Le Benevole - Jonathan LittellEro a Cracovia, in viaggio verso Auschwitz. Il momento era carico di tensione e i pensieri si dirigevano verso quello che avremo visto e provato. Come spesso accade, l’attesa si è trasformata nell’occasione per analizzare come la letteratura ha trattato l’olocausto. Tra una parola e l’altra, una mia amica mi ha consigliato Le Benevole di Jonathan Littell. Incuriosita dal suo racconto, e sicura della valenza della sua opinione, ho accettato la sfida con questo libro lunghissimo quasi 900 pagine e, arrivata all’ultima pagina, ero senza fiato.

Le Benevole è un romanzo epico sulla seconda guerra mondiale completamente diverso da ogni altro scritto prima. Dimenticate le sagge e commoventi parole di Primo Levi, o meglio lasciatele come sottofondo, perché qui viene presentato un punto di vista inaspettato.

Nel romanzo di Littell, lo sterminio degli ebrei non è raccontato dalle parole di un sopravvissuto alla tragedia, in cui il lettore può facilmente immedesimarsi, ma da un carnefice.
Maximilian Aue è infatti una SS che racconta la sua esperienza offrendo ai lettori la sua anima. Delirante, psicotica, fredda, fanatica e romantica.

La sensazione di commozione lascia il posto a un sentimento di repulsione, indignazione e sofferenza.
Le Benevole è difficile da spiegare, e difficile da riassumere.
La razionale crudeltà del protagonista delinea la violenza inferta alle vittime. Questa violenza porta alla sofferenza fisica del protagonista e anche il lettore, come in uno specchio, viene trascinato in una lettura sofferta, prettamente fisica.
Aue vomita per gli orrori che crea e a cui assiste, il lettore metaforicamente vomita per quello che legge.

Le benevole è un libro violento, ma utile, se declinato come modo per riflettere e avvicinarsi al folle mondo nazista, per scoprire le pulsioni e le intenzioni che hanno provocato ogni gesto e decisione. La scoperta non crea però comprensione, accresce invece la voglia di condannare. E applicare questa condanna a tutte le ideologie che tentano e tenteranno di avvicinarsi a simili modi di pensare.

Il messaggio del libro è infatti che nessuno è immune al male, e che il male assoluto non necessita di un cattivo assoluto, ma è opera anche di burocrati che hanno il compito di ottimizzare i progetti. E i progetti possono essere soluzioni finali o semplici proposte per sottomettere o trattare in un certo modo persone diverse da noi per razza, nazionalità o anche orientamento sessuale.

2 Commenti

  1. Sull’onda di un buon numero di recensioni positive, all’epoca, l’ho regalato. Dopo un po’ di tempo (“un po’” per dire che non ho idea di quanto), questa persona mi ha molto ringraziato. Da quella volta me lo rigiro tra le mani, ogni volta che passo in libreria. Tocca che lo prendo e lo impilo con gli altri. Ottima scelta.

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