concedetemi di metterla fra virgolette perché quella nobile ha diritto di non essere confusa con quella cosa che si è vista in Italia in questi anni e oggi) è un dato di fatto, testimoniato, se ce ne fosse bisogno, dalle gesta della famiglia Bossi (che ci faceva un soggetto del genere nel Consiglio Regionale lombardo?).
Alzi la mano chi confida che davvero Alfano, Bersani e Casini taglieranno di un ordine di grandezza credibile (almeno i 2/3) il finanziamento ai partiti. Figurarsi ad esempio se rinunceranno al saldo di 100 milioni del finanziamento di quest’anno da incassare a giugno. Al massimo creeranno delle norme un po’ più trasparenti, la qual cosa è importante ma debole senza tagli significativi. Troppo forti gli appetiti e troppo vorace la macchina da mantenere.
Morale: i partiti che teoricamente sono proprietari del loro destino, non saranno in grado di correggere la rotta e con una legge deludente daranno nuova forza all’astensionismo, proprio ciò che vorrebbero evitare.
La parabola della famiglia Bossi è una perfetta metafora del rapporto fra partiti e soldi/finanziamento pubblico. La famiglia sapeva benissimo di comportamenti e spese impresentabili eppure non ha saputo interrompere quel flusso continuo di denari e reati.
Lo stesso stanno facendo i partiti. Sanno tutto ma non fanno niente.
Pensate sia diverso il sistema negli altri partiti? Al massimo potranno essere diversi i livelli di sofisticazione dell’approvvigionamento, ma l’intreccio di interessi e ricatti potenziali ha generato un groviglio inestricabile.
Ci fosse stata una possibilità reale e una volontà politica sincera di cambiare qualcosa non avrebbero aspettato la telecamera nascoste dell’autista, no? Quanti autisti e faccendieri con tessere di ogni genere ci sono in giro?
Sento già le parole della signora Maria dopo l’approvazione della nuova legge autoprodotta: “Ha visto dottor Pereira? Loro continuano a prendersi i soldi e a me tagliano la pensione. E io dovrei andare a votare? Tanto fanno come gli fa comodo, che ci vado a fare?”
Cara signora, io ci andrò, ma se mi chiede di convincerla a tornare sulla sua decisione, be’, qui faccio molta fatica.
Ormai votare, con questa legge e questa “politica” è diventato un gesto fra lo spirituale e lo scaramantico, o, se preferisce, un atto di fede e di dovere.
Comunque disperatamente lontano dalla realtà.
Pereira
@Pereira
Io invece credo che la gente voterà su percentuali buone,sia alle prossime amministrative di maggio che alle politiche del 2013 ovvero sopra l’80%.
Penso anche che il PD otterrà la prima vittoria elettorale vera della sua storia, ma la getterà al vento
per fare la grande cooalizione con Casini e Alfano.
Credo pure che la grande alleanza, con Bersani premier,
non eviterà il peggio cioè una rinegoziazione del ns debito.
Mussolini, ai suoi tempi, per far uscire l’Italia dalla crisi del ’29 e far rivalutare la lira rispetto alla sterlina, impose agli italiani il cosiddetto “prestito littorio”.
Bersani potrebbe fare, più o meno, la stessa cosa.
Nel marasma della criticità, potrebbe chiedere agli italiani di comprare, obbligatoriamente, i ns bot a interessi di fame.
Bersani mi sembra proprio il tipo giusto per una cosa simile… è una senzazione che ho e di cui non riesco a liberarmi.
@ Extremis,
è vero che Grillo rappresenta un’alternativa seducente agli occhi degli elettori delusi dall’indecoroso spettacolo offerto dai partiti. Purtroppo però, in redazione abbiamo ben tre amici che dopo un impegno di grande passione nel movimento Grillo se ne sono scappati a gambe levate molto delusi lamentando gravissime disfunzioni sul piano dell’organizzazione interna, delle regole democratiche e della radicale pretesa di dipendenza degli “adepti” al monopensiero” del capo (aspetto di cui ci siamo occupati anche di recente visto il fioccare di “ribellioni” locali https://radiopereira.it/2012/03/grillo-e-fascista.html).
Della serie… quasi quasi meglio i partiti.
Ciò non toglie che le vicende intorno a quel movimento vadano seguite con grande attenzione e che molte volte Grillo sia fra i pochi ad avere il coraggio di posizioni scomode.
https://radiopereira.it/2012/01/grillo-equitalia-i-parlamentari-e-la-violenza.html
io invece sono sempre rimasto sorpreso dall’alto numero dei votanti in Italia
la maggior parte delle volte io non ci sono andato
votare significa, per me, avere fiducia su qualcuno che curi gli interessi di tutti
io la maggior parte delle volte questa fiducia non ce l’avevo e il ragionamento del meno peggio con me non attacca e quindi me ne stavo orgogliosamente a casa
penso che valga lo stesso per le relazioni umane:
non avrei mai una relazione con una persona di cui non mi fidi ciecamente e se questo significa non averne, a me va bene anche così; però posso dire che quando la fiducia l’ho data, è stata sempre ben riposta (donne, amici o voto che sia)
faccio notare che la vicenda Bossi più che la crisi dell’istituzione partito (che invece è più sputtanata dalla Mauro, Belsito e company) mette ancora una volta di più in crisi l’istituzione famiglia che però fa danni anche nelle baronie universitarie, nei nepotismi di tante caste, nelle aziende bruciate dalle “seconde-terze generazioni”, etc…
Prima di non votare c’è l’opzione Grillo. A molti può non piacere ma ai partiti piace molto meno di quei molti, chissà perché…