Un ospite riuscitissimo
In attesa di pubblicare qualche articolo sulla mia esplorazione di New York, ho l’urgenza di parlarvi di un piccolo film indipendente – girato in una New York senza Manhattan – che trovo imperdibile e merita quindi di entrare nella categoria “Mi manda Pereira“.
Diretto e sceneggiato con maestria e delicatezza da uno che finora ha fatto prevalentemente l’attore, Thomas McCarthy, è un film con tanti livelli, ma di straordinaria fluidità.
Certo, da me non aspettatevi la trama. E’ un film sull’amicizia, sui pregiudizi, sulla lotta fra finzione e autenticità del vivere, su cosa è diventata l’America (il mondo occidentale?) dopo l’11 settembre. Ma tutto ciò è decisamente riduttivo rispetto al’impatto emotivo dell’opera.
Dimenticavo gli attori, tutti bravi e perfettamente credibili.
Prezioso.
L’ospite inatteso
Regia: Thomas McCarthy; Sceneggiatura: Thomas McCarthy;
con Richard Jenkins, Haaz Sleiman, Danai Jekesai Gurira, Hiam Abbass, Marian Seldes.
Pereira
X GAIOING e X tutti:
hai perfettamente ragione: certo, quello dell’uscita coatta è solo un dettaglio, se vuoi trascurabile, ma al di là della forma rivela una sostanziale e penosa distanza tra i soggetti che dovrebbero offrire cultura (considero il cinema “cultura”) e coloro che ne vogliono usufruire, rivelano un atteggiamento dispotico e arrogante nei confronti della gente comune, il solito, antico modo di “far cadere le cose dall’alto” e di considerare il “popolo” “bue”. Resistiamo! Le sale del Solaris saranno piccole, quella del cinema Loreto un tantino vecchiotta…. ma la programmazione è certamente la migliore, e la dimensione umana, che non viene mai ultima nell’elenco delle cose, è di quella che ti fa comunque venire la voglia di tornarci, magari a condividere con gli altri, oltre a un buon film, anche qualche (alla fine) divertente contrattempo… (chi c’era in sala B a vedere L’Ospite Inatteso intanto che il proiettore sembrava volesse esplodere da un momento all’altro? :)….). Ritengo che una sala cinematografica debba avere, prima ancora che la tecnologia all’avanguardia, la capacità di accogliere gli spettatori e di farli sentire un po’ a casa loro cosa che al Multisala Giometti manca completamente..
Se posso darti un consiglio, Gaioing: non rinunciare al cinema: anche io guardo molti film a casa, ma una prima visione al cinema è tutta un’altra cosa, se il cinema è quello giusto. Ciao.
x Sad Max
Anche io sono stato al Multisala, soprattutto per la curiosità di vedere la struttura.
La cosa che mi ha disturbato è il modo in cui fanno uscire gli spettatori.
Ovvero, tutto pianificato ! Si entra da un lato e si esce dall’altro !
Tutto ciò sarà in omaggio al concetto di sicurezza, ma mi son sentito come un elemento di una mandria!
In genere film li noleggio e me li guardo a casa mia e continuerò come ho sempre fatto!
Resistere al brutto…. Sono stato oggi per la prima volta al nuovo Multisala Giometti nei pressi del BPA Palace, dove un ottimo film non del mio genere preferito (“Lasciami Entrare”, un horror atipico), è stato totalmente rovinato non solo dalla bruttezza di chi ridacchia, chiacchiera e sputazza pop-corn per tutto il tempo (per quello si può sempre sperare di non reincontrarli più), ma (e ciò è molto grave) dall’insopportabile, altissimo rumore di fondo dell’impianto di areazione della sala. Ho protestato, nell’intervallo. Il falso-zelante incaricato mi ha sorriso intanto che mi diceva “Ora le spengo”: non ha spento nulla, e le meravigliose scene sospese e silenziose del film sono diventate un incubo. RESISTETE! I film migliori passano tutti e comunque per gli altri locali (Loreto-Solaris)che non siano il MULTIPLEX GIOMETTI (e egregiamente supportati dalla competenza degli amici del cineclub SHINING). Dunque pazientate, ed evitate quelle sale in cui il cinema (non solo per la programmazione abituale, ma anche per una logistica assurda) viene umiliato, svilito, e privato delle sue cose migliori in nome del business, nauseabondo come l’odore dei suoi pop-corn.
Ho visto in successione The Millionaire, L’Ospite Inatteso e il Giardino dei Limoni,che racconta bene cosa voglia dire subire la violenza di un aggressore straniero in casa tua(tralaltro con protagonista la stessa attrice del film di cui sopra): bè direi che questa trilogia mi ha schiantato,schiaffeggiato,sbattuto in faccia ciò che non è mai abbastanza chiaro: che finchè tutti i diritti umani non verranno rispettati,in tutte le parti del mondo,sarà difficile avere la pace…
Resistiamo alla violenza e alla riduzione dei diritti!
Il motivo più solido per ricordarsi di questo film, è sicuramente l’attrice Hiam Abbass, che interpreta Mouna, la madre del co-protagonista maschile del film Tarek, immigrato siriano clandestino in quel di New York. Certo il personaggio del professore Walter affidato a Richard Jenkins, va annoverato anche lui in quella galleria di indovinati personaggi border-line nella catogoria dei “one-men-movie”, a fianco ad esempio a quello Schultze che voleva imparare a suonare il blues nel film di Michael Schorr del 2002 (in entrambe i film la musica svolge con discrezione il ruolo di chiave di svolta nella storia dei protagonisti, più solitario e appartato Schultze, maggiormente inserito nella socialità, anche se con fatica, il professore de “l’ospite inatteso”, innescando in loro il processo di auto conspevolezza in sinergia con le storie che li circondano,). Ma è certo che la bellezza superba della Abbass, che si presenta sulla scena a vicenda già ampiamente inoltrata (la madre, preoccupata dal silenzio del figlio, si precipita a New York ignara dell’arresto di Tarek), va a prendersi come di forza uno spazio che forse nella sceneggiatura non sarebbe stato nemmeno previsto (o forse sì, chi lo sa, bisognerebbe essere stati nella testa del regista Thomas McCarty o in quella del responsabile del casting…), e che invece piacevolmente e, in senso estetico, un po’ artatamente, completa e incorona la gradevole, amara storia a non lieto fine di un professore mite, generoso, gentile, onesto con se stesso e con gli altri, un personaggio indiscutibilmente positivo nel senso migliore del termine, che coglie con educata discrezione le occasioni senza sfruttarle, e che si mette a disposizione delle circostanze senza farsi troppi calcoli, fidandosi di sé stesso e di ciò che vede. Il film corre su un filo narrativo lineare e pulito, senza nodi e senza scatti, già raccontato ampiamente e con sufficienza dai trailers senza bisogno che ci si debba troppo domandare su quel che potrà accadere (finale a parte, ovviamente, non del tutto scontato e comunque percepibile lungo tutto il film), lasciando che l’attenzione dello spettatore possa concentrarsi sui minimi dettagli del protagonista, i suoi atteggiamenti, le sue espressioni, le sue piccole, grandi mosse. Un film semplice e profondo insieme, non particolarmente originale, ma forse proprio per questo, per questo suo sapersi assestare al giusto livello, molto apprezzabile.
Ciao, che coincidenza, l’altra sera ho visto proprio The millionaire e ne sono rimasta molto colpita, ne facessero di più di film così!
@ Maggie
Vai a vedere anche “The millionaire”, credo che ti piacerà. L’ho trovato bellissimo.
L’ho visto proprio l’altro giorno, è un film davvero bello, reale, profondo ed emozionante, beh, insomma da vedere!!