Le scoperte che si fanno passeggiando per Lisbona, scoprendone gli angoli e ascoltandone la musica, come i lettori sanno sono innumerevoli. E ad accorgersene siamo abbastanza.

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Innamorato di Lisbona, della cultura portoghese, della storia del Paese dal quale il suo, il Brasile, è nato, è Caetano Veloso, uno dei più straordinari personaggi della musica d’autore contemporanea. Molti anni fa, nel 1969, Caetano incise un fado da lui scritto nel quale raccontava con le parole di Fernando Pessoa le conquiste. Il cd portava il nome dell’autore bahiano, il brano in questione è “Os Argonautas”, la frase “Navegar é preciso, viver nào é preciso” viene ripetuta molte volte e dà il senso di un desiderio: navigare è necessario, vivere non lo è. Come dire: bisogna agire, bisogna creare, bisogna godere del mondo attorno a noi. Lo crede Caetano e lo mette in bocca a uno dei grandi letterati lusitani. Accanto alla voce di Caetano, c’è una stupenda chitarra classica suonata da Gilberto Gil che la fa vibrare come fosse una guitarra portuguesa. Il genio dei due soteropolitani è immenso anche in questo omaggio al Portogallo, la terra madre..
Come lo è un altro, semrpe di caetano, dedicato a Maria da Fè.

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Caetano ha scritto un brano che si intitola “Lingua” nel quale cita Maria da Fè, personaggio simbolo del fado, “dona” del Senhor Vinho, il locale preferito da Veloso a Lisbona. La cita come personaggio esiziale dello sviluppo della lingua portoghese in questo che è un omaggio anche a Pessoa e a Camoes, e a tutti coloro, portoghesi o brasiliani, che portano in alto la cultura lusofona. Maria da Fè la ascoltiamo in un classico del fado e la ricordiamo come una padrona di casa meravigliosa.
Come lo è Maria da Nazarè, altro emblema di Lisbona, che incontriamo sempre al Bacalhau de Molho.

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E pensiamo… Queste salite e discese lungo l’Alfama, queste scalinate che si abbarbicano lungo la collina in impervi sentieri che tu pensi di non poter superare. Quando ascolti queste canzoni, quando pensi a queste “case”, quello che ti viene in mente dal canto di queste Maria (ci sono anche Maria Armanda e Maria Jo Jo, per esempio), è una preghiera collettiva alla passione, al sacrificio, alla più sentita libertà di pensiero. Pensi al tavolino del bar di fronte al Museu do fado al quale ci si siede per ordinare una birra ben gelata, oppure poco dopo quando, sedendoti alla tasca, ti offrono del vino potente, tanto forte e aspro, ma vero, che devi accompagnarlo con una frittella di baccalà, per esempio (le pataniscas non mancano mai nei banchi dei bar dell’Alfama) o con del prosciutto tagliato ben alto. Sarà poi l’ora del Porto mentre le chitarre suonano, l’eco rimbomba per le viuzze e i musicisti si fermano a fumare le loro sigarette e a scambiarsi le opinioni e qualcuno, fra i cantanti, fa la spola fra un luogo e l’altro.
Lisbona è molto cose e sono molte cantanti.

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Teresa Tapadas è una di queste, un nome relativamente nuovo per il visitatore straniero, che la trova in cartellone in una nuova casa che si trova in Rua Garrett, allo Chiado. Un locale che dedica serate al fado, ma anche alle altre musiche popolari internazionali e portoghesi. Sentirla in questo classico, “Maria Lisboa”, è piacevole. Le parole di David Mourao-Ferreira risuonano nelle nostre orecchie ogni attimo, quando ci si siede in un bar della città, che lui ha cantato con liriche di grande suggestione. Penso a David Mourao-Ferreira, uno dei maggiori studiosi internazionali di Petrarca fra l’altro, e penso a quella Lisbona che entra nella testa e nel cuore. Con brani come questi, con interpreti come le Maria conosciute prima, con amanti disincantati come Caetano, con Pessoa e gli altri grandi poeti che, consapevoli o no, hanno fornito al fado testi incantevoli. E viene in mente che Lisbona va conosciuta col cuore in mano, va attraversata piano piano come se a ogni angolo con più attenzione si possa incontrare Pessoa, magari alle prese con una ginjinha.

Buon fado e buona Pasqua!

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