Questa è la domanda che si pongono migliaia di spettatori che si recano ai multiplex ogni settimana.
Un tempo era diverso. Si sceglieva il film con largo anticipo e si andava nella sala che lo proiettava. Ora no. I ragazzi, in branco, fissano appuntamento lì con poche (e confuse) idee su cosa vedere. Ho visto imbarazzanti conciliaboli di gruppi indecisi che talvolta arrivano a votazioni (ben poco) democratiche che prevedono rivendicazioni future e veti incrociati. E alla fine magari “scelgono” in base ai posti rimasti o altre variabili che poco o nulla hanno a che fare con i film stessi e illudendosi così di esercitare una sottospecie di libero arbitrio, mentre invece sono i programmatori che hanno già scelto per loro. Infatti, in genere, nelle 6, 8, 10 sale ricavate dai mostri di cemento, i film vengono pre-selezionati in base alla loro possibilità di “vendita abbinata” di pop-corn da “piazzare” alla modica cifra di 5 euro ogni 100 chicchi di mais (e poi ci lamentiamo della benzina). Insomma la libertà del frequentatore del multiplex è solo supposta (ed è noto dove vadano a finire le supposte…).
Ma voglio tornare alle mie scelte. Da sempre ci sono fattori molteplici che anticipano il mio viaggio verso la sala, fra i quali i rumors dai festival, le piccole anticipazioni di critici e le letture di recensioni affidabili (che però approfondisco solo dopo la visione), consigli di amici e conoscenti (ognuno dei quali ha un punteggio di credibilità), ovviamente i percorsi autoriali sono privilegiati, ma anche la voglia di scoprire nomi nuovi e di semi-esordienti conosciuti da nessuno o quasi. In ogni caso la preparazione alla visione è davvero simile a quella di un viaggio e diversa a seconda che il tragitto scelto mi porti verso la nuova commedia di Woody Allen o all’ultima opera di David Lynch. Raramente sono le trame ad attirarmi, qualche volta i trailer (ma quelli belli sono davvero pochissimi) e in pratica mai il titolo (specie quelli tradotti che talvolta sono fuorvianti e idioti) e all’ultimo posto direi che ci sono le locandine. Che però fino agli anni ’70 erano vere opere d’arte, realizzate da disegnatori e creativi eccezionali e per questo, non a caso, quelle originali raggiungono quotazioni davvero notevoli. Dagli anni’80 in poi invece la cartellonistica di lancio dei film si è appiattita sempre più, le idee dei grafici latitano e si riducono a dei fotomontaggi più o meno rabberciati dove devono comparire un po’ tutti gli attori e i nomi che contano. Quasi mai ci troviamo di fronte a qualcosa di evocativo, intrigante e che inviti davvero a entrare a vedere cosa c’è dietro quella singola immagine.
Talvolta poi questi collage raggiungono livelli di bruttezza inenarrabile, si veda, ad esempio, quello di Il principe del deserto che qualsiasi photoshopper casalingo avrebbe realizzato meglio. Va be’ che anche il film era penoso, ma la pochezza che traspare da quel flano era respingente come poche altre e l’insuccesso del film ne è una logica conseguenza.
Ma a me interessa il bello e allora ammetto che esistono eccezioni: fra pochi giorni esce un film che solo in virtù del suo manifesto andrò a vedere. Si tratta della nuova opera di Nadine Labaki (già notevole il suo debutto con Caramel) intitolato, appunto, E ora dove andiamo? Non so che dire, quella donna smarrita che guarda …(già, che cosa guarda?) è più invitante di qualsiasi superstar che si vede negli altri manifesti in circolazione (dagli ammiccanti Robert Downey jr.-Jude Law in Sherlock Holmes, al Leonardo furioso di J.Edgar fino ai chiaroscurati Gosling-Clooney di Le idi di marzo). Quel tramonto (o alba?) che si staglia su un paesaggio (apparentemente) brullo, sfuocato e che quindi non ci dice molto è un richiamo più forte del canto delle sirene per Ulisse e ho già deciso che di quella donna e del dove si trova, da dove viene, dove è diretta e del perché, io voglio sapere tutto.
E allora so già dove andrò dal 20 gennaio. Ovunque Nadine Labaki deciderà di condurmi. Vado a preparar le valigie.
La fretta mi ha fatto omettere “di nominations” a seguito di “incetta”. Resta la considerazione fatta: nominations pesanti (e non arrivi per caso a pigliare quelle nominations se non c’é una spinta agguerrita, dietro) per un film “semplicemente” molto buono.
Aggiungo alla mia personale lista “The Artist”, originale come progetto, perde nella realizzazione il potenziale rivoluzionario rispetto al canalone infilato dalle produzione mainstream. Un po’ furbo, a voler essere cinici (anche se i passi e le mossette della protagonista m’han fatto sospirare, eh sì). Poteva farmi uscire dal cinema in gioiose lacrime, mi son portato a casa (solo) un bel sorriso. Sempre più, Don’t believe the hype.
Non è proprio il mio caso Ivan, immaginando che ti riferisci al buono “ritorna al cinema”. Io avevo semplicemente un biglietto omaggio ricevuto da internet, che valeva solo per 2 cinema e scadeva il tal giorno, ed il resto dei film ti assicuro che era peggio! Se non avessi avuto quei gran commenti entusiasti da diversi amici non ci sarei andato neanche con l’omaggio! Mai fidarsi, erano giuste le mie vibrazioni negative…
Questo blog due anni fa si occupò di questi temi sulla scorta di una lettera di un lettore https://radiopereira.it/2010/03/multisala-no-grazie.html
per la precisione va detto che Le Idi di marzo non ha vinto un tubo ai golden globe, ma Clooney è stato premiato per The descendants, sul quale ovviamente sospendiamo il giudizio. Molto positivo invece il premio per The artist che è una vera chicca.
A parte questo, continuo a pensare che sia Le Idi che Carnage siano due esempi di gran bel cinema, dove i registi sanno valorizzare al meglio quel che hanno fra le mani
Sta succedendo qualcosa tra me e… e il mondo. Voglio dire, ai Golden Globe George e il suo film hanno fatto incetta e questo significa automaticamente Oscar e successiva uscita ripetuta del film e altri incassi. L’ho visto e non mi pare che ci sia tutto questo entusiasmo da buttare sul tavolo. Buon film, “solido”, Ryan Gosling che da Drive in avanti è schizzato giustamente in cima a tutte le classifiche di gradimento possibili, sufficientemente avvincente e critico nei confronti delle magagne della politica odierna come Clooney sa fare (ma Syriana era un’altra cosa), ma ‘sto capolavoro? No, non per me.
Mi è capitato lo stesso con Carnage, e col passare dei mesi me ne convinco maggiormente: buon film, ma avendo quel materiale di partenza a disposizione e mettendo dentro una stanza quattro attori di quel calibro, beh, ci avrei fatto io stesso un film di ottima fattura.
Caro Andrea, io mi limitavo alle locandine dei film in questione che sono abbastanza didascaliche. I film non li avevo visti (a parte l’orribile principe deldeserto), però devo dire che di Eastwood mi fido abbastanza e che poi ho recuperato Clooney che secondo me ha fatto un bel lavoro, uno script tagliente e un film decisamente (o)scuro come il mondo politico che rappresenta. In Italia ce lo sogniamo. Sherlock Holmes…bah!
Approfitto però per tornare sull’altro argomento della settimana che è: come scegliamo i film da vedere. Rimango sempre più sbigottito quando sempre più persone (e molto spesso intelligenti) confessano di essere andati a vedere qualcosa che li interessava poco o nulla perchè “avevano un buono da sfruttare”; in genere sono sconti che ci portano a veder film di scarsa qualità che non avremmo mai visto; e magari per non spendere 50 cent in più in un’altra sala passano capolavori o quasi. E’ la logica dei megastore, dei mercati dove devi comprare ciò che non ti serve per “sfruttare” il buono, senza accorgerti che lo “sfruttato” sei tu. a Voglia a resistere al brutto, hanno (già) vinto loro…
Sarà un caso, ma i 3 film citati da Ivan nella parte finale sono azzeccatissimi: Sherlock Holmes l’ho visto quasi per caso (nel senso che avevo un biglietto che scadeva il tal giorno e la scelta era tra questo, Pieraccioni e Vanzina…) e devo dire che era veramente osceno! E pensare che in tanti ne erano entusiasti! Edgar mi ha deluso parecchio, secondo me una prova incolore del buon Clint. Le Idi di Marzo l’ho evitato e mi hanno confermato in diversi che ho fatto bene! E pensare che questi 3 dovevano essere i film di spicco di questo periodo! Quando torna Kim Ki-Duk?!
Davvero bella quella locandina, hai ragione. Speriamo di non dovere emigrare all’estero per vedere il film. Tra i miei criteri di scelta c’è spesso anche quello del cast: mi son visto certe ciofèche per inseguire le mie star preferite…..
Il riflesso della luce sull’obiettivo della camera suona molto finto però;-) (mi riferisco a quei riflessi sferici alla destra della donna)