Riceviamo e volentieri pubblichiamo per via dell’interessante implicazione dei temi di locale/globale artigianale/industriale piccola/grande distribuzione.
Redazione Radio Pereira
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Caro Signor Pereira,
le scrivo da Pesaro per l’onore che mi ha fatto scrivendo di recente del mio spettacolo “A sud di cosa“, con la speranza che vorrà pubblicare queste mie righe ricche di uno sconforto che prelude – spero – ad una qualche forma di resistenza.
Come recita il suo slogan: Resistere al brutto!

Qualche giorno fa ho scoperto – con grande sorpresa –
che il 16 febbraio aprirà una “Libreria Coop” in Corso XI settembre a Pesaro.
La notizia mi ha molto allarmato. Infatti, se la corazzata COOP apre una libreria in una città dove mancano librerie, fa un’opera meritoria e ammirevole e se apre una (strepitosa) libreria a Bologna nell’ex cinema Ambasciatori in concorrenza con altri colossi (Feltrinelli, Melbook store) rimaniamo nel novero dello scontro fra titani… ma se la apre a Pesaro, città in cui le librerie diffuse rappresentano gli ultimi baluardi della vita culturale, ciò significa la morte per soffocamento di numerosi esercizi commerciali che sono un simbolo di questa città, significa la distruzione di un tessuto urbano, culturale e di relazioni di cui questi posti sono stati, negli anni, teatro e culla.

Qualche giorno fa una mia amica scriveva su un giornale locale un articolo bello e nostalgico sulla recente chiusura di un negozio di fiori “
Purtroppo ci accorgiamo del valore di un bene solo quando ci viene a mancare. Se avessi saputo della chiusura di quel negozio avrei fatto di tutto per impedirlo… Avrei anche mobilitato una manifestazione di protesta contro gli uomini che non regalano più i fiori alle proprie donne.

Ecco, non so cosa ne pensa Lei, Signor Pereira, ma non ho voglia di ripetere all’infinito queste esperienze di svuotamento e perdita senza una parola, senza provare a cambiare il processo di divoramento delle città ad opera delle multinazionali.
Spero di non essere il solo ad aver voglia di spendere parole, di partecipare ad una riflessione sul destino delle nostre città sempre più uguali per l’uguaglianza dei marchi delle multinazionali.
In ogni caso io ho già deciso che non mi servirò nella nuova libreria COOP, le librerie di Pesaro non mi hanno mai fatto mancare niente e continuerò ad essere loro affezionatissimo cliente.
Sarò onorato se Lei e qualche Suo lettore vorranno affiancarmi in questa personale resistenza, chissà, magari si potrà creare un Comitato “Salviamo le librerie“…

Andrea Marzi

55 Commenti

  1. libreria atlantide è solidale con i colleghi di pesaro.

    senza una legge per il libro, che comprenda anche una vera regolamentazione dello sconto (regolamentazione non contraria alle leggi ue: l’unione europea ha stabilito che è lecito farlo per tutelare la diversità culturale) finiremo come negli stati uniti: i più forti nel settore vendita libri sono ormai WalMart (a cui sta molto a cuore la cultura, come potrete immaginare) e Amazon, e tra poco ci sarà anche Google, altra società che pone cultura e libera circolazione delle idee al primo posto.

    Ponendo tutto nelle mani dei giganti dell’economia la strada che si imbocca è quella del profitto esasperato e anteposto a ogni altrov valore, per poi portare a situazioni stile Leman Brothers.

  2. @Rbacchi
    Sono uno dei promotori di questa campagna, se la vogliamo chiamare così. Ognuno è libero di pensare quello che vuole, ma mi fa sorridere leggere nella nostra iniziativa un qualche secondo fine, pro-non-si-sa-chi! Se avesse letto bene tutti i commenti(e qualche articolo sul Messaggero che riportava mie dichiarazioni)- ma mi rendo conto che ormai son tanti, e forse i primi li avrà persi!- avrebbe trovato più volte la precisazione che la nostra volontà era quella di portare l’attenzione su un tema a noi molto caro,come il futuro della città e del suo centro storico, e più in generale di una società che lascia decidere al mercato(spesso sleale e drogato)il suo destino. Il mercato tiene infatti in poco conto il tessuto sociale ed ambientale di una città…Il discorso quindi era stato allargato da subito (aldilà del caso contingente della Coop) ai multiplex Vs cinema o agli ipermercati Vs piccoli alimentari o altre forme di piccola distribuzione, come i Gruppi di Acquisto Solidale. Vorrà mettere in dubbio che abbiamo amici al Solaris o nei GAS?Si, glielo dichiaro subito! Ma non è certo per questo che abbiamo iniziato questa cosa, non ci paga nessuno, si fidi!

  3. E’ molto sottile la puntualizzazione che Pereira è una cosa e Andrea Marzi un’altra. Sinceri complimenti!
    E’ come l’esperimento della doppia fenditura dove l’elettrone a volte è onda, a volte corpuscolo!
    Quindi, dato che questo esperimento segna l’origine della meccanica quantistica, è ormai accertato che Radio Pereira è una radio non solo libera e senza interessi, ma soprattutto….quantica!

  4. @ Rbacchi che scrive
    “… ma mi sembra che il discorso sia partito un po’ polarizzato da una parte, lo si vede anche dalla barra dell’indirizzo del browser dove a parte il titolo delll’argomento compare lo sgradevole slogan “BOICOOP”, unito alla vergognosa sintesi del Carlino. Faccio fatica a credere che non ci sia un caso montato ad arte.”

    Desidero fare alcune puntualizzazioni:
    – Per quanto mi riguarda apprezzo che in un punto non riportato da me lei abbia apprezzato il nostro tentativo di dare voce a tutti.
    – Il discorso è certamente polarizzato, non ho ambizioni di estraneità come in un altra epoca della mia vita, ne di equidistanza. Il solo fatto di aver deciso di pubblicare l’articolo del sig. Marzi è di per se uno sbilanciamento mio e della redazione, ne sono consapevole. Non lo trovo un fatto scorretto, piuttosto mi sembra onesto, dichiarato. Ho una posizione, che male c’è?
    – La prego di non confondere Radio Pereira col Carlino mettendoci sullo stesso piano. Non ci è piaciuta affatto la selezione che è stato operata tutta sbilanciata sulla dimensione del boicottaggio e per nulla sulla ricchezza del dibattito che si è andato sviluppando.
    – Lei è liberissimo di pensare quello che crede, compreso che si tratti di un caso montato ad arte, il motivo per cui mi piace dare voce a tutti è che chiunque può leggere e farsi l’idea che crede.
    Confido che nei prossimi tempi il dibattito si arricchirà di nuovi elementi e informazioni sia riguardo allo specifico delle librerie sia allargando – mi auguro – il discorso ad altri aspetti della omologazione distributiva e di ciò che la sostiene.
    La mia impressione è che non si tratti propriamente di concorrenza leale, la invito a leggere Smargiassi.

    I più cordiali saluti
    Pereira

  5. Ciao No-r_Way,
    ripeto che quanto ho affermato è una mia supposizione: mi è sembrata strana questa battaglia contro la novità lanciata da persone che cavitano attorno a librerie che vengono penalizzate da questa nuova realtà, caldeggiate da una visione parziale della discussione da parte del Carlino. Spero di sbagliarmi, e che questa arena sia veramente animata da idee che salgono dal cuore, ma temo che invece diversi interventi siano dettati da una visione politica che combatte più la provenienza che la sostanza.
    Dato che comunque il meccanismo dell’apertura è ormai scattato, penso che sia meglio giudicare a ragion veduta.
    Ciao a te e a tutti quelli che ci leggono.

  6. X Rbacchi
    So che questo impantanerà un po’ la discussione e di questo me ne dispiaccio perché mi sembra che in realtà abbia preso la giusta direzione. Ma sarei abbastanza curioso di sapere da CHI questo caso sarebbe stato montato ad arte, CONTRO chi sarebbe diretto, a favore di CHI, e PERCHE’. E poi sarei curioso di sapere anche perché un gruppo di cittadini che non appartiene a nessun gruppo o schieramento politico comune avrebbe deciso di unirsi in questa cosa. Non voglio fare polemica, è solo curiosità.
    Per quanto riguarda il termine Boicoop, è vero si è cominciato così, era più una trovata comunicativa che una reale intenzione, nessuno strada facendo ha usato mai il termine boicottaggio o l’intenzione di fare manifestazioni contro, e nessuno ha più usato il termine boicoop, che a questo punto forse potrebbe essere anche rimosso, visto che in effetti un po’ di confusione la può creare.

  7. Vanny rosso:
    “..sei, a mio parere, il/la cliente ideale per la libreria coop…”

    lo dici come se fosse un difetto, ma a me sembra un pregio: non mi faccio condizionare dai media o da altre fonti (per l’acquisto dei libri), piuttosto preferisco l’emozione che provo prendendo in mano il libro, sfoglianrne alcune pagine, e decidendone l’acquisto sia per leggerlo ma anche per il gusto di possederlo. E’ quindi evidente che l’ampia scelta gioca a mio favore.
    Sono anche un assiduo frequentatore delle biblioteche (dove è altrettanto ampia la possibilità di scelta), che mi permettono la lettura senza dover sovraccaricare i miei pochi spazi liberi della casa, specialmente per quei volumi che non mi interessa trattenere.

    Pereira:
    sono d’accordo sulla validità di un ampio dibattito e mi fa piacere leggere le varie opinioni sull’argomento, ma mi sembra che il discorso sia partito un po’ polarizzato da una parte, lo si vede anche dalla barra dell’indirizzo del browser dove a parte il titolo delll’argomento compare lo sgradevole slogan “BOICOOP”, unito alla vergognosa sintesi del Carlino. Faccio fatica a credere che non ci sia un caso montato ad arte. Cordialità

  8. Caro Giorgio,
    la tua proposta di discutere di certi temi a partire dallo spunto dall’apertura della libreria Coop è ottima, anzi ha già preso corpo, tanto che parecchie persone si sono già viste per discutere (e hanno firmato un articolo) e si rivedranno il giorno 3 febbraio allo 0.75 a pesaro alle 21.15. Sei il benvenuto come tutti i cittadini che vorranno essere presenti, ovviamente anche coloro che non sono d’accordo o sono critici con la nostra proposta.
    Ti, vi, aspettiamo!

  9. Cara/o glo,
    fortunatamente al posto del negozio Ratti non aprirà un altro negozio di scarpe ma una libreria. Questo è comunque un fatto positivo e rassicurante per certi versi. Questa novità per Pesaro, ossia il fatto che stia per aprire una libreria che appartiene alla grande distribuzione, fa si che si possano affrontare delle tematiche che ritengo siano importanti per una città. Tra l’altro non è una polemica tutta pesarese, in passato già città come Milano, Roma Bologna hanno affrontato l’argomento; risale a non più di sei mesi fa un articolo del Corriere della sera proprio sulla chiusura delle librerie storiche Milanesi e Romane e del rapporto tra piccoli librai e librerie della GD.
    Tra l’altro l’argomento è assolutamente attuale visto che in Italia manca una legge che regoli l’editoria e i prezzi di copertina dei libri ( a svantaggio totale dei librai indipendenti ), così come invece è stato fatto in Francia e Germania.
    Riguardo all’Ambasciatori, si secondo me è una piccola perdita di identità per Bologna, ma onestamente non riesco a motivarlo in poche righe, mi dispiace. Questo non significa che viviamo su mondi paralleli, significa che su questo argomento la pensiamo in maniera diversa; mi sembra una cosa del tutto naturale e sana. Ultima cosa…. non credo che in queste risposte ai post qualcuno abbia scritto cose insostenibili e gratuite, mi sembra un giudizio troppo severo e poco carino nei confronti di chi la pensa in modo diverso da te.
    Un abbraccio

  10. Scusate ma l’ Ambasciatori vi sembra una perdita d’identità per la città di Bologna? credete veramente che in questi posti non ci siano librai ma solo commessi?
    Lo chiedo ai sostenitori del boicottaggio perchè se è questo che pensate allora siamo su due mondi paralleli e io non riuscirò mai a capirvi. Certe opinioni però sono insostenibili e gratuite. Attenzione a non cadere nel tipico atteggiamento provinciale e bigotto che spesso contraddistingue la nostra città.

  11. @ Giorgio
    noi possiamo pure discutere di come vogliamo la città ma mi sa che serve a poco, non ho sentito una parola da parte di un politico su questa cosa, sui giornali, a cosa serve parlare con la gente?
    La tua visione mi pare ancora più ottocentesca di quella di coloro che hanno firmato l’appello. Parli di qualità della vita, di competizione sana. Di sano ci vedo poco. Intorno alla nuova libreria coop ci sono 5 negozi appena chiusi. qualità della vita? di chi? ci sono 32 librai, a pesaro, molti di loro chiuderanno per la concorrenza sleale della coop. quindi anche sul piano della occupazione, che a parole sembra preoccupare i politici, ci sarà un segno meno. Infatti per 10 assunti dalla coop molte piccole imprese (librerie) chiuderanno.
    a proposito, siccome sto cercando lavoro, guardo tutti i giorni i giornali e non ho mai visto un annuncio della coop per le assunzioni in libreria. mi chiedo come lo hanno saputo i fortunati della lotteria…

  12. Dimenticavo, sarò ben felice di ospitare anche qui un confronto fra i cittadini, mi sembra che già in molti si siano espressi, più sarà ampio il confronto e meglio sarà.

  13. Caro Giorgio,
    ho dato rilievo alle doglianze dei cittadini per pura vicinanza sentimentale.
    Poi piano piano e grazie agli interventi ho scoperto molte cose che ignoravo,
    ad es. che una libreria di catena tipo Coop o Feltrinelli acquista i libri dal distributore col 60% di sconto sul prezzo di copertina mentre i piccoli librai col 28%.
    Quindi al di là del confronto locale che proponi e che mi sembra molto utile, credo si dovrebbe risolvere questo problema legislativo. Si tratta di concorrenza sleale, impossibile per legge in Francia e Germania, ad esempio dove i libri hanno prezzo fisso e i prezzi medi negli anni sono calati. In Inghilterra invece col prezzo libero sono molto aumentati. Presto pubblicherò un bell’articolo di Smargiassi che fa molta chiarezza su questi aspetti e indica l’arretratezza del nostro sistema.

  14. Ciao Pereira, proviamo a discutere di questa cosa con la gente della città, vediamo come reagiscono. Sono convinto che è da rivedere la politica delle licenze e il suo disegno complessivo. Forse discutere sull’apertura della libreria della coop, potrebbe essere il pretesto per parlare assieme di come vogliamo la città. In questa discussione esiste un paradosso, una libreria non è certo una palazzina a 12 piani, è comunque una cosa che nobilita una comunità. Se non mi sbaglio, quando si apre un teatro o una libreria la città guadagna in qualità della vita. Credo quindi che è + un problema commerciale, che di qualità, o di affezioni alle abitudini di una città di provincia. Proviamo anche a discutere di competizione sana. Non credete che chi lavora bene e offre un buon servizio vince.? giorgio donini

  15. Le librerie non si fanno, crescono.

    Ognuno la pensi come vuole; la cosa bella di questo dibattito credo sia stata proprio la diversità delle opinioni ( come Jacopo Nacci ha scritto qualche giorno fa ) ma è deludente e stancante pensare che dietro ci siano sempre altri interessi a muovere animi e teste. Io, Federico Tamburini, ci metto nome e cognome, non ho altri interessi. La Libreria Coop aprirà, nessuno qui vuole o potrebbe mai impedire che questo accada, anche il discorso del boicottaggio non esiste realmente. L’unico interesse era quello di far nascere un dibattito sulla grande distribuzione strettamente legato, secondo me, al destino del nostro centro storico e della città tutta. Credo che parlarne o scriverne non rappresenti nessun male, credo, anzi,possa rappresentare una risorsa.

  16. Rbacchi con i tuoi acquisti ad impulso sei, a mio parere, il/la cliente ideale per la libreria coop… sul Carlino (poverino) ti invito a leggere il nostro comunicato.
    Altri interessi dici? Sono molto curioso a questo punto di saperli anche io.
    Ciao e grazie dell’intervento 🙂

    PS Ti invito a leggere la posizione reale di questo gruppo di persone che hanno smosso la questione, di cui faccio parte, che il carlino ha “un pochino” strumentalizzato per i suoi “titoli ad effetto”.

  17. Se pensate che la libreria Coop sia così omologata o simil-IKEA/BEFANE: evitate di andarci! Di cosa avete paura? Se le piccole librerie forniscono davvero servizi speciali, non dovranno temere nulla.
    Io personalmente quando acquisto un libro, la faccio d’impulso e non sopporto dover aspettare per ordinarlo.
    Mi sembra che questa levata di scudi, alimentata anche dal Carlino, sia un po’ pilotata da altri interessi.
    Ciao gente.

  18. Ho visto il video…
    sarò all’antica dite voi (io penso di essere molto proiettato in avanti al contrario) ma questa logica da IKEA o BEFANE , applicata ai libri, non mi piace… è una minestra già vista ed abusata!
    Il mio approccio alla cultura è il seguente:
    -individuo l’argomento che mi interessa
    -vado in rete e cerco pareri autorevoli
    -spesso i pareri autorevoli, proprio perchè son tali, citano le fonti (la bibliografia)
    -vado nella libreria specializzata di cui sono cliente e quindi ci conosciamo abbastanza bene, e ordino il libro.
    Di mangiare una piadina mentre faccio tutto ciò non mi interessa proprio… preferisco sbirciare qua e là tra gli scaffali.
    Sono stufo di essere considerato una formichina in un formicaio iper organizzato !

  19. [youtube lUJydL_XvH8]

    Qui non ci sono storie!! Davanti a questo video ci si divide in due categorie!! Quelli a cui piacciono queste cose e quelli che non le sopportano!!! Ovviamente scherzo, ma è divertente testare il nostro personale livello di sopportazione davanti a questo spot!!!

  20. Ma perchè una polemica così inutile e conservatrice? Dovremmo essere contenti che finalmente nel centro storico apra una libreria con un vaso catalogo, degli spazi adeguati e che abbia la possibilità di organizzare eventi, incontri, dibattiti.
    Veramente non capisco il senso di questo boicottaggio a priori.
    Ovvio i piccoli librai rischiano ma questa è concorrenza, e a quel punto il piccolo dovrebbe essere tanto intelligente da reinventarsi, specializzarsi….insomma una cosa abbastanza ovvia. Invece mi pare si preferisca che tutto rimanga sempre uguale, fermo e immobile. Non sto dicendo con questo che qualsiasi cambiamento sia buono, però bisognerebbe saper distinguere, ricordiamoci che stiamo parlando di libri, di cultura, di qualcosa di nobile e dovremmo essere contenti che finalmente nella nostra città si faccia un investimento in questo senso.
    E’ un’occasione per il centro storico che muore (e sono d’accordo con nor-r-way), perchè non c’è vita e la vita di una città non è spontanea, ma si crea con progetti e investimenti sensati. Se Trengia o il Barbiere devono chiudere perchè non sopportano la concorrenza sinceramente non ha importanza, perchè ne hanno guadagnato la città e i cittadini.
    Io non boicotto……. leggo. e invito tutti a riflettere

  21. Che abbiate ragione tutti e due (a parte OeS sui pesaresi) è assolutamente edificante, e quasi divertente.
    Che belli, gli argomenti. Grazie.

  22. Caro “Ora e per sempre” pardon “Ora e sempre”, qui No-r-Way e la prima domanda è: ma dove cazzo li prendiamo questi pseudonimi!?!?!
    Comunque…
    I tuoi commenti mi sembrano tagliati con l’accetta, si insomma tagliati in modo preciso, in modo secco, duro, senza la gioia di assestare un bel colpo magari guidati dal sentimento.
    Ma mancheranno davvero a qualcuno queste pseudo librerie pesaresi? Si a me mancheranno. Certo non le conosco tutte e quindi non posso dire che mi mancherebbero davvero tutte quante; invece tu a quanto pare sei affezionato cliente di tutte 32, e ripeto 32, librerie pesaresi, perché per essere così netto nei giudizi ti sarai basato sulla tua effettiva conoscenza e non solo su impressioni, immagino?
    Tra l’altro credo che neanche l’unico dei 32 ( media piuttosto bassa direi) che ha lavorato bene possa stare tanto tranquillo, pensare il contrario mi sembra un po’ ingenuo.
    Riguardo al MacDonald’s non so se siamo famosi in tutto il mondo, certo eravamo abbastanza famosi per avere uno Spizzico in piazza, che non è certo come un MacDonald’s ma le sue soddisfazioni le dava lo stesso. Ecco, lo Spizzico al posto di un bar storico, il centro muore anche per queste piccole cose se ancora non fosse chiaro il concetto, il centro storico muore anche per queste piccole cose, un bar che non c’è più, una libreria che chiude, un centro commerciale che apre, tony Binarelli che fa le magie sotto un tendone, per il “Villaggio natalizioso” e così muore pure la lingua italiana, per i cinema che scompaiono, per i brutti negozi che popolano via Branca, per le pizzerie come Montesi che dopo anni e anni chiudono lasciando spazi sfitti dai prezzi esorbitanti. Il centro storico di Pesaro muore anche per questi piccoli a volte insignificanti motivi, se questo dibattito aperto sulla libreria Coop serve a far riflettere su questi temi allora si, Ora e sempre, sono fiero di essere semplicemente un pesarese e di non smentirmi mai!

  23. Libri: non prendiamoci in giro è un mercato come un altro. Come le padelle e i televisori al plasma. Apre il mediaworld e trony chiude: è solo una questione di metri quadri, nient’altro. Il pesce grande mangia sempre quello più piccolo. Quei librai (mai parola è stata così lontana dal concetto di libro in questa città) che hanno gestito il loro negozio come un magazzino di elettrodomestici puntando su Dan Brown, Faletti, Fabio Volo e la festa del libro di Mediaset saranno spazzati via dalla libreria Coop nel giro di qualche anno. Se non fosse stata la Coop sarebbe stata, comunque, la Feltrinelli. Non cambia niente. Ma mancheranno davvero a qualcuno queste pseudo librerie pesaresi ? Sentirete davvero la nostalgia di quei bei tempi in cui confessavate ad una attempata commessa con la terza media il vostro segreto amore per Norman Lewis o per la letteratura inglese? Ma per favore…
    I librai che, invece, hanno lavorato bene in questi anni – e sono pochissimi, forse uno solo – non hanno nulla da temere dalla nuova libreria Coop, anzi. Si creerà un po’ più di giro e si venderà persino qualche buon libro in più. Questi librai non sono pesci piccoli…sono pesci non commestibili e resisteranno. Solo a Pesaro (città famosa in tutto il mondo per NON avere un MacDonald’s) può accadere che qualcuno, con il catalogo di IBS on line e a portata di mouse, possa lamentarsi dell’apertura di una nuova libreria. Questa cosa e’ semplicemente…pesarese. Noi non ci smentiamo mai.

    Ora e sempre.

  24. Grazie Federica,del commento molto bello.Rendi proprio il senso della nostra battaglia,coi particolari ricordi del tuo racconto.La chiusura di un negozio,di qualsiasi genere sia,a favore dell’ingresso di una catena,è la perdita di rapporti umani(oltre a tante altre cose)e quindi di vita sociale.E’ omologazione.E’ triste.

  25. Ciao Andrea,

    a dire il vero all’inizio ero quasi contenta, quando l’ho saputo, dico, perché nella testa mi ha fatto solo di poter avere un’altra libreria, un luogo in più nel quale fermarmi in centro, dove vado sempre meno perché da villa san martino, coi parcheggi e tutto, e con due figlie è diventato tutto più lontano difficile ed estraneo. Ovviamente, grazie anche alla natura mutata del centro. Alle mie figlie racconto come una vecchia nostalgica il negozio di Rossi (dove ero stata eletta vetrinista ad honorem – l’ero sempr malé) – e Ciccoli (dove ho comprato con gran fatica uno ad uno i miei fantastici piccoli Puffi) e i tanti altri luoghi che non esistono più. Così mi ci sono abituata, a questa freddezza, e mi sono accorta di essermi assuefatta alle cose, di aspettare solo ‘una novità’ purché sia tale senza nemmeno porre attenzione a quale novità sia – poi sui libri? ah bene, ben venga, ben venga tutto. Invece no. Hai ragione tu.

    Non è una libreria nuova, è una nuova catena.

    a presto

    federica

  26. No-r-Way

    infatti continuerò a comprare i libri da Michi e cercherò di fomentare l’organizzazione di eventi, e con chiunque, libreria indipendente o libreria coop o caffetteria o ferramenta, sia interessato a farlo. Chiaramente vorrei vedere le realtà indipendenti in prima linea, ma la situazione non ci concede il lusso di precluderci qualcosa.
    E poi. L’appiattimento della vita culturale cittadina, soprattutto letteraria – mi pare (mi pare) che le arti visive stiano messe un po’ meglio – è anche dovuto all’emigrazione forzata degli specialisti. Se un esercizio commerciale mette in circolo energie che altrimenti sarebbero andate sprecate o investite altrove, e lo fa anche solo dando loro un lavoro, che è una buona ragione per rimanere qui e magari intanto fare anche altre cose, non mi sembra poco.
    Sul fatto che rimpiangeremmo una libreria, se dovessimo perderla, non ho alcun dubbio, e voglio sperare che ciò non accada. Mi limito a dire che la questione è stata impostata in modo pretestuoso.

    Nota. Al tempo dei post che citi – ti ringrazio di avermi ricordato i bei tempi del Resto – avevamo una posizione di scontro frontale. Però lo scontro frontale ti cancella e, quel che è grave, con te cancella anche gli obiettivi. Un virus può funzionare meglio di un carrarmato, o comunque, senza sostituirlo, può anche solo affiancarlo (che sarebbe la cosa migliore). Credo che si debba approfittare di qualsiasi opportunità la situazione ti metta a disposizione. Piuttosto occorre stare attenti e opporsi sempre alla svendita della cultura, al provincialismo mascherato da cultura locale, al ristorantismo onnipresente, perché il medium è il messaggio. E’ su quello che non bisogna cedere.

  27. Perchè discriminare chi preferisce il piacere di un buon libro all’aridità della tv ma deve per forza di cose stare attento al portafoglio? Io adoro leggere ma non posso permettermi tutti i libri che vorrei, per cui frequento abitualmente le biblioteche. Vogliamo boicottare anche quelle per non dispiacere i librai?

  28. Io vivo a Fano e vi assicuro che li la questione delle librerie è davvero desolante. C’è una Mondadori, che fa venire la depressione soltanto a guardarla da lontano, un’altra sotto le logge gestita senza passione, con personale scortese e davvero poco disponibile, fortunatamente da qualche mese c’è Zazie e li è un piacere andare. Io molto spesso vengo a Pesaro solo per venire a cercare un libro perchè comunque ci sono delle belle librerie, certo non sono le librerie bolognesi ma sempre di una piccola media città si sta parlando. Credo che le librerie pesaresi rappresentino un patrimonio per il centro storico, capisco cosa vuol dire Jacopo e molte cose le condivido ma vorrei dire a Jacopo che proprio sul suo blog, credo in una serie di post di qualche anno fa, ci furono una serie di deliziosi racconti su alcune librerie pesaresi e soprattutto sui suoi librai, come Michele della Pesaro libri, Trengia del Catalogo, sulla Campus e Frusaglia. Quei racconti fanno capire molto bene l’importanza che quei luoghi e quelle persone ricoprono. Le librerie pesaresi potrebbero e dovrebbero fare di più ma non credo che l’apatia della vita culturale pesarese sia da attribuire alla loro mancanza di iniziativa. E non credo neppure che l’apertura di una libreria come la Coop possa cambiare la situazione. E ho come l’impressione, nel caso ne dovessimo perdere qualcuna, che la rimpiangeremo.

  29. Centrato:per me è una questione socio-economica,più che culturale.Il caso specifico per quanto mi riguarda è un’occasione,non lo scopo della mia critica.Poteva valere per il multiplex o per gli ipermercati.Che cmq,per quanto vi possiate essere accorti o no,nel mio piccolissimo ho combattuto.Ero tra quelli che hanno protestato per la ventilata apertura di un altro centro commerciale al campus,per esempio.
    Cmq penso che ci siamo chiariti,per quanto mi riguarda.
    Speriamo che da questa storia possa svegliarsi un pò la città,cittadini attenti al proprio substrato socio-economico da un lato,librai dall’altro,ok?!

  30. AndreaZ, sì, va bene, e infatti mai avrei detto che un grande distributore di libri potesse far del bene, prima che qualcuno mi desse l’occasione di immaginare l’effetto che potrebbe avere a Pesaro, che credo sia l’unico posto in Italia dove una roba del genere potrebbe giovare dal punto di vista culturale.
    Parliamo di una città dove le librerie sono davvero ferme, e dove in certi casi già adottano le metodologie di marketing della grande distribuzione (prova a cercare un Vasta o un Falco o un Fiore o un Paolin, a Pesaro, e ho nominato autori sì di qualità elevata, ma che escono per Einaudi, Minimum Fax e Transeuropa, non per Studi Mombaroccesi), dove non c’è gran attenzione alla critica e si smazzano a profusione i Benni e i Tabucchi da vent’anni, oltre ai soliti libri di denuncia di giornalisti ed economisti e a tonnellate di libri di intellettuali di provincia che pagano per farsi pubblicare.
    Allora chiediamoci che effetto avrebbe l’apertura di una coop libri su un ambiente di questo tipo, e chiediamoci se il problema, nello specifico pesarese, è davvero culturale o è squisitamente di filosofia economica e politica. Perché nel secondo caso hai sicuramente ragione, mentre nel primo mi pare ci siano forti perplessità da più parti sul boicoppaggio.
    Perplessità che mi pare nascano proprio dalla richiesta di eventi culturali degni di interesse.
    Allora se facciamo un discorso totalmente economico e siamo d’accordo. Ma fare un discorso culturale a Pesaro su ‘sta storia mi pare davvero fuori luogo, perché se è virtualmente corretto sostenere che le librerie indipendenti siano centri nevralgici fondamentali della vita culturale di una città, di fatto, a Pesaro, a detta di molti, pare che non lo siano. In una situazione di questo genere forse un centro commerciale spingerebbe – me lo auguro – le librerie locali a sbattersi di più per organizzare appuntamenti, e magari le famose salette caffè e la via del buffet le si potrebbe lasciare proprio alla grande distribuzione per concentrarsi, a livello indipendente, su iniziative che veramente mettano l’accento sul libro e sulla lettura, e che valorizzino il ruolo fondamentale di selezione e competenza che ricopre il libraio per i lettori che non si leggono decine di recensioni in rete prima di entrare in libreria.

  31. Jacopo direi che il tuo ultimo commento,in entrambi i suoi due punti,comincia ad avvicinarsi al senso che intendevo anche io,o no? Esattamente attenzione al tessuto sociale e problema della grande distribuzione,in questo caso libraria,ma io lo intenderei in senso ampio.Meglio non potevi dire.E che ciò sia elitario è semplicemente ridicolo.Comprare dal contadino è elitario?Chi lo ha detto?Noi ad esempio nei GAS cerchiamo faticosamente di estendere questo sistema,che valorizza il territorio,anzichè impoverirlo.Non vendiamo certo ad un’elite.Anzi,nn vendiamo proprio,redistribuiamo.Con impegno volontario,nn pagato,sennò qualcuno pensa che io abbia a guadagnarci qualcosa dai GAS che sostengo tanto…

  32. Caro Signor Pereira, desidero ringraziarla per lo spazio e chiederLe scusa
    perché non era mia intenzione portare nel suo blog una polemica locale e commentatori sopra le righe.
    Per quanto ogni opinione sia legittima mi sembra che con certi toni si stia perdendo l’occasione di ragionare. Invece ognuno porta la sua ricetta, anche un po’ confusa, e le cose rimangono come sono.
    Mi colpisce che mi si incolpi di non aver fatto una denuncia pubblica per altri casi precedenti nella stessa città di Pesaro. E’ questa la mia colpa? Sono forse il sindaco della città? o un assessore? E’ davvero così bassa la rappresentanza reale degli eletti dal popolo che i cittadini si aspettano soluzioni da uno che scrive ad un blog? Perché mai quelli che mi accusano di non aver fatto altre battaglie, se erano sensibili su certi argomenti, non si presero – al tempo – la responsabilità di esporsi come ho fatto oggi io?
    Ho fatto una denuncia da cittadino su un tema che mi interessa in un momento in cui posso permettermi di dedicare il mio tempo a simili iniziative, non pretendevo di salvare il mondo, ma di parlare di una cosa che trovo ambigua. Sicuramente la mia lettera è nata per motivi sentimentali nei confronti della mia città. Forse dentro di me c’è un bieco conservatorismo o una ridicola nostalgia o un atteggiamento snobistico, non lo so, non lo escludo.
    Forse è meglio lasciare all’iperliberismo (all’italiana) e ai suoi paladini il campo libero da critiche, anche se così scalcinate da arrivare da un essere imperfetto e indegno come me. Forse è meglio tacere e lasciare che il “libero mercato” possa – senza commento alcuno – sfruttare a piacimento le sue autostrade politiche, clientelari, legislative, rendendo un Iperqualcosa libero di creare prezzi bassi al consumo (con ogni mezzo) e stipendi da 900 euro ai dipendenti per i quali quei prezzi non sono ancora abbastanza bassi. Per vivere, intendo.
    A me questo sembra un ciclo perverso, una spirale al peggio sulla quale mi piacerebbe confrontarmi, capire di più certi meccanismi, proprio come da Lei proposto nel nuovo articolo.
    Con stima e gratitudine

  33. Mirko,
    solo un paio di appunti, se mi permetti, a un discorso che per certi aspetti condivido.

    Vero: è difficile organizzare il dissenso intorno a temi come questi, ma non è solo questione di romanticismo: ne va del tessuto sociale di una città. Inoltre mi pare ci sia il rischio di sottovalutare il fenomeno dell’omologazione estetica degli spazi, e degli effetti che ha sulla psicologia di una città e, di conseguenza, anche sulle tendenze culturali e politiche dei suoi cittadini.

    Seconda cosa: non è solo questione di elitismo, se una questione di elitismo c’è. La grande distribuzione libraria, per la gestione degli spazi che le è propria, tende a uccidere l’editoria di qualità. E’ vero che si legge di più, ma tutti leggono gli stessi due o tre libri pompati sul mercato, quelli dei quali trovi pile interminabili appena entri negli iperbookstore.
    Quanto all’elitismo, rimango personalmente convinto che democrazia non significhi abbassare la qualità del prodotto per venire incontro alle aspettative più diffuse in circolazione nell’immediato, quanto invece fornire gli strumenti e l’offerta affinché tutti possano, volendo, accedere a prodotti di maggior qualità.

  34. Affezionarsi ad un negozio, sia di fiori o di libri o di mutande, e dispiacersene quando questo dovesse chiudere i battenti, è assolutamente comprensibile ed umano. È un tenero gesto personale dettato soprattutto dalla sofferenza per il tempo che fatalmente passa, per le cose che cambiano e si rendono a noi irriconoscibili mentre noi continuiamo ad invecchiare e quindi a morire. Ma trasformare un tipico dispiacere personale in un pubblico atto di accusa attorno al quale pretendere di coagulare “politicamente” la protesta, non ha senso. Come si può pensare di “fare politica” sulla base di slanci emotivi e personalissimi? Davvero c’è qualcuno che ritiene possibile organizzare il “dissenso” attorno a temi come questi?
    Piuttosto riconosco bene certi atteggiamenti… elitari per fine ricerca, anticonformisti a prescindere, bastiancontrari a tempo pieno, lamentosi come cani bastonati.
    Piacciono i libri ma, in fondo in fondo, si è pronti a buttarli nel cesso se mai un giorno – per assurdo – dovessero diventare “di moda” (che poi, sarebbe persino superfluo dirlo, ma parlare di “libri” in generale non è che abbia tanto senso, ce ne sono di splendidi e di immani ciofeche). Naturalmente non vale solo per i libri, per esempio: piace un certo musicista alternativo, ma si è pronti a sputargli sul muso non appena dovesse vendere più delle 30 copie d’ordinanza; oppure piace la tale opera teatrale di nicchia, ma non si esita un solo istante prima di spernacchiarla pubblicamente semmai questa dovesse approdare ad una qualche forma di “successo”; si compra la verdura dal contadino di fiducia, ma si sarebbe i primi a storcere il naso se un giorno si dovesse scoprire che cominciano a farlo anche molti altri.
    Insomma, il popolo bue stia a debita distanza!
    p.s. a proposito di intrecci tra potere rosso e coop rosse e comunisti assetati di potere, non è forse uno dei “piccoli librai” pesaresi ad allestire la bancarella di libri a tutte le feste dell’unità?
    p.s.2 credo che andrebbe organizzata un’ulteriore mobilitazione, questa volta contro le librerie online (e a questo punto forse anche contro internet e i computer in generale), visto che ormai coprono una buona fetta del mercato dei libri.

  35. @Vanny:

    “ma c’è una libreria a Pesaro, Le foglie d’oro, molto attiva in questo senso”

    Giusto. Abbiamo iniziative che riguardano le letture per bambini. I libri infatti sono una cosa per bambini. Dopo uno cresce e guarda l’inter, mica legge i libri.

    “Comunque a mio avviso non vale la pena prendere iniziative per Pesaro”.

    Ce la meritiamo, la Coop Libri.

    @Ale:
    Non ho nulla da dire sulle cooperative, ma la grande distribuzione libraria è effettivamente un problema grosso, lo è nell’organizzazione dello stesso spazio di vendita (problema che hanno anche librerie pesaresi osannate da chi boicoppa, peraltro, ma vabbé, la trance ideologica fa pure questo), indipendentemente dallo spirito che le sta dietro.

  36. Io penso, come ha scritto Pereira nel post successivo a questo, che il tema della globalizzazione sia di assoluta importanza, e che se questa iniziativa serve a smuovere le coscienze su questo tema è una bella iniziativa.

    Personalmente Boicopperò alla grandissima, sono in totale sintonia con l’iniziativa e non è vero che le librerie a Pesaro non organizzano mai nulla, forse voi non avete figli ma c’è una libreria a Pesaro, Le foglie d’oro, molto attiva in questo senso, e che propone letture x bambini diverse dalle solite “boiate” disney&co che la Coop propone a prezzi nettamente inferiori.

    Comunque a mio avviso non vale la pena prendere iniziative per Pesaro, una città amorfa con una politica amorfa che propone una amorfa vita sociale ai giovani e meno giovani. E come se non bastasse le persone più “vive” si fanno solo opposizione tra loro, castrando ogni iniziativa che non sia amorfa, giusta o sbagliata che sia.

    Pesaro … mavaff… 🙂

  37. La Coop è sinonimo di consumismo esasperato.Se impari a vivere acquistando il necessario, anche il rivenditore vicino a casa tua, che raggiungi a piedi o in bicicletta, diventa economico!
    Poi non sono d’accordo cle la Coop interpreti un autentico spirito cooperativo.
    Poi non mi piace l’inquinamento da PM10 che produce soprattutto di mattina presto , quando, file di TIR col motore acceso attendono di scaricare.

  38. anche io boicoppo!!!
    continuerò ad andare alla mia libreria solo per il legame che si è creato e che non potrò mai avere da una grande distribuzione

  39. Quante presentazioni di libri ha fatto Trengia&soci in questi ultimi anni a Pesaro?! Quante iniziative per favorire lo sviluppo della lettura a Pesaro?
    Questa grande organizzazione mutualistica, ovvero la cooperativa, organizza ogni anno eventi culturali di rilevante portata al fine di promuovere la scrittura, la lettura ed esaltare i giovani talenti nascosti nelle periferie del centro-nord italico (Ad Alta Voce,Coop for words…). Come qualcuno precedentemente ha scritto, la coop non è una multinazionale e, a differenza di altri supermercati, a fine anno in qualità di socio posso usufruire del ristorno. Che cos’è il ristorno? E’ la ridistribuzione ai soci del profitto realizzato dalla cooperativa, calcolata in proporzione al valore degli scambi mutualistici che i soci hanno intrattenuto con la cooperativa nel corso dell’esercizio e sottoposta a limiti fissati dalla legge e dal mercato.

    “A norma dell’articolo 45 della Costituzione la Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata.” tratto da Wikipedia

  40. Dunque Marzi ci ha spiegato che i supermarket del libro a Bologna – dove ammazzano le piccole librerie di qualità, ché lì ci sono – sono fichi e giusti.
    Invece nei posti come Pesaro, dove nessuno muove un dito e non si vede una presentazione o un incontro con l’autore da anni, ecco, lì il supermarket del libro è blutto blutto e cattivo.

    (naturalmente non chiedo ragione di questa marziana posizione: significherebbe dire una cosa gravissimissima).

  41. Ma perché dobbiamo essere così conservatori e provinciali? Se a Pesaro apre una libreria che mi consente di comprare dei libri a prezzi migliori e mi crea delle condizioni per incrementare i miei acquisti, perché questo deve essere negativo? La cultura deve rimanere in piccole cerchie elitarie e protette? Qual è la finalità? Quella di diffondere la letteratura e il sapere o quella di salvaguardare alcuni librai? Se i nostri librai sono bravi ed indubbiamente alcuni lo sono, sarò io a decidere di comprare ancora da loro ed avere un rapporto amicale e di fiducia. Perché impedire un’altra opzione che sarà indubbiamente quella del risparmio e forse di una maggiore offerta?
    Perché devo difendere il fioraio (esoso) che è lì da tanto tempo quando posso comprare da altri fiorai (vedi via Passeri) che mi offrono un servizio migliore? Solo perché vederlo mi fa sentire che tutto resta uguale e nulla cambia? Non è conservatorismo questo? Ma con chi sto parlando forse con quelli che pensano che il mondo si debba fermare a quando avevano vent’anni? Cosa c’è di progressivo in questo pensiero?
    Se i libri vengono venduti in più luoghi, ben venga! L’importante e che più persone leggano secondo le proprie disponibilità economiche e le proprie scelte. Se Pesaro è stata scelta come prima città delle Marche per aprire una libreria coop evidentemente un’indagine di mercato ha rilevato i pesaresi come forti lettori (altrimenti non l’avrebbero aperta). Perché questo dovremmo sentirlo come una cosa negativa? Questi dati inoltre rientrano nei parametri di una qualità della vita migliore.
    Vi invito a riflettere e non a prendere posizioni ideologiche. Grazie per l’attenzione.

  42. Ma tu fai parte del dibattito! e la tua voce di dissenso cos’ha creato? Che un’altra persona ti abbia risposto, non mi sembra chissà che! il mio non era un atto di censura o di minaccia!! Ho come l’impressione che tu abbia mischiato tante cose e fatto un po’ di confusione, ma questo è il mio parere. Non ho neanche mai parlato di maleducazione. E comunque insinuare che qualcuno stia portando avanti un’iniziativa per proteggere amici che hanno piccoli e solidi imperi mi sembra forse ancora più grave che l’essere maleducati.

  43. A me sembrava si far parte del dibattito. Non sapevo che una voce di dissenso potesse causare ciò. Ma siamo così poco abituati a questo genere di cose che corriamo subito ai ripari. Non credo di aver offeso nessuno, neppure di aver usato modi che non si confanno ad un dibattito aperto e spontaneo. Se non essere d’accordo significa essere un maleducato, preferisco essere un maleducato anche se non ritengo di esserlo. Quando parlo del sig. Marzi intendo un ipotetico sig. Marzi. Non ho nulla contro di lui, sia chiaro. Non lo conosco. Neppure se non condivido le sue idee. Al limite critico l’iniziativa. Ad ogni modo mi scuso se ho offeso qualcuno. Ma tanto per fare i pignoli: “Comunisti, radical chic, nostri amici, italiani piccoli e medi, imperi”, dovremmo fare delle distinzioni tra cos’è offensivo o meno. E poi tra ciò che è vero o no. Ecco a cosa serve la lucidità.

  44. Assolutamente d’accordo!Noi qui nn diciamo che la Coop nn debba aprire (e chi potrebbe impedirlo!)ma diciamo ai pesaresi di continuare ad andare nei negozi dove andavano prima!E io nn vado in nessuna delle catene che hai detto!Nn per niente sono di un GAS.E la difesa insita in questo appello vale anche per i piccoli alimentari che dici tu,Davide,e per tutti gli altri schiacciati dalla globalizzazione.E vedrai che questa iniziativa si estenderà in tal senso.Ma toccava pur partire!

  45. XMarco: Io sinceramente non capisco i modi, mi sforzo ma non li comprendo. Perché tutto questo astio. Tu hai idee differenti da quelle espresse da A. Marzi ma non esiste un modo migliore e un po’ più pacato per esprimerle? Comunisti, radical chic, nostri amici, italiani piccoli e medi, imperi… hai messo dentro tutto. Infondo qui ci sono persone, che semplicemente cercano di far emergere un dibattito in una città dove è dominante un’apatia sconfortante. Credo che affrontare questi temi con più calma e lucidità farebbe bene a tutti, soprattutto a Pesaro.

  46. Condivido l’idea di base.
    Ma se volete veramente essere giusti, bisognava mobilitarsi anche in difesa dei piccoli alimentari, del piccolo negozietto di elettronica, del piccolo calzolaio…

    Voi comprate da Ikea, IperCoop, Benetton, Mediaworld, Foot Locker?

    se SI.. allora siete moralisti.
    se NO allora siete coerenti.

    io sono per dare a tutti la possiblità di aprire un’attività. Voi farete benissimo a non comprare libri lì, lo farò anche io… ma non si può in assun modo di impedire un soggetto di entrare nel mercato, anche se, diciamo, non compete ad armi pari.
    (la censura la odiate, vero?) beh.. questa mi sembra censura al 100%) Il mercato giudicherà.

  47. Vogliamo parlare poi di come hanno fatto le assunzioni, in pieno periodo di crisi.
    Non hanno pubblicato nessun annuncio, hanno solo chiamato i loro amichetti mafiosetti rossi e si sono spartiti il lavoro in puro stile mafioso.
    Del resto, basta vedere dove sta il presidente della COOP Adriatica…

  48. Grazie a tutti e 3,le vostre sono le prime adesioni qui sulla radio!Vi possiamo contare nel comitato quindi? Un abbraccio

  49. Sono d’accordo sul fioraio che era anche il mio e aveva i fiori più belli del mondo e io se dovevo regalare dei fiori andavo lì. Ma certo non ha chiuso perchè esistono multinazionali di fiori. Invece, mi dico, ma il sig. Marzi all’ipercoop non ci va? Perchè i supermercati sì hanno fatto chiudere i negozietti. E in banca non ci va? L’auto lui non ce l’ha? E dove fa benzina? Mi parla di multinazionali ma la coop non lo è. Proprio perchè è una coop. E mi chiedo ma perchè accanirsi tanto per un libreria che altrove, a suo dire, è strepitosa (quando io la credo ridicolmente fighetta radical chic con libri e cibo selezionatissimo, quella di Bologna, molto trendy e di grande attrazione: anche se non si sa più se si va lì per i libri, la struttura o prendersi un chilo di pasta a 8 euro o un primo a 15!!!). Come mai i comunisti adesso non vogliono più neppure le coop? Tanto meno se vendono… libri? Tanto meno se vendono libri magari facendoteli pagare meno? No è che forse, di nuovo, da italiano piccolo e medio, difendiamo i nostri amici anche se hanno eretto imperi (magari piccoli, ma solidi) economici per la totale assenza di concorrenza? Nessuno ha gridato allo scandalo quando ha chiuso il Quasar o il CD-Drome, veri templi della divulgazione musicale indipendente a Pesaro. Ma quella è un’altra storia, anche se qualcuno magari i cd all’ipercoop li comperava eccome!
    Inoltre, nel tempo si è visto che aumentando le librerie (e Trengia, ad esempio, ne ha aperte almeno 4, lasciandole subito dopo fermandosi nella splendida sua ultima creazione) aumentavano i lettori e i compratori, quindi più libri ci sono, più persone li comprano, sembrerebbe. E chi è affezionato a trengia continuerà da lui, chi non comperava libri forse domani lo farà. Chi vorrà risparmiare forse lo farà. Forse neanche quello. Ad ogni modo non sono le librerie a Pesaro i luoghi dove si discute. Se mai si discute di qualcosa.

  50. La libreria Coop aprirà, certo che aprirà. Ma cominciamo a farci sentire in questa città priva di senso critico. Boicoop anche io.

  51. Boicooppo anche io. E’ solo l’ultima mazzata al cuore della città. Di concorrenza libraria c’era già quella dei due poli iperossini e ipercoop. Ora il gigante arriva dritto in centro e non potrà che schiacciare i piccoli che lo circondano. Non ci resta che resistere…

  52. ciao Pereira a ciao Andrea(Zucchi)….
    io mi servo dal Barbiere e scendo regolarmente a Pesaro per rifornirmi…. perciò anche io boicoppooooooooo!
    Ultimo libro acquistato dal Barbiere:
    Patatrac di Roberto Vacca… consiglio a tutti di leggerlo
    A Urbino, dove ora vivo, queste cose non accadono (la Coop non investirebbe mai qui…non c’è business per lei) ma il potere politico non è troppo diverso da quello di Pesaro…. molto preso da se stesso (il potere)… non ha la minima idea che chi comanda veramente è moooolto in altooooo! Ciao a tutti

  53. Anche questa è globalizzazione, anche questa è perdita di senso civile. Il dilagare delle grosse catene è il morire dei fiori campo. Io ci sono. Boicooppo!

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