Dante e Beatrice: Salvador Dalì.Sabato 16 ottobre, su Repubblica, leggo Filippo La Porta che parla dell’eccesso di narrazioni che ci coinvolge quotidianamente e che sottrae l’atto del raccontare storie a chi ne dovrebbe avere l’autentico ruolo, ovvero il romanziere, lo scrittore, il poeta.

Ho pensato così a Studio Aperto e a tutte le pseudo narrazioni che passano nei telegiornali. Danno una notizia? No, raccontano una storia. Appaiono anche, talvolta, sullo schermo, le scritture degli addii o delle scuse che il giornalista recita a quella ragazza, a quel bambino, a quelle giovane donna – a tutte queste persone reali che sono diventate all’improvviso personaggi.

Se abbasso le difese, se sono stanca, se non realizzo il meccanismo in atto sullo schermo, arrivo a commuovermi, perché non parlano alla mia intelligenza e non mi stanno dando una notizia, parlano al mio cuore e mi stanno raccontando di una vita spezzata. Ed io, come i più, non posso reggere una vita spezzata al giorno. Mi rifugio nella letteratura e lì trovo la profondità che mi dà consapevolezza di poter esistere in molti modi, mi rende migliore nell’arte di osservare la vita.

Domenica 17 ottobre, sul Sole e 24 ore, leggo che è in uscita l’Atlante geografico della Letteratura Italiana (Einaudi, in tre volumi, il primo a cura di Sergio Luttazzo, Gabriele Pedullà), un racconto della letteratura nel suo essere relazione di occasioni e incontri. Penso ad uno degli incontri più belli per la nostra letteratura, quello tra Dante e Beatrice. Dante aveva nove anni. Quando lei morì, desiderò rivederla con tutto se stesso e per farlo scrisse la Commedia, un lungo, lunghissimo viaggio d’amore.

Il mistero, la forza e il fascino della parola scritta è in questo grande, contradditorio, mai pacato equilibrio di letture e vita vissuta. Poi penso alla solitudine della scrittura, immensa e senza ritorno. Lo scrittore è un uomo solo, un emarginato, per natura e per vocazione.

Venerdì 29 ottobre una e-mail mi informa della nuova Collana poetica itinerante della Thauma Edizioni. Me la invia il poeta Stefano Sanchini. La collana proporrà e stamperà poeti di tutte le regioni, con l’obiettivo di creare una Libreria poetica in tutta Italia, lontana dai banconi dei centri commerciali, una sorta di cenacolo itinerante di poeti.

La narrazione torna alla forza primitiva della parola-poesia, all’impegno di poeti che vogliono creare nuove occasioni di incontri e confronto, nuova letteratura. Mi viene in mente quello che mi disse, un giorno, quel poeta, consapevole e certo della propria solitudine: Federica, soli non si può stare.

Federica Campi

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