Perepepè è il progetto social(e) di una comunità di artisti e comunicatori che fa riferimento ad un luogo non “fisico” ma del web, chiamato Radio Pereira, che nell’occasione si fa snodo di una rete di associazioni, gruppi di lavoro, laboratori, artisti.

Si svolgerà a Pesaro presso la Fondazione Centro Arti Visive Pescheria, dal 22 settembre al 21 ottobre 2012.

Per illustrare il ruolo di Radio Pereira in Perepepè vorrei usare un’immagine  particolarmente adatta e che voglio rappresentare con un breve racconto.

Un giorno un amico – un pesarese che insegna all’università di Firenze e progetta iniziative di tipo agronomico in paesi del terzo mondo – mi raccontò il progetto a cui stava lavorando.

C’era un grande territorio desertico in America Latina. Per sostenere la popolazione – poverissima – che abitava quei luoghi, fu pensato un progetto che sfruttava le caratteristiche singolari di quel territorio: la vicinanza del mare creava nebbie persistenti in prossimità del deserto. Vennero alzate reti su un fronte di molti chilometri nel punto in cui le nebbie si creavano più fitte. La presenza delle reti faceva condensare la nebbia e creava un effetto di gocciolamento. Le gocce venivano raccolte alla base delle reti da un sistema di tubi e convogliate in un impianto di irrigazione che permette oggi a quelle popolazioni di sopravvivere coltivando frutta e verdura.

Penso che questo sia stato il ruolo di Radio Pereira in questo ambito, quello di aver usato le proprie energie e capacità progettuali per lanciare una proposta alle realtà culturali del territorio che sentiva vicine, alzando – insieme a queste – la rete di condensazione capace di creare un progetto culturale e un metodo comune.

Quella rete l’abbiamo chiamata Perepepè. Prima di essere una mostra, un laboratorio, una serie di appuntamenti, Perepepè è un gruppo di persone e associazioni che vuole creare qualcosa che prima non c’era, ma che già esisteva polverizzato sul territorio. Qualcosa che in ogni caso sarà diverso dalla somma delle singole parti. 

Un po’ come la nebbia quando diventa acqua.

La vicenda andò così:

Giugno 2011. Sembrava cambiato qualcosa rispetto al precedente decennio di gestione gelatinosa dell’assessorato alla cultura del comune di Pesaro. Avevamo in testa l’idea della rete di gocciolamento ma non ne eravamo ancora consapevoli. Così chiedemmo un appuntamento col nuovo assessore e ci presentammo sbagliando il piano dell’edificio.

Infatti non eravamo mai entrati negli uffici dell’assessorato alla cultura della nostra città prima di allora.

Parlammo vagamente del progetto perché neanche noi lo avevamo chiaro. E come sede dell’evento chiedemmo il posto che ritenevamo più pregnante simbolicamente e più adatto a trasformarsi in una piazza coperta e aperta a tutti i cittadini in forma gratuita: il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro.

La prima risposta fu: no, però possiamo mettere a disposizione la Chiesa della Maddalena. E noi: o la Pescheria o non si può fare.

“Ok, la Pescheria”.

Combinammo subito un altro incontro in assessorato insieme a No-r-Way. Ci piaceva l’idea di allargare a più persone possibile la cultura dello sguardo dei Diari suoi e di Federica Campi.

No-r-Way si presentò all’incontro con l’assessore armato di un favoloso taccuino Moleskin con foto dei Diaries attaccate con la colla e le didascalie scritte a mano. Non si poteva perdere. Infatti ci hanno detto si.

La prima cosa che abbiamo pensato a Radio Pereira – era una fantasia che si coltivava da tempo – è stata quella di coinvolgere il Quilombo. A noi tutti piaceva il rigore e l’asciutta eleganza con cui Commi e Tamburini interpretavano le cose che facevano. Se non avessero accettato non credo che avremmo fatto tentativi per proseguire il progetto. Poi il cineclub Shining. Anche Ivan Italiani rientrava nel novero di quelle persone che, come il Quilombo, lavorano con generosità e spirito di ricerca ricevendo poco o alcun riconoscimento. Arruolati.

Poi c’è stata una bella sorpresa. Avevamo preso contatti con un giovane pesarese che studiava all’accademia di Brera. Si chiamava Paolo Paggi e doveva curare una rubrica sui giovani artisti italiani per Radio Pereira. Gli parlammo di Perepepè e immediatamente ci propose l’idea di una residenza artistica che evidentemente era già una sua mania. Avrebbe coinvolto anche altri nodi della sua rete personale, altri artisti pesaresi venticinquenni emigrati a Milano: Viola Arduini e Giacomo Cardoni. Era quel tocco di originalità e di freschezza che ci mancava.

Infine – siccome non di sola arte vive l’uomo – abbiamo pensato anche ai pani e ai pesci. E chi meglio di Verderame e Radice per declinare lo spirito solidale e a basso impatto ambientale con cui vorremmo colorare la nostra iniziativa?

Riassumendo, dal 22 settembre al 21 ottobre 2012 al Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro,

succederà quanto segue:

DIARIES_QUEL CHE RESTA DI 365 FOTOGRAFIE E DI UNA CITTÀ

di No-r-Way – Loggiato della Pescheria

 

MITOLOGIE URBANE a cura di Paolo Paggi

laboratorio residenziale per otto giovani artisti – Chiesa del Suffragio

 

PIAZZA DEL SUFFRAGIO

incontri serali con narrazioni di microstorie, cinema, musica, altro. A cura del Quilombo e di Radio Pereira – Chiesa del                              Suffragio

 

PANI E PESCI nutrimenti a km zero, a cura di Verderame e Radice – Loggiato della Pescheria.

Radio Pereira, Quilombo, Cineclub Shining, Verderame

 

Hanno partecipato alla realizzazione dell’evento

Viola Arduini, Paolo Paggi, Giacomo Cardoni, Cristina Principale, Vanny Rosso, Andrea Zucchi, Federico Tamburini, Paolo Cassiani (Commi), Federica Campi, Mauro Panunzi, Ivan italiani, Giancarlo Magnanelli, Pablo Jimenez, Michela Di Ciocco, Riccardo Iannello, Stefano Catellani, Andrea Marzi


5 Commenti

  1. Cara Monica,
    lasciaci il tempo di farlo bene dove è previsto! cioè a Pesaro. In futuro… chissà. Forse l’ingresso totalmente gratuito a tutte e 20 le serate potrebbe invogliarti fare un week end al mare… e durante il giorno intrattenerti con gli artisti della residenza, fare domande, se sei curiosa. Poi la mostra di No-r-Way varrebbe da sola il biglietto, anche se fosse a pagamento 😉
    Parlando seriamente, quello che stiamo costruendo non è solo un cartellone o una mostra, ma un metodo di lavoro per coordinarsi fra tante persone, contributi, energie in una modalità molto più orizzontale rispetto a come si organizzano solitamente certe cose. È molto faticoso ma anche estremamente ricco, umanamente parlando.

  2. ps: alla fine si aggiunse anche uno sparuto gruppo di amanti della musica a cercare i particolari nascosti nelle pieghe della città, le storie ed i suoni che le appartengono…
    🙂

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