«I luoghi hanno un grande potere.»
A metà di questo appassionato colloquio con l’anima, l’emozione e la psiche che la scrittrice affronta per comprendere se stessa, ecco una sedia piccola e salda, un momento in cui ci si può fermare, respirare – aggiungere al pensiero dell’autrice, ai ricordi di lei, il proprio pensiero, i propri ricordi.
Dove sono le nostre memorie? Che ruolo hanno i luoghi nella creazione e nella cura dei nostri ricordi?
Siri sta tenendo un discorso in pubblico, l’ha fatto già tante altre volte, ma questa volta si trova in un luogo della sua infanzia, un college in cui il padre (morto da due anni) ha insegnato per molti anni, un vecchio edificio dove lei stessa ha vissuto e di cui ricorda gli odori, i corridoi bui, l’ascensore dalla porta rossa – parla in pubblico e trema.
«I visi delle persone che conoscevo fin dall’infanzia mi avevano forse riportato a un mio sé più giovane? Il mio tremore aveva a che fare con il trovarmi a occupare il posto di mio padre, lo stare letteralmente in un luogo che sentivo suo? Era stata la vista di quel prato verde davanti all’Old Main, dove mio padre aveva un tempo il suo ufficio e la cui immagine è impressa nella mia memoria in modo indelebile perché ci andavo di continuo, non solo da bambina, ma anche da adolescente, e poi da ragazza, da giovane studentessa? Però, non era stata la visione di quel luogo a scatenare le convulsioni, ma l’atto di parlare. Erano iniziate con la prima parola e terminate con l’ultima. Erano quindi associate alla memoria?»
Seguendo i luoghi della memoria, passando attraverso lo statuto e la regione dei sogni, Siri si fermerà davanti alla porta del sé, e ricordando, con Winnicott, che tutti abbiamo un sé vero, oltre che vari sé falsi, aprirà quella porta:
«Quando è arrivata l’individualità? Non me lo ricordo, ma so che la segretezza ne è parte integrante.» Sì, esiste «un luogo in cui ci richiudiamo, dove ci nascondiamo dagli altri, il rifugio che cerchiamo quando abbiamo paura, il santuario dove le bugie sono possibili, ma anche i sogni e le fantasticherie, e intensi dialoghi interni.»
Un luogo dove siamo consapevoli di ciò che stiamo nascondendo, per poterlo nascondere. Un luogo della memoria, del sé, dell’amore per la vita, un luogo segreto che la letteratura, talvolta, ci fa la grazia di mostrare.
«Immaginate una mattina di fine novembre. Un principio d’inverno, più di vent’anni fa. Cercate di figurarvi la cucina di una vecchia casa enorme, in un paese di campagna …»
(da ‘Un ricordo di Natale’, di Truman Capote).
La donna che trema
Siri Hustvedt
Einaudi, Torino
Pagg.210 / € 14,00