Haiti dopo la catastrofe.
Diario di un infermiere professionale volontario – 5

Port-au-Prince, 20 febbraio 2010

Gli infermieri volonatri ad Haiti.

Ciao Pulcio, non ricordo bene veramente dove siamo arrivati tra difficoltà di connessione e mancanza di energia elettrica, continuo comunque a risponderti sulle missive iniziali così riesci a tenere il filo che io ho perso. Oggi sono andato per la seconda volta a Saint Marc, l’ambulatorio ha preso piede e la voce si è diffusa tanto che oggi abbiamo visto 170 persone (la media si attesta comunque sui 150 visitati al giorno), con l’ausilio di alcuni medici brasiliani che sono a bordo della nave Cavour.

Si tratta di persone che forse avranno visto il medico due volte nella vita, qui la sanità è a pagamento e per chi non ha soldi per mangiare curarsi diventa la seconda necessità. Queste persone si presentano quindi negli ambulatori anche per bisogni banali, visto che l’occasione è troppo ghiotta. Si tratta di persone di diverse estrazioni sociali (anche qui naturalmente ci sono famiglie ricche), che vengono o per curarsi malattie che si portano dietro da anni, o perché non capita tutti i giorni l’occasione di essere visitati da
medici di paesi considerati più avanzati.

I problemi principali sono legati alla grossa massa di sfollati che vivono in condizioni quasi disumane, favorendo la diffusione di malattie specialmente infettive, che poi trovano facile bacino di diffusione in una popolazione che ha già grosse problematiche di base.
Per noi la soddisfazione di dare comunque alcuni giorni di speranza a chi l’aveva perduta, di limitare l’impatto di queste calamità sulla popolazione… e di arricchirsi di quella sana dose di modestia che infonde il confronto con chi è molto più sfortunato di te.

Non riesco sicuramente a trasmettere tutta la ricchezza umana che mi deriverà da questa esperienza, se ne fossi capace scriverei best sellers! Ringrazio il gruppo che sta lavorando con me, tutto motivato dalla stessa spinta e dalla stessa modestia e tutto pronto a mettersi a disposizione uno dell’altro.

Oggi durante il volo di ritorno da Saint Marc il pilota dell’elicottero ha fatto una ricognizione su Port-au-Prince, facendo apparire chiara la situazione, facendo vedere ammassi di costruzioni(ex) senza un minimo di logica costruttiva, ridotti ad ammassi di “calcinacci” con tende sparse qua e là che non si capisce chi mai arriverà a togliere per iniziare la ricostruzione, sotto le quali le persone cominciano a decomporsi con questi 40° gradi quotidiani.

Intanto anche in ospedale l’attività va avanti (permettimi un po’ di “civetteria” invitandoti a vedere l’articolo pubblicato oggi nel Resto del Carlino su Haiti), prosegue l’attività chirurgica di revisione dei danni da terremoto trattati in urgenza, anche se è ufficiale lo smantellamento del campo e la fine delle attività per Sabato 27 p.v.

L’ospedale della fondazione Rava non vede l’ora che ce ne andiamo, sembra crudele ma ha un senso visto che questa realtà costruita con fatica per curare bambini, rischia di essere fagocitata da questa città così in difficoltà.

Per oggi basta, devo mettermi un limite altrimenti continuo per ore dato che sono parecchio motivato a trasmettere tutte le sensazioni positive che ho accumulato. Mi scuserai se non ho spazio per i riferimenti stile Hemingway che mi hai giustamente consigliato, se ne fossi capace mi piacerebbe davvero con queste brevi lettere riuscire a farti vivere i contrasti che genera nel nostro animo l’esperienza di volare in elicottero passando da un volo a pelo d’acqua su una meravigliosa barriera corallina, a quello sulle macerie di cui ti parlavo prima.

Oppure raccontarti di Jessica, la bambina di circa due anni diventata le mascotte del gruppo, così teneramente abbracciata a tutti in cerca di affetto e così drammaticamente stritolata da una sieropositività ereditata dalla madre, ora morta, e dal resto della famiglia che l’ha abbandonata… ma questa è un’altra storia che forse merita un racconto a sé.

Ciao Pulcio ora vado a letto che domattina si parte alle 6.30, tento di allegarti una foto del gruppo medici, infermieri e traduttori che si sono alternati con altri a Saint Marc, vorrei inviarti altre immagini ma con questa lentezza non è possibile…accontentiamoci!

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