BattleshipQuesta settimana mi tuffo in avanti e voglio scrivere di un film che giungerà nelle sale americane solo la prossima estate, ma che arriverà addirittura prima nel nostro Paese, dove è atteso (per modo di dire…) per il 13 aprile in ben 600 sale. Si tratta di Battleship un film dal budget importante, circa 200 milioni di euro, e col quale la Universal vuole celebrare i suoi 100 anni di storia. E fin qui tutto bene. Il fatto è che la sceneggiatura è ispirata… ALLA BATTAGLIA NAVALE!

Sì, quel giochino sciocco che si faceva alle elementari col compagno di banco nei momenti di noia e dove il dialogo si riduceva a un “F7″… “COLPITO” e l’adrenalina massima arrivava nel momento in cui si sentiva la parola AFFONDATA in riferimento alla portaerei dell’avversario. Immaginare di farci un film richiede uno sforzo di fantasia non indifferente, ma il timore è che un eventuale successo dello stesso possa portare nei cinema anche un adattamento del tris, della dama e farci arrivare anche una storia dove quattro tizi vestiti da candela, pera (e poi non ricordo più…) vanno a zonzo per la città a costruire case e alberghi e ogni tanto in prigione senza passare dal via. Insomma, un orrore.

A pensarla come me è anche quel Genio di James Cameron il quale ha dichiarato che questo è un chiaro segno della mancanza di idee dell’industria hollywoodiana con la quale, paradossalmente, lui non è mai andato troppo d’accordo. Il caso vuole che proprio negli stessi giorni tornerà nelle sale, ma in 3D, proprio il Titanic (in occasione del centenario della sciagura), uno dei tanti incredibili Capolavori diretti dall’autore canadese, film spesso ridotto da letture superficiali a una “solita” storia d’amore (e comunque ce ne fossero di Storie d’Amore così, altro che sciocchezzuole come Emotivi anonimi…) e non visto per quel che è, ovvero una delle più impressionanti sfide fra uomo e Natura, dove l’uomo, quando si crede superiore, non può che soccombere. Insomma, in attesa di vedere chi avrà ragione fra Cameron e la Universal, posso tranquillamente affermare che Titanic è un film davanti al quale m’inchino.

A proposito di inchini… nel frattempo in Italia abbiamo ampiamente superato la fantasia degli sceneggiatori grazie ad uno sbruffoncello che voleva dimostrare a chissà chi, di saper padroneggiare un transatlantico come se fosse una tavola da surf e invece di un iceberg ha trovato un grosso scoglio (o scoglione e se togliete la s trovate un bel soprannome per il comandante). A leggere le cronache non manca nulla, sia, purtroppo, nella parte drammatica (con le scene di panico, i morti con tanto di violinista che rimane intrappolato per andar a recuperare l’amato strumento, il bambino disperso…) sia in quella decisamente più (tragi)comica con personaggi come la moldava che pare uscita da una farsa scollacciata e ovviamente, lui, che debutta con un “Mi sa che ho fatto un guaio” che fa impallidire “Houston abbiamo un problema”; lui, che se lo avessimo sentito in una commedia all’italiana avremmo pensato a una macchietta esagerata specie quando alla richiesta di tornare sulla nave risponde con un “Ma è buio!” che neanche in bocca ad Alberto Sordi sarebbe stato altrettanto efficace; lui, che quando se ne esce con un “Siamo stati catapultati nella scialuppa” ci ha fatto pensare che una frase simile sarebbe stata possibile solo in un cinepanettone pronunciata da Christian De Sica, bravissimo nel ruolo dell’arrampicatore di specchi quando viene colto in castagna. E invece è tutto vero e allora non è solo il cinema che affonda…

2 Commenti

  1. Caro mirko, non so bene da dove cominciare sia perchè la tua risposta è molto (dis)articolata e lunga il doppio del mio post sia perchè effettivamente non mi sembra aver molto a che fare con ciò che io ho scritto dato che non mi pare di aver evidenziato alcuna nostalgia per il passato (anzi, il titanic affondava 100 anni fa e la costa concordia oggi; il cinema ha ancora oggi tanti grandissimi Autori e mi pare di averne citato uno vivente e attivo…), non ho minimamente accennato a provenienze italiane o estere delle pedine in questione (peraltro il film battleship è americano, Emotivi anonimi belga…dov’è l’esterofilia?), non ho accostato Schettino all’italiano medio e non pretendo di affrontare in questo post tutto il tema delle responsabilità del disastro(anche perchè io non ho minimamente le competenze in merito), ma semplicemente l’ho avvicinato ad alcuni personaggi cinematografici a cui le sue frasi me lo hanno istantaneamente ricondotto.
    Se poi tu hai una visione diversa degli sceneggiatori americani, di Titanic, di Schettino, di Cameron, di Emotivi anonimi, dei miei post e così via sei liberissimo di esporre la tua opinione.

    non so come caschi in mezzo a tutto questo equitalia, se non per il fatto che in altro post ho avuto da ridire per i metodi ottusi portati avanti da un’agenzia che, appunto, si comporta ugualmente con chi evade miliardi e chi deve 20 euro di irpef arretrata. Perchè io che ho un’attività commerciale e una lista di creditori lunghi come una quaresima capisco subito chi è il furbo e chi no e affronto i casi in maniera completamente diversa, peraltro senza MAI arrivare alle maniere forti? se vuoi ti faccio contento e sarà per il fatto che “io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono…”

  2. La ricetta di molti post comincia a stancare un po’. Tonsillite e febbre mi concedono il tempo per provare a spiegare perché.
    Non me ne voglia l’irascibile e “terribile” Ivan, prendo soltanto spunto da un suo post per sviluppare una riflessione che riguarda più in generale molti blog, siti, portali cosiddetti di “controinformazione”. [Anzi, probabilmente lo spazio dedicato ai commenti di questo post non è nemmeno quello giusto per queste mie quattro righe… se la redazione o il “terribile” riterranno di ospitarle comunque, grazie a tutti e due, in caso contrario cestinate pure, giuro che non griderò alla censura o altre amenità!]
    La ricetta, dicevo. Si parte da un fatto di cronaca, che sia bello fresco; si scartano tutte le parti più complicate e controverse mantenendo soltanto il cuore, la frase ad effetto che accuratamente privata del contesto e condita da qualche punto esclamativo o puntini di sospensione risulta buona da pubblicare su facebook o twitter o per farne un titolo scandalistico; si spruzza il tutto con un pizzico di stagionata e sana esterofilia e abbondanti commentini ironici sulla ridicolaggine degli italiani (gli altri, naturalmente! Mica quello che scrive, ché quello è italiano pure lui, ma è atipico lui!); si lascia a marinare il pezzo in un intingolo che conduca il tutto ad un finale malinconico e menagramo, della serie: non è più come una volta, a causa dell’inquinamento non ci sono più le mezze stagioni, dove andremo a finire, ecc.

    L’Italia, l’Europa, il teatro, la musica, il cinema e il mondo intero stanno sempre per affondare, non c’è scampo. Gli uomini sono sempre e soltanto brutti e cattivi (gli altri, naturalmente! Mica quello che scrive, ché quello è un uomo pure lui, ma è atipico lui!). Quello che piace a molti deve per forza far schifo e ci deve essere sempre un libro, una canzone, un film che vengono innalzati al rango di capolavoro mentre a te, povero deficiente, erano fantozzianamente sembrati delle pallosissime cagate pazzesche (e magari ti era già capitato di non averlo detto apertamente e adesso questo ennesimo giudizio ti porta di nuovo a chiederti dove sbagli, cosa c’è che non sei riuscito a capire).

    Non si tratta di contrapporre a questo modo di raccontare il mondo un berlusconiano ed ottuso ottimismo, ma semmai di trovare un equilibrio, per evitare di sentirsi troppo “buoni e giusti” nel momento in cui si esce di casa dopo aver letto queste “ricette”. Per esempio oggi su Repubblica c’è un articolo su Equitalia che potrebbe offrire un punto di vista diverso nell’osservazione di questa agenzia che nelle settimane scorse è stata al centro di molte polemiche (ed è stata ingrediente di molte “ricette”). E allora dovremmo concludere che Equitalia è sempre e comunque cosa buona e giusta? E da lì partire con un panegirico che inneggia alla riscossa dell’Italia e saluta con entusiasmo il lavorio instancabile delle agenzie statali per il bene del cittadino e magnifica il tricolore? Credo di no. Ma forse, insieme al caso del pensionato genovese malato e sfrattato dal proprio appartamento (notizia in realtà poco adatta a fare da ingrediente a qualche “ricetta”, in quanto controversa e assai poco chiara per chi ha avuto la pazienza di approfondirla un po’), dovremmo considerare “anche” questi aspetti quando si parla di Equitalia. Ma Equitalia è solo un esempio dettato dalla lettura dei giornali di stamattina.

    Insomma, dovremmo (che poi, “dovremmo” è per dire, per quanto mi riguarda ognuno può procedere come più gli garba né dovrebbe fare alcunché, semplicemente a me piace più ragionare così) sforzarci di accendere tutte le luci che abbiamo a disposizione per illuminare appieno un argomento e non accanirci con un occhio di bue e su quell’unica parte che riusciamo a vedere fare costruzioni immaginifiche. O se proprio vogliamo farle (che non è sbagliato e forse in qualche modo è inevitabile), dovremmo essere disposti a rivederle nel momento in cui qualcuno, accidentalmente o meno, riesca ad illuminare una zona della questione che prima non riuscivamo a vedere.
    Vabbè, ma se fai così non arrivi mai a farti un’idea precisa, non prendi posizione! Può darsi…

    P.S. x Ivan “il terribile”: se volessi replicare al commento, considera che sono convalescente e non infierire troppo! 😉

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