23-12-2010 Reykjavik
Arrivato a Reykjavik, baia fumosa.
Prime impressioni. Non ne ho.
Ore 19.00, cerchio alla testa, uomo con colbacco infila occhiali da vista, bevo acqua, aspetto carne.
Islanda. Tasso di alfabetizzazione altissimo, aspettativa di vita tra le più alte al mondo.
L’istruzione statale e il sistema sanitario, così efficienti che non esiste il bisogno di strutture private.
Popolazione: 319.400 Tasso di disoccupazione prima della crisi (2008): 2,3% Tasso di disoccupazione dopo la crisi (2009): 6% Percentuale di islandesi che utilizzano internet: 93% Nome femminile più diffuso: Sara Nome maschile più diffuso Jón Percentuale di islandesi che seguono ogni giorno le previsioni del tempo: 70%
Ore 20.10, caffè nero in tazza grande, giovane coppia mangia hamburger in silenzio. Tintinnare di bicchieri.
Skuli Magnusson “padre di Reykjavik”. Prima di lui (VXIIsec) non c’erano che semplici complessi di fattorie. Si ribellò al re danese, che aveva imposto all’Islanda un rovinoso monopolio commerciale che lasciò il paese stremato e alla fame.
La coppia silenziosa butta giù l’ultimo boccone. Guardo attraverso le ampie vetrate. Laugavegun, la via principale. Persone camminano di buon passo. E’ ora che tornino a casa, penso.