Cecità - José SaramagoNessuna sa come, ma un giorno un uomo all’improvviso diventa cieco. Nessun dottore che sappia spiegare il fenomeno per cui la vista produce una visione lattiginosa. Si vede, ma bianco. E poi tutti a macchia d’olio diventano ciechi. Tranne una donna. Non c’è un tempo, né un luogo precisato, non ci sono nomi di persona, ma solo perifrasi che ne permettono l’identificazione.

Cecità è un romanzo di José Saramago, scrittore scomparso il 18 giugno del 2010 in un pomeriggio che non potrò dimenticare. La morte del maestro la vivemmo in rete, con infiniti messaggi di cordoglio che andarono avanti per giorni. E appena seppi la notizia della morte mi venne in mente proprio questo suo libro. Cecità è il romanzo che spiega soprattutto cos’è l’indifferenza, cosa può portare lo spirito di sopravvivenza, cosa genera un virus che colpisce chiunque, senza preoccuparsi dello status sociale, né dell’età.

“Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono.”

Non ci sono errori di battitura: Cecità è scritto con una punteggiatura molto anomala, direbbero i puristi. Ma questo serve all’autore per accentuare probabilmente ancora di più il concetto di indifferenza e anonimato sociale. Il senso antropologico dello scrittore si esplica qui in tutta la sua emblematicità: l’uomo costretto in stato di inabilità ha la possibilità di creare una comunità di malati con cui creare uno stato migliore, dove l’uomo comprende l’uomo, proprio perché ne condivide la stessa sofferenza. Le cose invece non vanno così perché nella struttura dove vengono portati affinché nessun altro contragga il contagio, essi si comportano esattamente come bestie: c’è tutta la filosofia di Hobbes in questo scritto che nel titolo originale è proprio Saggio sulla cecità, tradotto in italiano semplicemente come Cecità per convenienza editoriale. Homo homini lupus: questo il sunto. Lotta per sopravvivere, lotta per procurasi del cibo, usurpazione delle case di chi è stato portato nella struttura protetta, stupri.

Il sentimento che ho provato leggendo Cecità era di reale preoccupazione, un’immedesimazione fatta di paura per le sorti di questi uomini e queste donne costretti a non vedere più e a vivere un’esperienza di dissidio interiore ed esteriore fatto di terrore verso il presente e verso il futuro. Questo libro è la storia di una guerra tutti contro tutti, dove la ragione vive nel buio, la coscienza non vede più. Che non è solo una metafora pretestuosa.

Saramago con la penna dipingeva quegli esseri tutti fatti di carne e anima, in tutta la loro umanità e dannazione per il fatto di essere temporali. Qui è una donna che rimane immune alla cecità, ma che suo malgrado è costretta a macchiarsi per ottenere la sopravvivenza.

“Non si può mai sapere in anticipo di cosa siano capaci le persone, bisogna aspettare, dar tempo al tempo, è il tempo che comanda, il tempo è il compagno che sta giocando di fronte a noi, e ha in mano tutte le carte del mazzo, a noi ci tocca inventarci le briscole con la vita, la nostra.”

Mariangela Lecci

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