Alcuni cittadini ci scrivono una lettera sottoscritta da firme, volentieri pubblichiamo, apprezzando l’allargamento della riflessione. Chi vorrà sottoscrivere potrà aprire un commento e lasciare il suo nome e cognome.
Redazione Radio Pereira

Difendiamo le piccole librerie. O la città?
Firma, se sei d’accordo.

Siamo un gruppo di cittadini che guardano senza simpatia all’apertura della venticinquesima libreria Coop in Italia, a Pesaro.
Vorremmo sensibilizzare tutti a sostegno delle librerie storiche pesaresi che rappresentano un patrimonio culturale, di relazioni.

Può darsi che questa sia solo una inutile mozione sentimentale ma desideriamo ribadire l’importanza e il ruolo di persone competenti e capaci di orientare e assistere il lettore. Una catena distributiva non ha bisogno di librai, ma solo di commessi che sono lì per fornire titoli già promossi in televisione. Tutto questo vale ovviamente anche per il cibo, i vestiti ecc. ed è una ennesima occasione per una riflessione sul conflitto fra piccola e grande distribuzione: cosa si perde e cosa si guadagna con la libreria Coop, e col multiplex? Non c’è alcuna differenza o queste cose hanno riflessi sulla nostra vita? C’entra qualcosa la omologazione delle città con i temi che appassionano tanto i giornali come il bullismo, il disagio sociale, l’essere estranei fra molti, la disoccupazione e la sottooccupazione dei giovani, la vivibilità, ecc?

Ci sembra interessante allargare il discorso alla questione del ruolo del centro, e al problema dell’apatia che si respira in città con una riduzione degli orizzonti dei suoi abitanti.

La libreria Coop sopravviverà sempre e comunque avendo alle spalle una azienda potente quanto una multinazionale e contribuirà a rendere – a fianco di altri marchi di catena – la nostra città sempre più anonima e simile alle altre con una pericolosa perdita di identità.
Pensiamo che questa apertura fornisca alla città un’occasione per fare una cosa che sembra passata di moda: pensare. Pensare il futuro, il ruolo del centro, il lavoro, il tipo di consumi. Pensare e informarsi per scegliere, eventualmente, anche di comprare libri e cibo e altro in un iper mercato.

Andrea Marzi
Andrea Zucchi
Federico Tamburini
Mauro Murgia
Riccardo Uguccioni
Federica Campi
Mara Cerri
Graziano Gentiletti
Betta Rossi
Carlo Piazzesi
Cristina Tizian
Francesco Gaudenzi
Marco Spadoni
Francesca Scicchitano
Stefano Maraviglia
Giovanni Trengia
Michele Tancini
Stefania Lanari
Libreria Zazie
Valentina Curandi
Cinzia Filiaggi
Fabio Salbitano
Viola
Alberto Milazzo
Vanny Rosso
Raffaella Beccatti
Michele Carboni
Giulia Benelli
Mauro Panunzi
Paolo Mazzanti
Angela Guardato
Anna Giampaoli
Giuseppe Matteucci
Paola Tontini
Gaio Valerio Marchi
Tiziana Etna
Laura Facondini
Elisa Panunzi
Michele Paci
Renzo Fazi
Daniele Antonioli
Silvia Fazi
Valentina Antonioli
Alberto Lanfernini
Gianluca Di Domenico
Ivan Italiani
Marzia Di Fazio
Luca Caimmi
Sara Luslini
Michela Di Ciocco
Stefano Panzieri
Domenico Balducci
Luca Bartolucci
Gabriele Del Monte
Giulia Benelli
Paolo Grazzi
Luca Bartolomei
Piepraolo Loffreda

Se vuoi apporre anche tu la tua firma scrivi un commento quì sotto con nome e cognome o come preferisci, grazie.

13 Commenti

  1. I libri e la lettura costituiscono la migliore delle Arti esistenti. DIFENDIAMO, perciò, TUTTE LE LIBRERIE! Dalla più piccola e sperduta a quella più grande.

  2. E’ stato diffuso oggi dalla CGIA di Mester un dato che rivela che ogni posto di lavoro creato nella grande distribuzione ne fa perdere ben 6 nella piccola!

  3. Claudia Leporatti

    per le piccole librerie!
    A Budapest, dove vivo, ce ne sono anche di seconda mano, in particolare in cui vendono anche libri importati dall’Inghilterra (l’ungherese è difficile da leggere!). Spero che anche l’Italia “regredisca” un poco, in questo senso.

  4. In questo periodo stare qui, qui con voi intendo, mi piace.

    Riguardo alle librerie e a tutto, tutto il resto..

    Questo che segue è “Una cosa divertente che non farò mai più” (1997) di David Foster Wallace. In questo frangente, questo immenso scrittore è alle prese con un reportage sulla crociera “7 notti ai Caraibi”.

    C’è anche un’altra strada per il trionfo sulla morte. Dalla fatica del lavoro alla fatica del divertimento. Le attività ininterrotte della crociera “7 notti ai Caraibi” , i giochi, le feste, l’allegria e le canzoni; l’adrenalina, l’eccitazione, l’iperstimolazione,. Ti esaltano e ti fanno sentire vivo. Ti danno l’impressione che la tua esistenza sia libera dalle contingenze. L’opzione della fatica del divertimento non promette tanto il superamento del terrore della morte quanto piuttosto di allontanarlo per un po’ di tempo: “ Mentre vi fate delle grandi risate con i vostri amici ( nella brochure ci sono continui riferimenti a questi “amici”; parte della promessa di sfuggire al terrore della morte consiste nel fatto che nessun passeggero resterà mai solo) nel salone dopo cena, darete uno sguardo all’orologio e direte che è quasi ora dello spettacolo… Quando calerà il sipario, dopo una grande standing ovation, fra i vostri amici qualcuno dirà: “ E ora che facciamo?” Magari una puntatina al casinò o quattro salti in discoteca? Magari un bicchierino tranquillo al piano bar o una passeggiata sul ponte al chiaro di luna? Dopo aver discusso tutte le possibile alternative, urlerete tutti insieme: “Facciamo tutto”
    ……

    C’è un episodio che ha fatto notizia a Chicago. Qualche settimana prima che mi sottoponessi alla crociera extralusso, un ragazzo di sedici anni fece un capitombolo dal ponte più alto di una meganave – mi pare della Carnival o della Crystal: un suicidio.
    Secondo il tg si trattava di pene d’amore adolescenziali, una di quelle romantiche storie d’amore che nascono in crociera e finisco male, eccetera. Secondo me c’era qualcos’altro sotto, qualcosa che nessun servizio del telegiornale sarà mai in grado di raccontare.
    In queste crociere extralusso di massa c’è qualcosa di insopportabilmente triste. Come la maggior parte delle cose insopportabilmente tristi, sembra che abbia cause inafferrabili e complicate ed effetti semplicissimi: a bordo della Nadir – soprattutto la notte, quando il divertimento organizzato, le rassicurazioni e il rumore dell’allegria cessavano – io mi sentivo disperato. Ormai è una parola abusata e banale, disperato, ma è una parola seria, e la sto usando seriamente. Per me indica una semplice combinazione – uno strano desiderio di morte, mescolato a un disarmante senso di piccolezza e futilità che si presenta come paura della morte. Forse si avvicina a quello che la gente chiama terrore o angoscia. Ma non è neanche questo. E’ più come avere il desiderio di morire per sfuggire alla sensazione insopportabile di prendere coscienza di quanto si è piccoli e deboli e egoisti e destinati senza alcun dubbio alla morte. E viene voglia di buttarsi giù dalla nave.

    David Foster Wallace è morto suicida il 12 settembre 2008

  5. Ilya Prigogine (nobel termodinamica ) diceva :
    “nei sistemi vicino all’equilibrio ogni molecola vede solo la molecola vicina,invece, nei sistemi lontano dall’equilibrio, ogni molecola vede molte più molecole attorno .Nel secondo caso , la natura è come se pensasse!”
    Gaioing, pensando a questo, dice: la catena di distribuzione è la molecola nei sistemi vicino all’equilibrio (i sistemi omologati o standardizzati),
    la piccola libreria invece è la molecola nei sistemi lontano dall’equilibrio.
    Chi firma questa petizione è lontano dall’equilibrio… è un precursore degli equilibri futuri che forse verranno.
    Gaio Valerio Marchi da Urbino

  6. La libreria è un luogo quasi “sacro” dove si respira aria di cultura,sapienza,saggezza,……non possiamo ammazzare la CULTURA!
    No alla vendita di libri nei supermercati,restituiamo i libri al libraio,ad ognuno il suo mestiere!
    Anna Cenetiempo (da Trieste)

  7. Non conosco bene i termini di legge x l antitrust sul mercato dei libri… e nemmeno sono un lettore accanito. Ma la memoria che è contenuta in ogni libro -fosse anche solo un ricettario- non può essere alla stregua dei 3×2 della mozzarella. Inoltre , tanto per scadere nel romantico, non ha senso comprare un libro senza andare nel suo luogo: una libreria con un mastro libraio con cui parlare ecc ecc… e comunque non andrò in questa nuova libreria coop a comprare i libri.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui