8 marzo, cos'è.Fortunatamente la moda delle cene con spogliarello finale per festeggiare la Festa delle Donne, ha fatto il suo tempo, diventando “pacchiana” come tutte le cose vecchie di 10 anni. Solitamente, per rientrare almeno nel vintage devono passare minimo 20/30 anni, perciò per un bel pezzo possiamo stare tranquille.

Ciononostante non dimenticherò mai una di “quelle” sere, un errore di gioventù che annovero nella categoria “ tutto fa esperienza, però di questa ne potevo fare a meno”.
Di quella sera, di più di 10 anni fa, ho ben impresso il ricordo del 40 enne unto, palestrato e lampadato (tutte e 3 le cose mostrate con grande orgoglio) che, dopo un semi-balletto e un movimento di bacino, rimase in perizoma leopardato davanti a un’orda di donne urlanti.
Nonostante fossi rimasta dietro inorridita, lo ricordo come uno tra i momenti più imbarazzanti della mia vita. E di cose imbarazzanti me ne capitano.

La serata finì con una signora con un casco di capelli in testa, completamente immobilizzati dalla lacca, che ballava in canottiera della salute (di quelle bianche con le spalline fine, per intenderci) con un ragazzo 20 anni più piccolo. Una lezione di vita enorme, per me che all’epoca ero una specie di Pollyanna in libera uscita. Da lì ho iniziato a mettere seriamente in dubbio gli “adulti”, nell’atroce sospetto che in realtà l’adolescenza è un limbo da cui non se ne esce mai del tutto.

Passato lo shock, con la maturità (almeno sulla carta d’identità) ho iniziato a chiedermi che significato avesse l’8 di marzo; al di là dell’emancipazione femminile, delle lotte per ottenere i diritti, che tra l’altro oggi svendiamo al migliore offerente, mi sono chiesta perché proprio quella data. Cos’è successo di così speciale quel giorno?
In realtà ho capito quasi subito che questa è una di quelle domande che non si dovrebbero mai fare. A 7 anni quando mio cugino mi disse che Babbo Natale non esisteva, io avrei preferito non saperlo. In alcuni casi preferisco l’omertà.
Ebbene ve lo dico lo stesso: la data dell’8 di Marzo è una bufala. O meglio è stabilita su una serie di bufale. Ci sono storici che si spremono da anni per capire da dove sia nata l’arbitraria scelta dell’8 di Marzo, per scoprire che sopra questa data sono state raccontate un sacco di favole.

Clara Zetkin.Per fare ordine partiamo da Clara Zetkin, esponente socialista che impegnò la sua vita nella lotta per l’emancipazione femminile. La leggenda vuole che durante la II Conferenza internazionale delle donne socialiste, tenutasi a Copenhagen nel 1910, la Zetkin avesse proposto l’8 Marzo come data per la Giornata internazionale delle donne. In particolare, scelse questo giorno per ricordare di alcune operaie americane morte due anni prima in un incendio avvenuto nel corso di uno sciopero in una filanda di New York.
Falso. Due in questo caso sono le bugie storiche: la prima è che negli ordini del giorno della conferenza di Copenhagen, non risulta alcuna mozione che stabilisce una data precisa. La stessa Zetkin, nel suo giornale Die Gleichheit (L’Uguaglianza), parlando della conferenza, definirà l’istituzione della Giornata internazionale della donna solo come una “risoluzione” di cui si era discusso, senza , tuttavia, fissare una data precisa.

Il secondo fatto riguarda il famigerato incendio della famosa fabbrica tessile di New York. In realtà la Zetkin non poteva sapere di questo drammatico evento nel 1910, perché l’incendio ci fu, ma avvenne nel 1911, un anno dopo la conferenza di Copenhagen. L’incendio della fabbrica Triangle avvenne a New York il 29 marzo 1911 all’8° piano della Shirtwaist Company. A causa della mancanza di scale di sicurezza e del fatto che i proprietari tenessero le porte chiuse a chiave per costringere gli operai a rimanere a lavoro, nell’incendio persero la vita 134 lavoratori, in gran parte donne provenienti dall’Italia e dalla Polonia. La tremenda cronaca di Solidarity (organo ufficiale dell’IWW, Industrial Workers of the World), riportata in versione integrale nel libro 8 Marzo: una storia lunga un secolo, parla di una vera e propria “pioggia di corpi”, proprio perché molte decisero di buttarsi delle finestre per sfuggire alle fiamme.
Già nel 1909 la Triangle Company divenne famosa per uno sciopero durato 4 mesi in cui le operaie reclamavano migliori condizioni di lavoro e stipendi più alti, conosciuto come “la protesta delle 20.000”. Lo sciopero però culminò con un contratto collettivo che la proprietà non firmò mai. E’ da qui che, forse, nasce la leggenda dello sciopero finito in tragedia di cui, ogni anno per l’8 Marzo, se ne evoca il fantasma. Evidentemente, per brevità si sono uniti più fatti, avvenuti in realtà nell’arco di 2 anni. A volte si fa risalire l’incendio addirittura al 1857, in realtà si fa riferimento a quell’anno in omaggio a Clara Zetkin che nacque il 5 luglio 1857.

Per avere una data precisa bisognerà, invece, aspettare la II Conferenza internazionale delle donne comuniste, tenutasi a Mosca nel 1921 che fisserà all’8 Marzo la “Giornata internazionale dell’operaia” in ricordo della grande rivolta di Pietrogrado contro lo zarismo avvenuta il 23 Febbraio 1917, 8 Marzo secondo il nostro calendario gregoriano, dove le donne ebbero un ruolo trainante.
Seguendo le direttive di Mosca, il Partito comunista italiano deciderà di celebrare la Giornata Internazionale della donna, per la prima volta in Italia, il 12 Marzo 1922, prima domenica successiva alla data stabilita dell’8 Marzo.
Mimosa.Ultimo appunto sulla mimosa, fiore povero, oggi divenuto gadget ufficiale della Festa della Donna. Il simbolo della mimosa è un’usanza nata in Italia nel 1946. In quell’anno a Roma l’UDI (Unione Donne Italiane) organizzò la prima Giornata della Donna dell’Italia del dopoguerra, scegliendo la mimosa semplicemente perché fioriva in quel periodo e perciò era facile da trovare senza bisogno di pagare per averne un mazzo. Negli anni ‘50 la mimosa divenne simbolo di una certa opinione politica e regalare mimosa era ritenuto un gesto sovversivo.

Dal 1975 le Nazioni Unite individuano nell’8 Marzo la giornata internazionale della donna, giornata da dedicare al ricordo delle lotte femministe per ottenere i diritti civili e le conquiste sociali di cui oggi godiamo.
Nonostante, oggi, sia una festa prettamente consumistica al pari di San Valentino, in realtà la Festa della donna nasce come festa comunista, come una giornata di lotta pacifica. Anche su questa giornata così importante ci hanno, quindi, raccontato favole per più di un secolo. Quest’anno però l’aria sembra essere cambiata, dopo il 13 Febbraio, ci sono in programma nuove iniziative di “Se non ora, quando?” per festeggiare questo 8 Marzo, riflettendo sul suo significato oggi, in particolare, con questo governo. Quest’anno “caramelle non ne voglio più”.

Oliviero Toscani.p. s. Forse non dovrei neanche perderci tempo, ma, visto che martedì è stata anche la mia festa, mi levo un sassolino dalla scarpa. Vorrei fare una precisazione a Oliviero Toscani, che due settimane fa, in un’intervista al secolo XIX, ha detto che le donne italiane sono “bestie da sesso” e che “per fortuna non ho mai avuto mogli italiane. Culi bassi, gambe corte e ascelle pelose. Mi state sulle palle. D’altronde, con un premier così, che cosa [ci] si aspetta? Il grande problema è la mancanza di una destra intelligente”.
Ma dai?! Sentivo proprio il bisogno di queste parole. Toscani le dico una cosa,ma che rimanga fra noi.
Quelle con i culi bassi, le ascelle pelose e le gambe (zampe) corte sono le scimmie, noi nel frattempo ci siamo evolute. Pensi che camminiamo pure in posizione eretta. Ascolti la Marta, lasci perdere la clava, non è più di moda. Continui con le foto, che già fa tanto casino così.

Buona festa delle Donne a tutte, anche se in ritardo.

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