Badly Drawn Boy.Torniamo ad occuparci di Damon Gough con la seconda e ultima parte dello speciale a lui dedicato. Nella puntata precedente avevamo lasciato il nostro Damon, sicuramente meglio conosciuto con lo pseudonimo di Badly Drawn Boy, alle prese con il meritatissimo successo del primo album “The Hour of Bewilderbeast”.

Dopo i fasti del promettente esordio si presenta immediatamente una ghiotta opportunità per Damon. The Weitz Bros, nella vita fratelli e registi, restano colpiti favorevolmente dal suo album di esordio e gli chiedono di comporre la colonna sonora dell’adattamento cinematografico di un libro di Nick Hornby. Si tratta di “About a boy”, uscito in Italia con il titolo di “un ragazzo”.
Damon non si lascia sfuggire l’opportunità e porta avanti il progetto facendo tutto da solo ed affidando la produzione del disco a Tim Rothrock, già produttore di artisti del calibro di Beck ed Elliott Smith.
Nel 2002 esce appunto la colonna sonora originale di “About the Boy” ed è subito un successo.
Il nome di Badly Drawn Boy, veicolato dalla potente spinta del film dei fratelli Weitz, diventa in breve tempo popolare ed apprezzato.
Ci ascoltiamo “Above you, below me” e molti di voi che hanno visto il film sicuramente la ricorderanno. Il video è girato a Bristol, nei locali della Magnet Chippie, uno store specializzato nella vendita di…patatine fritte. Decisamente un sistema originale per promuovere l’uscita di un album, isn’t it?

I brani di questo secondo album fanno meravigliosamente da sfondo alla storia di Marcus, un ragazzino emarginato che incrocia sulla propria strada un trentottenne viziato ed eterno Peter Pan interpretato da Hugh Grant.
Damon colora lo sfondo di questa vicenda con la leggerezza delle sue composizioni e accompagna alla perfezione i temi trattati da Hornby: l’adolescenza, la solitudine, la separazione dei genitori di Marcus.
Hornby come spesso accade nei suoi libri tratta questi argomenti descrivendo con toni scanzonati la totale e disarmante umanità dei suoi personaggi e BDB cuce addosso alla trama del film un tessuto altrettanto leggero fatto di un pop divertito e senza tempo.
Qualcuno è arrivato perfino a definire i brani di questo album come… “prozac musicale per la cura di ogni tipo di depressione”.
Vogliamo provare assieme? Che ne dite di una pillola di …“Something to talk about”??

L’avventura musicale di Damon prosegue con il terzo album ufficiale che arriva nel 2003 e si intitola “Have you fed the fish?”. L’album presenta delle novità importanti circa gli arrangiamenti perché si ricorre maggiormente all’utilizzo di fiati e orchestrazioni, spesso usati per incrementare la vena soul del nostro Damon.
In effetti “All possibilities” suona terribilmente northern soul e “The further I slide” ricorda forse anche in maniera un po’ eccessiva il grande Marvin Gaye.
La caratteristica migliore di Badly Drawn Boy, cioè quella di saper dosare belle melodie con il ritmo, la sottile malinconia con il divertimento, è sicuramente rimasta.
La ricchezza degli arrangiamenti a volte però fa rimpiangere la semplicità degli esordi.
Alla fine la critica lo giudica un lavoro irrisolto e dispersivo ma in ogni caso “Have you fed the fish” celebra l’uscita di 3 singoli e Damon parte per una lunghissima tournèe negli Stati Uniti.
Dopo il lungo soggiorno negli States, Damon, forse un po’ ammalato di sana nostalgia, decide di rientrare in patria e registrare le canzoni del nuovo album vicino a casa. Registrato a Stockport, Greater Manchester, “One plus one is one”, viene pubblicato nel giugno del 2004.
L’album rappresenta un ritratto della vita del nostro Damon, e documenta la perdita di un carissimo amico oltre che la scomparsa del nonno durante la battaglia di Normandia.
Abbandonato Tim Rothrock la produzione torna all’amico e compagno di etichetta Andy Votel.
Da questa collaborazione nasce un album variegato e ancora una volta originale, dove le linea guida del piano e della chitarra vengono solo in alcuni tratti sovrastate da una ridondanza di fiati e dalla presenza di un flauto alla Jethro Tull. Gli episodi migliori di questo disco rimangono la title track “One plus one is one”, dove con un piccolo sforzo di immaginazione possiamo ritrovare il migliore John Lennon e “Summertime in Wintertime”, progressive pop flautato alla maniera del menestrello Jon Anderson,. E poi ancora “The year of the rat” intrisa di cori di fanciulli, ma anche “This is a new song”, commovente connubio tra voce e archi.
Ci vediamo insieme proprio il video di animazione che fa da sfondo alla bellissima “Year of the Rat”.

L’ottobre del 2006 vede l’uscita di un nuovo album per Damon e la sua band. Abbandonata la XL recordings si realizza il passaggio in scuderia EMI. La stesura iniziale del disco non convince affatto il nostro Damon e lo spinge anzi a ripartire da capo, coadiuvato dall’attenta produzione di Nick Franglen dei Lemon Jelly.
In questo quinto album dal titolo “Born in the UK” il richiamo all’amore di Damon verso il Boss sembra fin troppo scontato, una sorta di tributo che ritroviamo anche in “Journey from A to B” e nella title track che si apre con le note di una chitarra distorta che intona l’incipit di “God save the queen”.
Ma sentite quanto suona springsteeniano l’attacco di “Journey from A to B” !!!

Funzionano decisamente bene I singoli di questo album: prima “Nothing’s Gonna Change Your Mind“, seguito a breve distanza dalle dolci e melodiche note di “Promises“.
Ancora un attacco country con le chitarre slide di “The Way Things Used To Be“, mentre piano e voce dominano la trasognata “Without a kiss”. Si scoprono ancora una volta echi di Burt Bacharach in “The long way round”.
L’album si chiude meravigliosamente con “One last dance” ennesima canzone dedicata alla moglie Claire da sempre indicata come una delle principali fonti di ispirazione di Damon.
Ancora una volta un album dove predomina il gusto orchestrale e a tratti classicheggiante, dove il “british sense of humor” si incontra con il pathos nostalgico di alcuni arrangiamenti.

Possiamo gustarci insieme il video di “Nothing gonna change your mind”, tratta da “Born in the UK” che rappresenta ancora oggi l’ultimo album di Badly Drawn Boy.
Ancora una volta un video girato in un automobile (ricordate la clip di “Once around the block” con i fidanzatini “incatenati” dai loro…apparecchi ortodontici ??) dove il cruscotto si trasforma in una tastiera, i meccanici effettuano la revisione delle corde di un piano e le spazzole di un lavaggio a gettone si animano e danzano per il nostro Damon che si trova all’interno dell’abitacolo. Fantastico!!!

Purtroppo da allora Badly Drawn Boy non ha più pubblicato altri dischi, anche se sembra stia lavorando ad un nuovo album che fatica però a venire alla luce. Da quanto si vocifera pare che Damon abbia scritto e inciso una serie di brani che però non lo soddisfacevano e sia quindi ripartito da capo stravolgendo il progetto iniziale.
Non so cosa ne pensate voi, non so quanto possa avervi affascinato la storia di questo (ex) “ragazzo disegnato malamente”, ma io aspetto con fiducia questo suo ultimo lavoro, perché sono sicuro che nemmeno questa volta Damon mi deluderà.

Noi ci ritroviamo fra due settimane con una nuova puntata e un nuovo artista.
Parleremo della forza, della spiritualità, della fede e del talento di un vero uomo.
Lui si chiama Terry Callier, da Chicago, e ha una bella storia che va raccontata.

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