Pubblichiamo dal Resto del Carlino del 4/10/2010 l’intervento di un libraio sugli aspetti del sistema distributivo a sfavore dei piccoli librai. L’articolo è senza firma.
Redazione Radio Pereira

«Certi sconti non possiamo proprio farli»

Libri in sconto, è concorrenza sleale?GIOVANNI Simoncelli, titolare della libreria Buona Stampa in via Rossini, interviene nella questione rispondendo alla lettera di Carlo Amagliani pubblicata martedì sul ‘Carlino’ in cui si esprimeva a favore della libreria Coop. «Anch’io vorrei offrire al lettore sconti e libri in offerta tutto l’anno, così da renderlo felice di aver acquistato un libro e averlo pagato di meno — scrive Simoncelli —.

La questione non è sul fatto che i librai indipendenti non vogliono fare gli sconti o adeguarsi al moderno. Il problema è che non possono farli e che le librerie di catena operano in un regime di concorrenza sleale, permesso loro dagli editori. A noi librai, infatti, il prezzo è imposto. Così com’è imposto al 30 per cento il guadagno. Ci impegnamo il più possibile con varie iniziative (tessere, campagne di sconto, riduzioni sul prezzo di copertina, promozioni, regali) per venire incontro al lettore, ma oltre il limite del 25 per cento non possiamo andare, altrimenti lavoreremmo gratis.

Mentre le librerie di catena hanno delle agevolazioni sulla scontistica e sui pagamenti molto superiori alle nostre. Saremmo felici di soddisfare i lettori, visto che amiamo leggere e far leggere. Ma non possiamo, perché le politiche editoriali italiane sono queste. E per fare gli sconti del 40 o del 50 per cento alle librerie di catena, allungando di conseguenza i pagamenti, gli editori stessi sono costretti ad aumentare il prezzo di copertina. Oltre il danno, la beffa. Se fossimo in Francia (dove dal 1983 una legge ha imposto il prezzo e la scontistica agli editori) il libro di Bonatti lo avrebbe pagato 18 euro (invece che 20) in tutti i punti vendita, al limite 17 visto che si può praticare un 5 per cento di sconto al massimo.

Amagliani poi fa riferimento ad esempio al mobile e al fatto di comprarlo all’Ikea dove costa meno. Anche qui volevo precisare che sul libro purtroppo non esiste una qualità più scadente e dunque più economica. Il libro è lo stesso prodotto, identico da tutte le parti. Per il mobile non è così: posso sceglierne la qualità». Spiega, infine, Simoncelli: «La differenza per la libreria, invece, sta nella qualità dell’ambiente, nella cura del catalogo, nella conoscenza dei libri e del lettore. Ma forse per chi acquista, questo non ha più importanza.

Ciò che importa è comprare un prodotto e pagarlo meno, come al supermercato. E non è una questione di consorzi o quant’altro. Anche a me piace la modernità, ma si può andare avanti anche mantenendo una certa qualità che, chi fa il mio mestiere con passione, crede di garantire, oltretutto con un bel sorriso sulle labbra».

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