guitarra-portoguesaMi emoziona il fado, mi emoziona parlare di Portogallo, mi emoziona trasmettere agli amici questa mia voglia di Lusitania. E mi piace ascoltare che altri la pensano come me e che, dopo un viaggio a Lisbona, ci sia sempre la voglia di tornare, di conoscere, di incuriosirsi. E mi è piaciuto da matti ascoltare alla radio l’altra mattina Roberto Angelini, nostro autore che con il fado ha comunque nulla a spartire, ma con le chitarre ci sa fare, dire con entusiasmo che dopo un bellissimo viaggio a Lisbona se n’era tornato a casa con una guitarra portuguesa, uno strumento “meraviglioso”. Chissà se mai lo sentiremo suonarla…

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Intervistando Lucio Dalla nel 2005, quando partimmo verso Lisbona per una serata dedicata all’Italia che incontrava il fado, gli chiesi come si era avvicinato la prima volta alla musica popolare di Lisbona. Il grande Lucio, che a tutti manca molto, mi raccontò di una serata passata all’Adega do Ribatejo, molti anni prima, con Gianni Morandi e Luca Carboni. I tre furono trascinati dai padroni del locale a cantare e venne fuori una cosa molto divertente, tanto che alla vigilia del concerto di aprile 2005 al Sao Luiz, Dalla volle tornare nel locale di rua Diario das Noticias per ritrovare quei vecchi amici. L’Adega do Ribatejo è un locale speciale del Bairro Alto. Si mangia e si ascolta il fado cantato da appassionati e anche dalla cuoca che esce dalla cucina e si mette a violare i classici, quindi si assiste alla guitarrada finale e tutti assieme poi si brinda. E allora omaggiamo questa buona taverna con un brano fra in più famosi di Carboni. Che qualcosa da quella serata si è portato dietro.

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Un amico chitarrista, Fabrizio Consoli, ha affrontato il fado e ne è rimasto colpito in modo positivo. Ora percorre una sua strada, ma di Lisbona ha ricordi fantastici. Una sera la passammo su una terrazza di uno dei locali che amo di più delle Docas de Santo Amaro, vale a dire il Doca Peixe. Una sosta che è sempre illuminante sia per lo scenario che si osserva lanciato verso l’oceano sia per la qualità del pesce che vi si mangia. Era il giorno successivo a quel concerto che ricordavo, anche Fabrizio era fra gli italiani che avevano riempito il teatro. Il mio amico chitarrista merita di entrare in questa galleria di innamorati di Lisbona.

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E merita ancor di più il suo “maestro”, Eugenio Finardi. Il grande poeta della musica italiana ha inciso un disco di fado nel 2001 con Marco Poeta, Matteo Moretti, Paolo Galassi, Elisa Ridolfi e Francesco Di Giacomo. Una esperienza che lo ha molto appassionato. Quando ne parlammo a Civitanova Marche fu molto esplicito: “Sono cresciuto ascoltando Amalia Rodrigues, amo quella melodia che trasporta in una città affascinante e amo il sapore che trasmette”. E’ sempre maggiore la pattuglia di italiani che ha adottato Lisbona, e di quella città il fado è una parte molto importante. E la diatriba su quale sia quello “vero” e quello “contaminato” è assolutamente inutile, e dire che un italiano non può immedesimarsi in tale musica è un’altra non verità, e affermare che ci sono cantanti più fadiste di altre non può essere una regola assoluta. Certo, le case de fado sono il termometro migliore di tutto il movimento, che se si sviluppa anche altrove, io dico, non può altro che essere un bene. Ma godiamoci Eugenio in una versione personale di uno dei brani che è più legato a questa tradizione, “Ave Maria fadista”.

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D’altra parte il bene assoluto per il fado lo ha fatto l’Unesco, che lo ha proclamato Patrimonio immateriale dell’umanità. Un successo che ha emozionato in patria e fuori. Una grande artista portoghese di origine, anzi delle Azzorre, Nelly Furtado, aveva voluto fare una petizione registrandola e diffondendola sul web. Quando parla dei suoi miti musicali, Nelly non ha dubbi: Amalia Rodrigues sopra tutti. E il fado lo considera il genere che l’ha avvicinata alla musica nella sua patria, il Canada, dove la comunità portoghese è straordinariamente vasta, sia nella sua natìa Victoria sia a Toronto dov’è cresciuta. La sua prima lingua parlata è il portoghese e la sua prima musica amata quella della terra lontana, ma così presente: il fado, appunto.

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E il fado può davvero varcare gli oceani. Marcela Ortiz è una messicana che è diventata amica di una ragazza pugliese che si è dedicata anima e corpo al fado e alla cultura portoghese, vale a dire Luisa Notarangelo. E’ bello un loro duetto che omaggia uno dei grandi autori della musica lusitana, il mai troppo ascoltato José Afonso, bardo di una terra che ha bisogno di eroi buoni, come Zeca lo è stato. Fino a essere, in fondo, il simbolo della Rivoluzione dei garofani, compiutasi con il ritmo di Grandola Vila Morena, uno dei suoi brani più famosi, l’emblema politico delal sua poesia. Parlavamo di Luisa Notarangelo e dei suoi progetti fadisti. Il 7 settembre alle 21 sarà protagonista di una serata che si annuncia interessante alla Osteria del Cassero di Poggibonsi (Siena). Il gruppo di Luisa è il Lusitana Saudade Ensemble guidato da un artista emblematico della musica popolare come Mimmo Epifani (mandolino e mandola); con lui gli amici Matteo Moretti, basso acustico, e Paolo Galassi, viola de fado, già conosciuti e ricordati per le loro collaborazioni. Nell’occasione, si uniranno due artisti portoghesi fra cui Josè Elmiro Nunes, che suona indifferentemente guitarra portuguesa e viola de fado, e che ho avuto più volte occasione di ascoltare non solo al Bacalhau de Molho, ma anche nel chiostro di Santo Stefano a Bologna con Ana Moura e Jorge Fernando: fu una serata di grandi emozioni. Ze Elmiro è polivalente e davvero sincero nel suo fado. L’altro protagonista sarà Josè Barros, che con guitarra braguesa e viola campaniça ha già elettrizzato più volte il festival Sete Sois Sete Luas sia con il suo gruppo, i Navegantes, sia guidando altri progetti di grande significato culturale.

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La mostra fotografica di Ivano Cetta sulle notti di fado di Lisbona sarà un’ottima scenografia per il concerto. Buon ascolto fin da ora.

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