Stefano Sanchini
A volte ho pensato che sia iniziato tutto nell’infanzia, quando venivo portato nella bottega del fabbro, che era di mio nonno.
Tra la forgia accesa e quegli odori lui, sulla porta di legno tarlata/lasciava al passante, anonimi versi…
Poi, proseguì nell’adolescenza in quell’andare a pescare il silenzio immergendomi nella natura, cercavo l’essere umido e scivoloso, ma soprattutto muto.

Si possono conoscere le abitudini del pesce che si nasconde nell’acqua (anche quando l’acqua è trasparente dopo le nevi) solo attraverso la tecnica usata, che cambia come cambiano i giorni.
Ora quel che resta di allora è questa metafora viva: cercare il verso nelle maglie della lingua, il piacere di prenderne uno che per un attimo mi soddisfa e subito dopo mi invita a cercarne degli altri.
Cos’è?
La poesia è un invito alla scrittura, un invito a leggere i segni.


aglio olio aceto e sale
così nei secoli, hanno cenato
gli uomini semplici, con piccole cose

la sera, nei rossi tramonti
la luce filtrando dalle vetrate
illuminava il pomodoro e il vino,

tornava a quell’ora dall’oscura bottega
il fabbro, fischiettando in bicicletta
cigolava il cancello, poi senza fretta

saliva lento le scale, sembrava
che il tempo bastasse ad ogni piccolo
gesto, come quel giorno sul molo

rinfrescati dal vento, se ne uscì
dal silenzio, dicendo: «lo devi vedere,
il mare, il mare in burrasca

mentre scende la neve», sì
le infinite forme dell’acqua
la brina la pioggia la galaverna e la nebbia

l’inverno davanti alla forgia
solo col sogno ci si cura dell’anima
solo sognando si trasforma il ferro

veniva dalla gola del Furlo, di quest’uomo
memoria ha il Candigliano, fu l’acqua
e fu il fuoco a forgiarlo nel petto

l’incudine, le forti braccia
il martello, le mani possenti
dalla parte dei deboli, fu sempre…

e all’entrata dell’umile bottega
sulla porta di legno tarlata
lasciava al passante, anonimi versi…

[…]

nell’imbrunire del maggio
non cedere al bisogno
o alla regola dell’ora

che tu fame non hai
se non di altro
allora va per le campagne

solitario come l’uccello bianco
che si prepara alla luna
dalla parte tua avrai la fortuna

d’essere interrogato dal barbagianni
che senza gesto né canto
sulla quercia o ciliegio in fiore

t’attende la coincidenza, non deludere
preparati a leggere i segni
dell’abitatore dei ruderi

protetto dalla legge
nel giorno in cui io nacqui.

(da Corrispondenze ai margini dell’Occidente, Edizioni Effigie, di prossima pubblicazione, pp. 34-35 e p.17)

3 Commenti

  1. Ecco ora sono davvero imbarazzato. Giuro (anche se credo sia difficile da credere) che non sapevo si sarebbe fatto un settimanale con Stefano Sanchini. E che sarebbe partito oggi. Detto questo, sono felice della particolare coincidenza. Sei una delle persone che abbraccio più volentieri!

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