Yuri Bandazhevsky parla di Chernobyl
In un paese a qualche chilometro dalla mia città, il prof. Yuri Bandazhevsky, alle undici della sera, ancora stava parlando di Chernobyl. Dei suoi 240 lavori di ricerca, del cesio 137, dei liquidatori, delle malattie e del cibo ancora contaminato, dei suoi otto anni di prigionia, dei lavori forzati. Di un passato che vuole tornare prepotentemente ad essere presente.

L’orologio della vecchia chiesa fermo alle 2,21 di chissà quale mese e anno. Quello di Chernobyl si fermò all’1 e 23 minuti del 26 aprile 1986.

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