Il momento è quello che è, c’è poco da dire. E allora in questo periodo di difficoltà collettiva, ho fatto quello che una persona adulta e matura dovrebbe fare in occasioni come queste: affidare le ultime sue speranze a un libro, giocarsi l’ultimissima carta e pensare o la va o la spacca. Be’ l’ha spaccata.

L’arte di essere felici, Arthur Schopenhauer, 90pg, 2ore e 45 minuti

Mi sono detto, mi leggo questo libretto, e dal momento esatto in cui avrò letto l’ultima parola di pagina 90 sarò un uomo felice… saprò affrontare la vita dal giusto punto di vista, riderò delle avversità, mi farò beffa della ricchezza, abbraccerò la povertà con animo benevolo, facendoci quattro chiacchiere, ma soprattutto, d’ora in poi, ogni cosa sarà più leggera. Evidentemente mi sbagliavo!

«Poi viene l’esperienza  e ci insegna che la felicità e i piaceri sono soltanto chimere mentre la sofferenza e il dolore sono reali… smettiamo di cercare la felicità e i piaceri e ci preoccupiamo solo di sfuggire per quanto possibile alla sofferenza e al dolore»

Ok, Arturo, che dire? Non c’è altro da aggiungere. Insomma L’arte di essere felici ci insegna che la felicità non esiste, che l’amore non esiste, che i gesti creativi e gli slanci emotivi non esistono, che non ci rimane altro che rifuggire il dolore, che, in poche parole, vivere felici può significare solo vivere il meno infelici possibile.

Così, ci ho pensato su… e mi sono detto che i momenti in cui sono stato meno infelice possibile in vita mia sono stati quelli in cui c’era di mezzo un libro.

1 –  Maggio 1993 – Foglie d’erba, Walt Whitman –  Panchina, chiaro di luna. Lei si chiamava Rossella Scaramucci, io le finii di leggere Capitano, mio Capitano e lei mi schioccò quello che si può considerare tecnicamente il mio primo bacio “boccaabocca”. (Credo sia stato tutto merito di Robin Williams!!)

2 –  Luglio 1984 – Il corsaro nero, Emilio Salgari –  Mio papà e mia mamma si stavano separando, io ero molto infelice (Arturo sarebbe stato fiero di me!) e così mi rintanavo nel sottoscala; in quei momenti nel sottoscala, in cui non pensavo più a nulla, con me c’erano Emilio Salgari, Il Corsaro nero, la Tortuga, l’uragano, il Corsaro rosso e quello verde.

3 –  Gennaio 2002 – «Penso che questo sia il libro più bello che abbia mai letto» mi disse. «E tu sei la ragazza più bella che abbia mai visto» pensai. Lei era Loretta Luminosa, il libro, invece, Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, Raymond Carver.

Federico Tamburini

pubblicato per la prima volta su finzionimagazine.it

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