La domanda che ho usato come titolo può sembrare forte, ma non lo è. Se pensiamo alle condizioni sociali e politiche in cui ci ritroviamo, forse nessuna frase o domanda è abbastanza incisiva.
Il corpo delle donne è elemento di discussione molto attuale in questo periodo. Talk show, quotidiani ed esperti si arrampicano con violenza su argomenti che ci riguardano.
Lorella Zanardo è colei che, più di tutti, può dare un’opinione interessante e acuta sul tema. Perché lei il corpo delle donne l’ha trasformato in uno spunto di riflessione per chi non si sente rappresentato dal mondo delle veline, e in un testo di formazione per le nuove generazioni.
Tagliente come il coltello, lontano da falsi moralismi o astratte concezioni femministe, il libro analizza la pura e semplice realtà presentando comportamenti, idee e pensieri che invadono la televisione italiana.
L’operazione della Zanardo è chirurgica: l’autrice analizza, frase dopo frase, sequenza dopo sequenza, le immagini televisive e la filosofia partorita dalla società contemporanea, smontando le sue teorie con semplici domande logiche. E il risultato è tristemente devastante.
Davvero una donna senza seno rifatto non troverà mai l’amore?
Davvero il corpo della donna, come dice Sara Tommasi, è solo un prodotto da posizionare nel mercato?
Davvero è questo l’ideale di donna che gli uomini sognano?
Sono queste le domande che la scrittrice rivolge a tutti, non solo a chi è d’accordo con lei.
Il corpo delle donne è uno di quei libri che dovrebbero inserire nei programmi scolastici, per formare sin da piccole le ragazze, per dar loro una seconda scelta. Mostrare che è possibile essere delle donne a 360° senza dover per forza passare per il patibolo della televisione o dover mostrarsi come prosciutti appesi in salumeria.
Come donna che ha sempre dato più importanza al pensiero che al corpo, come donna che è sempre stata classificata come strana perché leggeva e non voleva entrare nella casa del Grande Fratello. Come donna di questo tipo ringrazio Lorella Zanardo per questo libro.
Una ventata di aria pulita in Italia.
E a voi consiglio anche la visione del documentario, prima della lettura del libro.
E vi chiedo di trasmetterlo alle vostre figlie, sorelle, amiche.
Per far capire loro che non sono sole, che un’altra rappresentazione di loro stesse è possibile.
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Se togli il silicone, la botulina, la melassa dal muso (da can) e l’antiruggine dalle protuberanze delle zampe, che diavolo resta di queste zoccole dalla testa vuota???
Una camera d’aria sgonfiata, con la pelle da lebbrosi, una mummia egiziana e ad un livello superiore. Questi sono segnali fortissimi, molto maturi per capire definitivamente che il nostro è un paese allo sbando totale, dove regna ormai quasi sovrana la corruzione mafiosa. La tenuta democratica del paese e in estremo pericolo, il suo maggior nemico è la demenza mediatica delle tv commerciali, che mediante programmi per idioti forma degli zoombi da shopping, perfetti prototipo di individui non pensanti. L’uomo privo del suo pensiero è un essere che non esiste. E tempo di eliminare con quasiasi mezzo questo tumore sociale cancro in metastasi. Ne va della sopravvivenza di un popolo.
proprio per questo, proprio perché la società che ci circonda non smette mai di stupirci, ringrazio persone come la Zanardo. Perché ci presentano dei documenti, a metà tra l’analisi chirurgica e la filosofia, che cercano di indagare in profondità concetti come corpo femminile (e anche sessualità, attrazione), valori personali, vecchiaia, sensibilità e tanto altro. E cercano di trasferire questi messaggi soprattutto alle nuove generazioni. E’ chiaro che siamo degradati a una scala così bassa della decenza che c’è il rischio che il suo messaggio si perda tra altri contrari e che magari raggiunga solo le persone disposte ad ascoltarlo, ma è benissimo che ci sia ed è bene divulgarlo il più possibile. Quanto tempo ci vorrà per cambiare la mentalità di queste donne, di queste madri, di questi padri? Impossibile dirlo. Ma non possiamo arrenderci e forse provare empatia verso persone che ci credono e lottano concretamente per farlo.
No, non è quello l’ideale di donna che gli (e si intende -tutti-) uomini hanno. Sì, una donna senza seno rifatto può trovare l’amore (per quanto mi riguarda è molto più probabile) (e se non lo trova penso che la causa risieda nell’intrinseca, atavica difficoltà della ricerca).
Vi chiedo una mano a rispondere ad una domanda che mi manda in corto circuito: ma se sono le donne stesse a mettersi in fila dal macellaio, con la coscia in vista, e strepitano affinché sia la loro quella da trasformare in un insaccato? Se sono le stessi madri di queste donne che incitano le figlie, il sangue del proprio sangue, a farsi palpare, assaggiare, Renditi succosa!!, per pagare il mutuo? Se padri, e fratelli, quelli che un tempo neanche remoto ti proteggevano dai malintenzionati (anche quando da quei malintenzionati tu volevi fortemente essere infastidita) ora ti chiedono Allora? Sei stata brava? Daje che ce sistemi tutti!…se questo è quello che succede, se il trucco leggero e il tubino diventano divisa allegramente indossata, se il guadagno facile muove i passi, decisi, rabbiosi, di questa schiera sempre folta e agguerrita…se tutto questo, mi chiedo, sono condannabile senza appello se l’empatia che provo nei confronti de Il corpo delle donne non è totale, assoluta, inconfutabile?
Credo che uno dei passaggi più significativi del lavoro della Zanardo stia nel valore riconoscuto al volto come espressione di vulnerabilità. Chi è vulnerabile, prova paura – chi prova paura è umano. Il resto è nascondiglio, fuga, fragilità solo rimandata. Ora c’è anche la versione ‘clonata’ del video, di Antonio Ricci, visibile solo sul sito di Striscia la Notizia, versione che ha sollevato non poche polemiche e che vuole dimostrare che chi condanna la televisione berlusconiana ha lo stipendio pagato dalla stessa pubblicità sessista che fa della donna, se non un prosciutto, un cimelio o un accessorio o poco più. Giovanna Cosenza ha descritto la strategia comunicativa utilizzata da Ricci sul suo blog, e molti altri ne hanno scritto e discusso. La questione non è così semplice, forse, ci sarebbe bisogno, per primo, di fare una tale pulizia morale, rigorosa e coerente, da poter agire sulla produzione delle immagini mentali che muovono la creatività pubblicitaria. Ma a dare uno sguardo alle campagne censurate dal comitato di controllo della pubblicità, si capisce bene che si è piuttosto lontani dal traguardo.
federica campi