Un lettore ci segnala questo bell’articolo di Nicola Oddati (assessore alla Cultura del Comune di Napoli) proprio sul tema che stiamo trattando da giorni, quello del destino delle librerie di territorio. Ci sembra un articolo lucido e capace di portare utili informazioni ad approfondire, chiarendo il funzionamento dell’ingranaggio perverso che sta uccidendo le piccole librerie.
Redazione Radio Pereira

SALVIAMO LE PICCOLE LIBRERIE di Nicola Oddati (assessore alla Cultura del Comune di Napoli)

La vicenda della Libreria Treves, fiore all’occhiello della editoria napoletana e nazionale e parte fondamentale del patrimonio culturale di Napoli, ha suscitato l’interesse dei cittadini e dell’amministrazione. Ed è molto importante il movimento che ha visto uniti scrittori e giornalisti, politici e operatori culturali che si sono adoperati per la salvaguardia di una realtà così importante per la nostra città. In particolare questa vicenda ci ha fatto riflettere su un tema che è quello della sopravvivenza e della scomparsa della libreria indipendente, problema che tocca non soltanto Rino de Martino, titolare della Treves, e l’editoria napoletana ma anche l’editoria nazionale, oggi messa a dura prova dalla concorrenza delle grandi catene di distribuzione e dei nuovi media, che assorbono la maggior parte dell’utenza.

Sicuramente le grandi librerie di catena hanno punti di forza importanti: un vasto assortimento, un’esposizione che invoglia all’acquisto e condizioni di prezzo favorevoli. A questo si aggiunge il crescente ricorso degli utenti a internet per i propri acquisti online, comodamente da casa. Le piccole librerie, condotte con fatica, al contrario, devono fare i conti non solo con la concorrenza ma anche con i costi di gestione sempre più alti e con le normative in materia poco chiare. In effetti, se ci pensiamo, si sta ripetendo quello che è accaduto in America negli anni 20, quando le grandi case cinematografiche, la Paramount, la Metro Goldwyn Mayer e altre, controllavano l’intero ciclo, dalla produzione alla distribuzione alla proiezione dei film nelle sale cinematografiche, segnando così la morte delle altre case che non riuscivano a sostenere la concorrenza.

Ma il libro, qualunque libro, è un fatto culturale e come tale va tutelato. Non può essere ridotto a mero fatto economico. Che ne è allora del rapporto privilegiato tra il lettore e il librario sempre aggiornato su tutta la produzione culturale, la saggistica e i libri di narrativa di autori meno noti e sempre disponibile a dispensare consigli? Sarebbe opportuno, dunque, che il Parlamento, guardando con attenzione anche a quello che accade nei Paesi europei, si attivi concretamente per colmare il vuoto normativo con una legge che salvaguardi la piccola editoria anche ascoltando la voce degli esperti del settore che suggeriscono una legge sul prezzo fisso. Solo così si possono far sopravvivere le piccole e medie librerie, che hanno molto da offrire: innanzitutto la specializzazione e il radicamento sul territorio, un modo per partecipare alla vita di quartiere e diventare sempre più un luogo di incontro e polo culturale.

8 Commenti

  1. Un po’ è un po’ stupito dall’apprezzamento di Jacopo
    Nacci,principalmente perché aveva pensato lui stesso di
    ringraziare Jacopo per i suoi contributi, lucidi e di
    spessore. Ma non l’ha fatto.
    L’avrei fatto, ma ho avuto una strana sorta di pudore.
    Lo faccio ora.

    Attendo anche qualche altro commento da parte dei
    frequentatori di questo blog, mi sembra che ci siano
    tante altre cose da dire, rispetto ad un argomento che
    sembra stare così a cuore a molti.

  2. Ecco, ecco. Ecco. Il modo. Una vita mentale manifesta nel modo, una familiarità reale manifesta nel modo.
    Il discorso sensato attorno a ciò che si conosce, non la salvaguardia battagliera di un sostantivo dal referente sconosciuto.
    La vita normale in estinzione, il “po’” con l’apostrofo e non con l’accento.
    Qualcosa di un po’ diverso, grazie.

  3. “Sarebbe opportuno che il Parlamento, guardando con attenzione anche a quello che accade nei Paesi europei, si attivi concretamente”*. Io un paio di argomenti da sottoporre al Parlamento li avrei, e la tutela per legge della piccola editoria non sarebbe tra i primi. Ma non è di qesto che vogliamo parlare.

    Il rapporto privilegiato tra lettore e libraio** si autotutela.
    Se a) sono un lettore curioso e affamato e b) il mio libraio è competente, disponibile, curioso anch’egli, il rapporto che si instaura tra noi non potrà mai essere minato dalla sezione libri ampliata e resa indipendente da alimentari e detersivi di un supermercato, e neanche la sopravvivenza sul mercato del luogo del nostro amore.
    Se invece compro non dico I Love Shopping e il seguito I Do Really Love A Lot Shopping, ma, per dire, le opere di un ex comico, un giornalista bilioso, un ex panettiere o un nuovo avvincente thriller norvegese, il fatto che io acquisti da una catena oppure no non influirà sui destini delle piccole realtà locali, o non in maniera decisiva.
    Del boicottare (e del boicottare alla grande): ci credo poco. Posso credere alle buone intenzioni di chi lo promuove e di chi lo mette in pratica, ma credo poco nella sua efficacia. E mi da l’idea che appartenga alla stessa area dell’adesionismo-da-repubblica.it (per me figlio nobile della grande truffa del sondaggismo un tanto al chilo): stesso impegno richiesto, stessa possibilità concreta di fare la differenza Vogliamo farla davvero? Consigliamo i libri che ci piacciono, parliamone, coinvolgiamo chi pensiamo possa apprezzare. Regaliamone. Non solo a Natale, per favore.
    Nella speranza che anche i librai si diano una mano…

    * Sarebbe più opportuno che il Parlamento si -attivasse-, no, assessore alla cultura?

    ** “Nicò, sono Rino. Ho visto l’articolo, tutto bene, grazie. Però t’aggia dì ‘na cosa: libraio, sono un libraio. Quante volte te lo devo dire…Vabbuò, non ti preoccupare, non se ne acccorge nessuno…ok, bene, ci sentiamo presto.” Chiude il telefono, guarda fuori, piange.

  4. A Pesaro, per occuparsi seriamente dei problemi dei cittadini, basterebbero 3 , dico 3 , assessori,
    visto che le politiche ambientali e dei servizi comuni sono di fatto di pertinenza di Marche Multiservizi !
    Un assessore si potrebbe dedicare al bilancio spese- entrate, un altro ai servizi ricreativi e di assistenza, infine un terzo ai problemi produttivi e della sicurezza.
    Poi ci sarebbe sempre il Sindaco che dovrebbe coordinare tutto.
    Personalemnte eviterei anche il ViceSindaco e ne affiderei il ruolo , in caso di mancanza effettiva del Sindaco, a uno dei tre assessori.
    Invece, visto che gli assessori sono 11 + il viceSindaco, e le cose da fare sono poche… ecco che nascono i dibattii ideologici !
    Del tipo… strada a Craxi oppure del tipo… Porto è un professorino e via dicendo!

  5. Infatti,ci è toccato perdere del tempo anche per mobilitarci contro questa cosa,che è assurda.Assurdo che il consiglio comunale non abbia di meglio cui pensare.Assurdo che si lodi Craxi,rimasto latitante(significa sottrarsi alla legge…)e “colpevole” dell’aumento del debito pubblico italiano e del regalo delle tv a Berlusconi…Assurdo che parta da qui una delegazione per Hammamet..ma chiederemo se i soldi sono del comune…

  6. Se per questo, risulta che il 21% degli abitanti del Lazio non sa che la terra gira attorno al sole (Vacca Anche tu fisico)! Che in Germania la donna più popolare è Angela Merkel…in Italia Belen Rodriguez (fonte internet)!.
    Per dire che cittadini impreparati, che non sanno la differenza tra una piccola libreria e una libreria di catena, non possono che eleggere assessori impreparati.
    In compenso i vs assessori parlano che i tempi sono maturi per dedicare a Pesaro una via a Bettino Craxi!

  7. Una mia amica che si intende di editoria e libri mi ha detto che secondo lei gli assessori pesaresi non sanno neanche la differenza fra una piccola libreria e una libreria di catena.

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