Ogni lunedì leggiamo, analizziamo, commentiamo i fatti di cronaca e i grandi temi dell’attualità politica e sociale con un “editoriale”, o meglio una “distorsione”, facendo parlare una canzone, un autore o un album.
Israele non si fida. Il 23 maggio Usa, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna e Germania si riuniranno a Baghdad con una delegazione iraniana per tentare di disinnescare la crisi provocata dal futuro potenziale nucleare dello stato guidato da Ahmadinejad.
Secondo l’emittente nazionale PressTV, Teheran é fiduciosa e convinta che un cambio di atteggiamento da parte dei 6 paesi potrebbe allentare le forti tensioni geopolitiche in atto. Ma anche se la diplomazia è ancora all’opera, con legittime speranze, Israele pianifica già un assalto totale ai siti nucleari iraniani, nel caso in cui i colloqui dovessero fallire, e le sanzioni economiche non bastassero.
The Times of Israel conferma che le notizie sull’eventuale raid militare sono state approvate dall’esercito di Tel Aviv.
Anche i primi amici del popolo di Abramo, gli USA – che oggi vorrebbero negare all’Iran, considerandolo uno stato canaglia, il diritto sovrano ad attuare un programma nucleare, ma che a suo tempo venderono armi e tecnologie nientemeno che alla Germania di Hitler! – sembrano confermare una strategia di assedio ed accerchiamento, ed infatti per la prima volta il Pentagono stesso ha ammesso di aver schierato un commando di marine specializzati nei pressi del Golfo Persico, non lontano dall’Iran. Si tratterebbe addirittura della stessa task force (i fantomatici SEALS) che ha preso d’assalto il compound di Osama bin Laden ad Abbottabad, in Pakistan.
E c’è chi dice che ci sia un legame diretto tra la loro presenza nella zona ed il caso dello scienziato iraniano ucciso recentemente, che secondo le autorità locali sarebbe caduto vittima di un’imboscata dei servizi segreti israeliani del Mossad.
E se è noto che Obama preferisca la diplomazia all’uso della forza, è anche vero che a breve tre portaerei a stelle e strisce saranno ancorate nei mari intorno a Teheran, cosa mai successa prima d’ora.
Anche la Russia prende molto sul serio questa situazione, al punto da aver avviato diverse esercitazioni nel Caucaso, per prepararsi ad un possibile attacco congiunto di Stati Uniti ed Israele contro l’Iran.
Anche perché il vicino Azerbajan ha già garantito a Israele l’accesso alle sue basi aerospaziali.
E l’Arabia Saudita ha fatto compere sempre dagli USA per 60 mld di dollari in armamenti – maggiore transazione del genere della storia – per incrementare le difese della regione contro l’Iran, al contempo garantendo al settore manifatturiero americano migliaia di posti di lavoro.
Pare insomma che si tratti solo di quando, e non se, Israele e gli USA possano sferrare l’attacco alla repubblica islamica.
Non è certo la minaccia di avere un petrolio alle stelle (ovvia conseguenza di una crisi in Medio Oriente), quanto proprio quella della incolumità di milioni di persone, a farci sperare che tutto questo bollettino di guerra elencato qui sopra rientri solo tra le mosse preventive, minacce deterrenti che Israele ed Usa stiano usando per tentare di frenare le pur legittime aspirazioni nucleari di Teheran.
Spegnere la diplomazia, per accendere il fuoco della guerra nella polveriera del mondo, sarebbe una vera e propria follia di proporzioni bibliche.
Military madness
In an upstairs room in Blackpool
In una stanza a Blackpool
By the side of a northern sea
vicino ad un mare del nord
The army had my father
l’esercito prese mio padre
And my mother was having me
mentre mia madre stava avendo me
Military Madness was killing my country
Una follia militare stava uccidendo il mio paese,
Solitary Sadness comes over me
una tristezza solitaria assalì me
After the school was over and I moved
Dopo che finii la scuola ed io passai
To the other side
dall’altra parte,
I found a different country but I never
trovai un paese diverso, ma non persi
Lost my pride
il mio orgoglio
Military Madness was killing the country
La follia militare stava uccidendo il paese
Solitary Sadness creeps over me
una tristezza solitaria scese su di me
And after the wars are over
E dopo che la guerra sarà finita
And the body count is finally filed
e il conto delle vittime sarà completato
I hope that The Man discovers
io spero che l’Uomo scoprirà
What’s driving the people wild
cosa porta la gente a questa follia
Military madness is killing your country
La follia militare sta uccidendo il tuo paese
So much sadness, between you and me
quanta tristezza tra noi
War, War, War, War, War, War
guerra, guerra, guerra, guerra, guerra…
Alla fine degli anni sessanta Graham Nash è uno dei membri degli “Hollies“, noti nel panorama musicale inglese.
Successivamente forma con Crosby e Stills un nuovo gruppo che inizialmente è un trio e successivamente, con l’apporto di Neil Young, si trasforma nel quartetto CSN&Y, uno dei più apprezzati gruppi del rock mondiale.
Un già impegnato Nash accentua la sua militanza politica proprio dopo l’incontro con gli altri membri del gruppo, al punto da produrre celebri brani legati all’antimilitarismo, come “Military Madness“, od al sociale (Chicago-We Can Change the World ed Immigration Man).
La personale battaglia per un mondo migliore di Graham non finisce però con gli anni d’oro del trio, ma arriva fino ai giorni nostri. E’ recente infatti l’apparizione di Nash allo Zuccotti Park, insieme a Crosby, dove i due hanno regalato “Long time gone“, “What are their names“, “Military madness“, “They want it all” e “Teach your children” ai manifestanti del movimento “Occupy Wall Street“, che dal 17 settembre presidiano la piazza del noto quartiere finanziario di New York. In questo inaspettato concerto, Graham Nash si presenta con queste parole:
“Questa canzone la conoscerete sicuramente, quindi vi invito ad aiutarci a cantarla: l’ho scritta quarant’anni fa, ma abbiamo visto come oggi sia ancora estremamente attuale. Dobbiamo impegnarci a far crescere meglio i nostri figli”. “Tutti si sono ormai accorti di essere stati fregati”, aveva aggiunto Crosby: “La gente si è accorta di una grande verità, ovvero di come il sistema sia orientato contro le persone stesse. Adesso tutti stanno cercando più giustizia. E’ molto semplice”.
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Un altro genere di pazzia militare è osservabile oggi, anche qui, nel nostro paese.
Quando infatti per gli esodati, i pensionati ed i disoccupati i soldi non ci sono mai, quando la polizia stessa non ha fondi per la benzina o gli pneumatici delle auto, il governo riesce a trovare 132 milioni di euro per la Marina militare. A tanto ammontano infatti i contratti che si possono osservare in un estratto di aggiudicazione di gara pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in cui si legge, a caratteri ridotti, “ai sensi dell’art. 66 del Dgls n. 163/2006? per forniture e servizi militari”.
Ovvero si parla di fusoliere, razzi, apparati radio, mitragliatrici, munizioni varie…
Dice in proposito Guido Crosetto (Pdl), ex sottosegretario alla Difesa: “Stiamo parlando di aziende che se non compra il Paese difficilmente hanno un fatturato. Che facciamo, chiudiamo l’industria bellica mettendo a rischio 100mila posti di lavoro?“.
Di altro tenore le dichiarazioni di Gino Strada, padre di Emergency:”da anni mi sono reso conto che i bisogni non sono solo oltre frontiera (…) ma sempre più qui, in patria“.
Ed aggiunge a proposito della crisi attuale: “Non mi pare che ci sia bisogno di gran consulto di economisti, bastano quattro amici al bar per dare formule economiche. Ma bisognerebbe ribaltare la questione: non è quanti risparmi si possono fare sulla sanità(…). Perché non tagliare i soldi per la guerra? Nessuno lo ha mai veramente fatto, nemmeno questo governo mi pare, almeno per ora”.
A dire il vero, dopo una imponente mobilitazione di cittadini, un acquisto di caccia F35 è stato confermato dal governo, ma ridimensionato (da 131 a 90), a seguito del piano di riduzione di spesa del ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola.
Stiamo parlando comunque di una spesa di oltre 10 miliardi di euro, l’equivalente di una robusta manovra finanziaria.
Si è capito, si tratta di Finmeccanica, il colosso produttore di armamenti, ed ormai si sa anche che più che garantire posti di lavoro, questo carrozzone statale è stato (lo sarà ancora?) fino ad oggi un immenso serbatoio di fondi neri. Le recenti indagini della procura di Napoli tendono infatti a dimostrare che attingessero a questa fonte un pò tutte le componenti peggiori di questo povero stato delle banane, dai partiti più grandi a CL, fino alla mafia.
Lo diceva già Alberto Sordi, inaspettato profeta: “Finché c’è guerra c’è speranza!”.
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Andrea Zucchi
Il prossimo appuntamento con Distorsioni sarà lunedì 07 Maggio