Amalia International

Mi piace concludere il 2010 passato in vostro compagnia a parlare di fado, a vederlo con le foto di Federico Tamburini e poi ad ascoltarlo, ancora assieme ad Amalia. Con molta umiltà, ovvio, come sempre abbiamo cercato di fare. Amalia, la regina con la grande corte che ha percorso in lungo e in largo il mondo raccogliendo ovunque un successo sterminato. Da Rio de Janeiro a Tokyo, da New York all’Africa a tutte le capitali europee, prime fra tutte Parigi e Roma, che si sono inchinate al suo canto e alla devozione che sempre Amalia ha dimostrato verso le varie culture. Perché la regina ha voluto interpretare, sempre con molto rispetto, la musica popolare di ogni paese nel quale si è esibita. Ricordo che in quell’ottobre 2004 passato a Lisbona sulle sue orme a cinque anni dalla scomparsa, collezionai i cd che uscivano settimanalmente abbinati a Publico,uno dei quotidiani che vanno per la maggiore a Lisbona.

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Uno di essei celebrava la “Amalia International”, le sue interpretazioni in francese, spagnolo, inglese, italiano, che l’hanno fatta amare e desiderare come fosse una propria connazionale da intere generazioni. Amalia amava i paesi nei quali si esibiva, forse nessuno come il Portogallo e il Brasile, ovvio, ma di certo in ognuno di essi portava il suo entusiasmo, la sua curiosità e, perché no, il suo charme, la sua eleganza.

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Ho adorato i vestiti di scena che sono stati in mostra al Panteao di Lisbona e al Museo da Electricidade che si trova lungo il Tago a Belem, due dei luoghi nei quali è stato celebrato il decennale della sua morte. Altri palcoscenici che non potevano mancare al visitatore in quel periodo – ma che devono fare parte comunque di una visita lisboeta – erano il Ccb, il centro culturale che si trova a Belem in cui è stata spostata la Colecçao Berardo, e, naturalmente, il Museu do fado, ai piedi della collina dalla quale l’Alfama getta il suo sguardo verso il Tago. Quel “rio” dove il popolo di Lisbona lavava i suoi panni e ancora vi si specchia per vincere le proprie inquietudini, per ricordare la propria storia che si è spinta così lontano grazie a quella porta verso l’Oceano che è l’estuario del grande fiume che ha visto gli scopritori partire verso mete universali, lasciando quel “mar de palha” smisurato che fra la città e la sua valle si apre fino a tredici chilometri di larghezza. Un fiume, che è, appunto, mare.

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L’ampiezza fra le due rive è una metafora per la grandezza di Amalia, che resterà unica. Come personaggio e come regina. E sembra sempre che ci osservi dalle finestre di rua Sao Bento, nella cui casa sono passati i più grandi artisti e intellettuali delle due sponde dell’Oceano e dove è stato registrato un albumcult, da ascoltare e riascoltare: “Vinicius em casa de Amalia”, in cui il “poetinha” e ambasciatore De Moraes si diverte a duettare con poeti e cantanti portoghesi raccontando il suo Orfeo e l’arte dell’incontro. Era il 19 dicembre 1968 (il disco è uscito due anni dopo) e fra i presenti dietro le finestre ocra c’era David Murao-Ferreira. Un chiaro esempio di “tertulia” diventata opera d’arte vera e propria. La “tertulia”, la discussione per lo più letteraria, è una caratteristica che ben si addice al modo di fare portoghese e che ingloba ovviamente anche i fadisti. Uno dei tanti esempi è questo album, che ci mostra come la divina abbia saputo dare alla propria storia un valore internazionale, cosmopolita, assoluto. Amalia è il Portogallo, dice qualcuno, anche quando canta “La vie em rose”.

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Forse così è esagerato, ma di certo Amalia ha rappresentato una rivoluzione nel costume, nelle arti, nelle lettere che va ben oltre il dato musicale, la vita stessa del fado. E che Amalia fosse qualcosa di più di una cantante, anche se la migliore, lo dimostra il fatto non solo che la leggenda le assegna come amante anche il dittatore Salazar, ma che un uomo di grande prestigio e autorevolezza come Mario Soares abbia chiaramente indicato lei come un simbolo ineguagliabile dell’essere lusitano, del sentirsi profondamente avvinti nella bandiera di un paese che affronta ogni sua battaglia col fado nel cuore.
Buon anno anche al ricordo di Amalia!

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