“Questo è il nostro lavoro,
prendiamo le persone in un momento di fragilità
e le mandiamo alla deriva”.
da “Tra le nuvole”
Quando scrivo un nuovo post sui film che consiglio di vedere, i ragazzi della redazione lo inseriscono in una delle categorie che vedete nella colonna a destra – “Mi manda Pereira”.
Oggi ho chiesto loro di inserirlo anche nella pagina che raccoglie contributi e riflessioni sulla contrapposizione fra librerie di catena e di territorio che riflette bene il conflitto fra globale e locale.
Perché?
Il film in questione è “Tra le nuvole“, di Jason Reitman con George Clooney, Vera Farmiga, Anna Kendrick e l’ho trovato bellissimo, perfettamente capace di raccontare il cinismo di un mercato che per sua natura ed etica non è capace di scrupoli umanitari ma solo di cercare il profitto a ogni costo.
Guardavo la faccia di Clooney vedevo e quella degli squali-manager dei marchi di catena (mondiali o nazionali non fa differenza visto che ragionano con le stesse logiche).
Guadavo la faccia della sua assistente e vedevo quella degli zelanti vice squali convinti della ineluttabile scalata verso il successo sulla spinta del loro giovanile entusiasmo.
Infine guardavo i lavoratori licenziati, le loro facce, le loro rimostranze, le loro voci disperate e… vedevo i librai, i negozianti di abbigliamento, di alimentari di tutte le città d’Italia (e dell’occidente?).
Certo, spero di sbagliarmi,
spero che mi scriverete fra un anno per dirmi: che stupido sei Pereira, maledetto vecchio disfattista.
Comunque il film è imperdibile,
trattato con mano felicissima da un vero talento, Jason Reitman (Juno) figlio del grande Ivan, e capace di trattare il dramma senza mai scivolare sul melenso lacrimoso. Micidiale.
Tutti bravi gli attori, splendida l’indagine dei personaggi, ammirevole il cortocircuito narrativo che la sceneggiatura produce fra la dimensione etico-lavorativa e quella affettivo-personale dei protagonisti.
Imperdibile. (Si sa gli anziani rimbambiti si ripetono)
Pereira