Una promessa mantenuta

Un vento caldo alitava lungo la navata centrale un sentore di frutti esotici, maturati sotto il sole di un altro paese o di un altro pianeta. Sull’altare e intorno ad esso erano festoni di gigli e rose con lunghi nastri bianchi e fiocchi. Il crocefisso al centro dell’abside riluceva di lampi dorati che riverberavano lungo tutta la navata centrale, fino alle porte spalancate che accoglievano i fedeli vestiti di colori, velette e cappelli.

Il nero era bandito – non si trattava di un funerale ma di un trionfo. E nel trionfo Matilde stava, sotto l’altare, ad attendere tutti quelli che erano venuti per vederla, con una pioggia di crisantemi e garofani sul corpo disteso, e una corona di gigli e calle sui capelli che le scendevano ancora intatti fino alla vita. Il canto dell’organo si stese sulle teste con il tocco di una benedizione e poi si alzò, nella commozione della folla, con la forza e la felicità di una promessa mantenuta.

federica campi

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