Riceviamo un significativo contributo al confronto sul destino delle librerie di territorio e volentieri pubblichiamo.
Redazione Radio Pereira
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Nel dibattito che si sta accendendo a proposito della apertura di un punto vendita Coop riguardante i libri o, come alcuni sostengono una nuova libreria nella nostra citta’, emergono posizioni e schieramenti che rimandano, volenti o nolenti, non ad una semplice analisi commerciale ma a relazioni ideologiche.
Certamente nessuno puo’, in linea di principio, opporsi alla apertura di punti vendita di qualsiasi genere. Come suol dirsi, e’ il mercato e la sua legge che determinano aperture o chiusure. In altre parole, l’apertura di un punto vendita, specie una libreria, dovrebbe soltanto vedere la gente contenta di tutto cio, come lo eravamo negli anni 70 innanzi le nuove aperture.
Pero’, c’e’ un “ma” e non un un piccolo “ma”.
Pesaro presenta, fra le poche citta’ in Italia, una capillarita’ di librerie gia’ in grado di soddisfare abbondatemente la domanda di libri non solo di catalogo ma anche di novita’ e, in piu’, la presenza di librerie universitarie nella vicina Urbino tacita anche richieste diverse.
Allora, perche’ una nuova, grande libreria da parte Coop ? Quale la logica di soddisfazione per una presenza nuova? Dispiace dirlo per chi da tantissimi anni e’ socio Coop, ma la logica della apertura riguarda solo ed esclusivamente il profitto della stessa Coop. Non si interviene a Pesaro perche’ mancano le librerie, ma si interviene perche’ c’e’ un buon mercato nel consumo librario e quindi si va a pescare dove c’e’ il pesce.
Da tanto e in tanti, abbiamo smesso di credere nella bonta’ del consumo intelligente a favore dei settori piu’ deboli. Gli affari sono diventati affari per tutti e le Coop non fanno piu’ differenza. La gente compra dove il prezzo e’ piu’ conveniente, Coop od altro, rinunciando a motivazioni ideologiche che valevano anni fa. Oggi, una nuova libreria Coop, con tutta la potenza e i tempi che puo’ permettersi, rischia di strangolare alcuni punti vendita storici di Pesaro. Certamente ci sara’ il fascino degli sconti sui libri,il richiamo degli spazi ecc. Dire, pero’,che non si tratta di acquistare nuovi lettori ma di portarli via alle altre librerie non serve a niente. Dire che si vendono libri come si vendono pomodori non serve a nulla. So bene che il meccanismo commerciale messo in atto non presenta appigli per poterlo impedire ma, non si venga a dire che lo si fa per i pesaresi o in nome della straordinarieta’ di ricchezza che i libri presentano. Si abbia il pudore di dire che, in fondo si tratta di soldi, solo di soldi.

Mauro Murgia

2 Commenti

  1. A proposito di prodotti italiani e italianità mi chiedo come mai Coop, quando immette sul mercato dei prodotti alimentari come i cornflakes di riso e frumento, li fa realizzare in uno stabilimento in Francia.
    A. Russo

    Da “Lettere”, Repubblica Bologna, pag 19 fascicolo locale, 15 gennaio 2010

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