Chitarra elettrica Jackson.Continuiamo a parlare di chitarre e inoltriamoci in un luogo davvero contradditorio, gli anni ’80. Gli eccessi di questo decennio ovviamente non hanno risparmiato il mondo della sei corde, ma le opinioni, vi dimostrerò, possono essere molto discordanti. Durante gli anni ’80 hanno perso di popolarità tutti i design classici, Les Paul, SG, Telecaster e Stratocaster hanno lasciato le luci della ribalta perché soppiantate dalle cosiddette Superstrat. Le Superstrat sono chitarre la cui forma si ispira a quella della Stratocaster, e non a caso, poiché la strato si porta dietro un’idea di modernità dagli anni ’50: leggera, con il corpo sagomato, e ha un ampio spazio sul top che i chitarristi possono riempire di single coil o humbucker, vi sfido a farlo con una Tele o una Gibson. Per vedere di nuovo una Les Paul dovremo aspettare Slash con i Guns nel 1986.

Le Superstrat nascono per esigenza dei chitarristi che presi da manie di potenza e velocità hanno bisogno di una chitarra leggera, veloce da attaccare ai pedali e ai muri di Marshall e su cui possano montare violenti pick up Di Marzio o Seymour Duncan Super Distortion. La Strato ben si presta e quindi numerose case produttrici soprattutto giapponesi e americane si lanciano nella produzione di Superstrat. Sono comunque ottimi strumenti, magari non di una bellezza classica, a causa dei colori che vanno dal nero al fluo senza passare per gradazioni intermedie, ma costruiti con cura e attenzione ai dettagli.

Chitarra elettrica Kramer.Compaiono le prime pointy headstock, cioè palette a punta, il corpo della Stratocaster è leggermente più squadrato e la paletta è appuntita, come a voler mettere in guardia dal suono pericoloso della chitarra. Kramer e Ibanez sono i nomi che sentiamo dire più spesso e le chitarre che costruiscono sono belle, velocissime e leggere. Molto comune l’utilizzo dell’ebano per le tastiere, legno molto duro e leggero e quindi molto veloce. Altra caratteristica che caratterizza queste chitarre è che alcune hanno il corpo fatto da unico pezzo di legno, la tastiera non è incollata o avvitata al corpo come nelle Fender o nelle Gibson ma è tutt’uno col corpo poiché proviene dallo stesso pezzo di legno. Per un metalhead dell’83 era davvero il massimo che una chitarra potesse offrire. Questa caratteristica non è in realtà del tutto innovativa, la troviamo anche nel basso Rickembacker già da qualche decennio.

Abbiamo detto che Fender e Gibson sono ferme sulla linea di partenza e guardano tutto questo avvicendarsi di pick ups potentissimi su copie di Strato, qual è la loro reazione? Innanzi tutto va precisato entrambe le case non se la passano bene. La Fender ormai di fender ha poco, il vecchio Leo non c’è più da tempo, parte della produzione è stata spostata in Giappone sotto il nome di Squier, (e qui vorrei aprire una parentesi, le Fender Giapponesi dei primi anni ’80 non dovevano essere il massimo per quel tempo, ma pensate che ora sono ricercate perché suonano meglio delle americane di oggi) e alla produzione americana sono stati effettuati dei tagli, dei tagli? Capisco il vostro stupore, cosa si può tagliare nella produzione di una piastra di legno con 4 viti e un microfono? Eppure la Fender abbassa i costi di produzione, producendo i peggiori esemplari della sua storia e si adegua al mercato copiando le copie della Stratocaster fatte da altri e mettendo in commercio Stratocaster con humbucker, con poco successo, poiché molti chitarristi preferivano modificare le vecchie Strato che suonano bene e scegliere da soli che humbucker montare.

Anche la Gibson in questi anni produce le sue chitarre peggiori, vende la storica sede di Kalamazoo e per stare al passo coi tempi non si fa altro che rispolverare i vecchi modelli futuristici anni ’50, l’ Explorer e la Flying V (la coda di rondine). Il vecchio Orville se la cava sempre, Explorer eFlying V sono parecchio apprezzate, nel retro copertina di Kill ‘em All dei Metallica del 1983 Hetfield e Hammet ne hanno un paio. Ovviamente la Gibson oltre che nel classico nero la propone in una miriade di colori imbarazzanti davvero per una Explorer che si rispetti.
A cosa servivano chitarre leggere colorate e velocissime? La risposta è: suonare un qualche tipo di Heavy Metal di cui potersi vergognare negli anni successivi. Ovvio che scherzo. Gli anni ’80 comunque sono caratterizzati da 4 generi principali: musica elettronica, Metal, Post Punk e Dark (Rockabilly, Psychobilly, Garage Revival, Beat, Punk/Hardcore ecc. Non sono stati trattati per mancanza di tempo e non per disinteresse). Il Post Punk non è caratterizzato dall’utilizzo specifico di un particolare tipo di chitarra ma vediamo molte semi acustiche in mano ai Jesus and Mary Chain, e altre band Shoegaze a cui serve fare parecchio casino, ma anche a band Dark come i Cure. E’ una scena davvero importante poiché qui mettono le radici i Charlatans e altre band che spianeranno la strada al Brit Pop di qualche anno più tardi.

Hell Hammer.Mentre nel Metal, come ho detto le Superstrat e le Gibson futuristiche spopolano letteralmente. Il Metal moderno nasce appunto negli anni ’80 con una miriade di sottogeneri, alcuni dei quali hanno avuto molta fortuna e altri davvero poca. Forse la corrente più caratteristica del decennio, che è anche quella che nasce e scompare con esso è l’Hair Metal, che per comodità associerò al Glam Metal e al Pop Metal. Motley Crue, Van Halen, Def Leppard, Bon Jovy, Poison, Whitesnake fino ad arrivare ai Guns and Roses. Il sound è caratterizzato da chitarre molto distorte, riff molto orecchiabili e testi pieni di riferimenti sessuali. Poi c’è il Metal classico di Iron Maiden e Black Sabbath, non particolarmente innovativi rispetto a quello che facevano i Judas Priest e i Motorhead negli anni ’70 e i generi più estremi, quelli a cui sono più affezionato, il Black Metal e il Thrash Metal, che possiamo considerare come una specie di fusione tra Punk e Metal. Non sto parlando di metallica ma di band come Sodom, Venom, Bathory e Celtic Frost.
Nel decennio successivo, il Metal classico conoscerà un periodo di oblio e sarà soppiantato dal Grunge, ma i sottogeneri più estremi reggeranno, soprattutto negli Stati Uniti e in Scandinavia. La musica elettronica conquisterà il mondo, il Post Punk e lo Shoegaze si trasformeranno in Brit Pop e domineranno la scena rock europea degli anni ’90.

[youtube h74hoTYaReQ]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui