Confesso che ne sono rimasto sorpreso.
Pensavo di essere più cattivo, più abbruttito dalle angherie del regime vigente voluto da B. e dai suoi complici, di destra e di sinistra.
Invece, vedere le riprese tv della aggressione a B. mi ha dato fastidio, nausea, come se ad essere colpita fosse una persona qualunque, non – insieme a Mussolini – il politico più egoista, manipolatore e antidemocratico della storia d’Italia.
E’ un buon segno, vuol dire che sono (siamo?) ancora capace di rifuggire la violenza anche quando colpisce una persona così cinica.

Il problema è che B. è così debordante e invadente per il suo esagerato potere che non si può immaginare che i suoi avversari possano batterlo sul piano elettorale perché le carte ormai sono troppo truccate a suo favore. Pensare di battere alle elezioni uno con quel potere televisivo e quella assenza di scrupoli è come pensare di vincere a poker contro un baro giocando pulito. Impossibile. E tutto un paese è prigioniero di questo paradosso.

B. si crede invincibile – e per i suoi super poteri televisivi ne ha donde – immortale, divino. E’ per ciò che solo grazie a questa orribile violenza si è prodotto un fenomeno altrimenti impossibile. La straordinaria fisicità dell’aggressione ha fatto si che egli ponesse finalmente a se stesso una domanda sana: perché? perché mi odiano?

Gli psicanalisti e i filosofi lo chiamano “esame di realtà”. Se davvero B. sarà in grado di farsi delle domande (e darsi qualche risposta sensata) scendendo dal piedistallo della onnipotenza sul quale il suo narcisismo patologico lo ha issato, forse a questo paese saranno risparmiati pericoli che io ritengo enormi, perché la sua figura sta spaccando il paese in due fazioni che si guardano in cagnesco come bande rivali.
Non è – questo – lo scenario di un paese saldamente democratico.

Pereira

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