Maigret e le persone perbene.Mi piace il giallo perchè è l’unico genere letterario dove non assisto, ma partecipo. Io lettrice investigo insieme al protagonista: è qui il mio gusto, sta qui la mia passione. In questo caso eravamo io e il commissario Maigret. E il fatto sta tutto nell’omicidio di un uomo perbene dell’alta borghesia parigina; sua moglie è una donna discreta e poco incline ai pettegolezzi, sua figlia è cresciuta coccolata e ha sposato un medico serio. Tutti sospettati, ma nessun è indagato perchè tutti sono personaggi con una vita abitudinaria e trasparente. Non c’è l’assassino da nessuna parte. Ogni buon ragionamento non torna. Intorno all’omicidio solo persone perbene.

Ma Maigret non si persuadeva e rischiava d’impazzire. Arrivò a provare un distinto senso di fastidio perchè chiunque interrogasse gli scatenava addirittura un margine di senso di colpa e nulla sembrava trovare un senso. Sarà giusto interrogarlo? E’ corretto riversare dei sospetti sulla tale persona? Si guardava intorno sentendo pure gli sguardi dubbiosi dei suoi colleghi e una volta, senza che nessuno gli avesse veramente rivolto alcuna domanda, esclamò quasi vergognandosene: “Era necessario!”

Mentre leggevo questo caso di Maigret stavo per lanciare il libro in aria: non mi piaceva. Poi sono arrivata alla scena dove i protagonisti sono usciti dalle pagine, si sono accomodati nel mio salotto e hanno iniziato a recitare lì. Maigret interroga un’insospettabile e l’interrogatorio, in base alle convenzioni e all’etichetta, sembra sconveniente. Mi sono ritrovata a voltare gli occhi da un’altra parte per l’imbarazzo. Sentivo la tensione, guardavo Maigret che voleva risolvere una volta e per tutte, ma non c’era verso di sbrogliare la matassa. Tutti troppo perbene.

Maigret e le persone perbene è una storia quasi senza svolgimento d’azione. Finchè l’azione non genera se stessa. Simenon come un antropologo vorace, un archeologo delle patologie del vivere. Le persone perbene rimangono immobili nella loro condizione perchè il minimo spostamento d’aria genererebbe mostri della memoria.

mariangelalecci@gmail.com

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