Ho letto con grande attenzione vicina all’entusiasmo la splendida recensione che l’amico “salentino trapiantato a Lisbona“ Marcello Sacco ha scritto nel sito “Sul romanzo“ riguardo a un libro già più volte citato: “Il fado. Storia e cultura della canzone portoghese“. L’autore è Rui Vieira Nery, che oltre a essere uno studioso e docente universitario fra i più accreditati nell’universo fadista, è figlio di quel Raul Nery che fu uno dei guitarristas favoriti di Amalia Rodrigues.

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Proprio con una guitarrada di Nery con Joaquim do Vale abbiamo cominciato il nostro viaggio lisboeta che Marcello compie ricordando non solo il libro (edito in Italia da Donzelli, curato da Vincenzo Arsillo, docente a Venezia, e tradotto da Vanessa Castagna, dello stesso ateneo), ma una data storica: quella del 27 novembre 2011 quando il fado è diventato patrimonio immateriale dell’umanità, riconoscendo ad esso particolari attenzioni da parte delle Nazioni Unite, prima fra tutte la difesa di ciò che rappresenta come storia, radice culturale, ricchezza della città e del paese. Di questo abbiamo molto parlato qui, ma lo scritto di Marcello me lo ha fatto tornare in mente prepotentemente. Con il suo gusto per la scrittura, e con la sua sapienza salentino-portoghese, Marcello ricorda, citando il volume, come le origini di questo genere musicale siano intrinseche nella storia portoghese (una musica che in parte proviene dal Brasile al ritorno dei regnanti dalla “vacanza” nella grande colonia oltreoceano) e nella società in cui si è innervata nella prima metà dell’Ottocento. Quando nascono i locali nei quali si ascolta per la prima volta il fado, locali popolari nei quartieri più modesti. Spesso postriboli del tempo dove al sesso si univa la musica. Il fado, comunque, cresceva, entrava decennio dopo decennio nella sua fase d’oro quando cominciarono a uscire allo scoperto le grandi voci. La più grande, Amalia, stava per apparire.

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Amalia Rodrigues ha raccontato le case de fado, i teatri dove la rivista andava di moda, i palcoscenici dei massimi santuari della musica d’autore mondiale, le pellicole che hanno raccontato un Portogallo ancora chiuso in se stesso, ma desideroso di aprirsi al mondo intero. Lei lo ha fatto anche con l’appoggio di grandi musicisti o poeti. Uno è Alain Oulman, che si salvò dalla repressione politica per l’amicizia con la cantante e per il suo doppio passaporto portoghese e francese. Dalla collaborazione fra i due sono nate alcune delle perle maggiori del fado, di tutta la sua storia. E preziosissime sono, per il curioso e lo studioso, le prove, gli ensaios, che Alain e Amalia hanno registrato. E, come ci dice Marcello nella sua recensione e Nery nel suo libro, la figura dei poeti è altrettanto importante. Come quella di Manuel Alegre.

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Alegre è poeta e socialista, uno dei grandi oppositori della dittatura salazariana. La sua passione politica lo ha portato a candidarsi anche recentemente, senza successo, per la presidenza della Repubblica contro Cavaco Silva. Ha scritto molto, la sua idea politica ha accompagnato generazioni di portoghesi, è un personaggio illustre e illuminato della sinistra del paese, anche se a livello internazionale è più noto, fra i socialisti, Mario Soares, amico-nemico. Ma Alegre, rispetto a Soares che il fado lo amava e ascoltava, ha dato ai musicisti molti temi importanti che ancora vengono suonati nelle case e nei concerti, eseguiti dai maggiori interpreti, come lo è Joao Braga in questo “Fado”. Ma nella sua bella recensione Marcello , che è scrittore lui stesso e traduttore, nomina vari artisti che sono la nouvelle vague del fado, a cominciare da Camanè.

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Personaggio anch’esso noto in questi nostri racconti nei quali omaggiamo il fado in ogni sua emozione e in ogni sua ambientazione, come piace proprio a Camanè. D’altronde, se il mondo si è accorto di questa musica qualcosa vorrà pure dire, qualcosa che sta nella mente e nel cuore, come ricordo sempre, ma anche in una tecnica raffinata che si sta sempre più evolvendo. Ma proprio per questo, proprio per questa sua evoluzione che Marcello titola come “Storia di un patrimonio”, è bello e giusto tornare anche al passato, ai personaggi che hanno fatto storia e leggenda di questo genere.

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Ne abbiamo messi due in questo ultimo brano, un “fado corrido”: ancora Raul Nery (con Carlos Gonçalves all’altra guitarra) e Maria Teresa de Noronha, icona assoluta e grande “concorrente” di Amalia. Ma a me piace pensare che nessuno giochi una partita contro qualcuno o qualcuna in un mondo che è bello perché va scoperto momento dopo momento, suono dopo suono. Grazie, Marcello, anche per avere ricordato nella tua recensione un altro libro che deve essere tenuto a mente, “Il fado di Coimbra”, di Carlo Giacobbe (Besa). Anche questa è una bella storia.

Riccardo Iannello

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