Perdere un genitore, un figlio, un fratello, un amico.
Reagire al dolore. Trovare il proprio modo personale per esorcizzarlo.
Vivere il lutto come un’esperienza che è parte della vita. Non negare, quindi, l’esistenza della morte.

Sono questi, elencati alla rinfusa, i pensieri che si rincorrono in due libri che analizzano il lutto attraverso punti di vista che si completano tra loro.

La grande festa” di Dacia Maraini e “Così è la vita” di Concita De Gregorio, già dal titolo, suggeriscono quello che le due autrici vogliono comunicare attraverso le loro pagine: la morte è parte naturale della vita stessa e va rispettata (e vissuta) come tale.

Nel libro “Così è la vita“, la giornalista Concita De Gregorio sceglie il tema della morte per parlare dei tabù della nostra società, che rinnega elementi naturali della vita di una persona: sesso, malattia, vecchiaia e morte.
Come un chirurgo che elimina rughe e modifica i connotati di una donna, così l’idea del “sempre giovani e belli” cancella e nasconde quello che realmente accade: si invecchia, ci si ammala, si muore.
Attraverso frasi e parole incisive perfettamente calibrate, Concita De Gregorio trasforma la morte nell’emblema di tutte quelle cose “non spiegabili o raccontabili” perché rappresentano un’apparente sconfitta e quindi sono negate alla nostra società.
E per spiegare questo concetto, l’autrice sceglie un punto di vista molto efficace: quello dei bambini, a cui, più di tutti, è negata la verità.

Anche Dacia Maraini, attraverso un linguaggio profondo e complesso, svela la morte, restituendone una funzione spesso dimenticata, ovvero quella di momento in cui si celebra la memoria.
Dalla sorella al padre, fino al compagno, senza dimenticare Alberto Moravia, Pasolini e Maria Callas, ne “La grande festa” Dacia Maraini racconta, attraverso il filtro della memoria e del sogno, le persone che ha amato.
Il funerale e lo stesso attimo della morte diventano quindi momenti di pura narrativa e racconto, in cui rivivono e si ricostruiscono i contorni di una vita.

I due libri  diventano quindi un tentativo diverso di vivere la morte e i lutti che ci hanno sorpreso o ci aspettano. Non sono forse un rimedio per superare il dolore, ma sono sicuramente un valido luogo di riflessione.

 

Dagmara Bastianelli

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