Fotografie di Jan Grarup_Noor agency
Il recinto che circonda la zona proibita. Molte persone si recano all’interno illegalmente sia per cercare resti di metalli che possono vendere nei mercati locali che per cacciare.
Reattore numero 4.
Un’anziana signora dentro la sua casa nella zona proibita. Il suo villaggio dista meno di 5 chilometri dalla centrale. Nel villaggio sono rimasti in dieci.
Pripyat, una cittadina molto vicina a Chernobyl. Più di 50.000 persone furono evacuate dalla città dopo il disastro; nessuno c’è più ritornato.
Pripyat
Dentro la zona proibita. Greenpeace misura l’altissima concentrazione di inquinamento. Ancora oggi, dopo 25 anni, è possibile fermarsi in quest’area solo per pochi minuti.
La figlia di Evodkia Kasianova (84) piange al funerale della madre, nel villaggio di Drosdyn, vicino al confine bielorusso. Il villaggio è il più inquinato di tutta l’Ucraina, diretta conseguenza del disastro di Chernobyl.
Istituto di endocrinologia. Molti dei pazienti lavoravano come liquidatori alla centrale di Chernobyl. *liquidatori: i loro compiti furono la decontaminazione dell’edificio e del sito del reattore, delle strade, la costruzione del sarcofago per contenere il reattore.
Un bambino in attesa delle cure mediche all’Istituto di radiologia a Kiev. Molti bambini richiedono cure per la loro cattiva salute nonostante siano passati 25 anni dal disastro.
Pripyat, nei pressi della centrale.
Una bambina nella sala di attesa dell’Istituto di radiologia di Kiev.
Sala per bambini che soffrono di problemi respiratori. Istituto di radiologia di Kiev.
Una donna cucina nel villaggio di Drosdyn, nel giorno della desta della donna. Il cibo prodotto nei villaggi vicini al confine bielorusso sono i più contaminati dalle radiazioni.
Istituto di radiologia di Kiev.
Nel piccolo villaggio di Drosdyn molti bambini nascono con malattie a causa dell’alto livello di radiazioni nel cibo che mangiano.
Bambini giocano nel villaggio di Drosdyn.
Una ragazza si prende cura della figlia di suo fratello, nato con una grave infezione al sistema immunitario
In pochi minuti, la scelleratezza di poche persone ha creato un danno incalcolabile. Prego che non si ripeti mai più.
Che dire… fra le tante cose che vengono in mente… una grande emozione-indignazione verso chi non vuole vedere, per interesse o altro. E poi… che grande mezzo è la fotografia, e poi che bravo che è Tamburini, l’autore dei Diaries