Statuetta dal pene giganteGentilissimo sig. Pereira,

dunque ora sappiamo che Ophelia, nera della Guinea, di professione cameriera al Sofitel di New York, negli USA come rifugiata politica, è una bugiarda, forse una prostituta e avrebbe, perfino, cercato di guadagnare soldi da questa storia di presunto stupro.

Sulla base di queste inconfutabili prove a suo discarico Strauss-Khan è stato scarcerato e gli è stata restituita la cauzione (un milione di dollari: l’argent de poche). Che la donna sia stata o meno violentata pare irrilevante. Il rapporto sessuale c’è stato, la donna è bugiarda e puttana, perciò il rapporto è stato consenziente. Con buona pace di Mike Tayson che fu condannato sulla base del principio secondo cui una donna (qualunque donna) può rifiutare -o interrompere- l’atto sessuale in qualsiasi momento (ma forse Iron Mike non era altrettanto ricco, furbo, potente e … bianco).

Come dice Erika Jong, è un vecchio copione: in questi casi è la donna a finire sul banco degli imputati.

Ma non sono le vicende giudiziarie né le implicazioni “di genere” che mi spingono a questa lettera.

No, caro amico, ciò che mi muove è una riflessione che, a sua volta, parte da un’immagine.

Ma lei riesce a rappresentarsi la scena?

L’uomo, uno dei quattro o cinque uomini più potenti del mondo, 62 anni compiuti ad aprile, piccolo e tracagnotto, esce nudo dalla doccia della stanza d’albergo nella quale ha dormito per la modica cifra di 3000 dollari a notte.

Così, come mamma l’ha fatto (ma molto peggiorato col tempo), vede una donna sconosciuta nella propria camera e, forse per non sprecare un’erezione mattutina comparsa fuori tempo, la costringe (o convince) alla fellatio.

Dopo di ché, secondo la difesa (devono proprio essere a corto di argomenti!) si rifiuta di pagarla, probabilmente convinto che questa sia caduta in ginocchio innanzi a lui folgorata dalla sua avvenenza e dal vigore che sprizza da quel corpo latino con la verga in tiro (smemore che la donna, africana, potrebbe avere ben altra rappresentazione della virilità).

“Re Carlo ritorna dalla guerra” cantava De Andrè negli anni sessanta, e concludeva che “anche sul prezzo c’è poi da ridire”.

Ma qui non c’è alcuna guerra, alcuna cintura di castità imposta alla “sposa soave”, nessuna lunga forzata astinenza.

Qui vi è solo l’arroganza del potere. “Ciò che voglio, prendo.” L’altro non è che mezzo per soddisfare il mio smisurato ego.

Vede, amico mio, la maggioranza delle persone è attratta dal potere, ma -per fortuna- desidera “poter fare” le cose che vuole (e/o che ritiene giuste).

Poi ci sono persone per le quali il potere è desiderabile in sé. Un potere fine a se stesso.

Per fare i soldi, bisogna amare i soldi, scrisse una volta Steinbeck, “qualsiasi uomo che abbia intelligenza normale può far soldi, se è questo che vuole. Quasi sempre egli vuole in realtà le donne, o gli abiti, o l’ammirazione, e queste cose lo sviano”.

Egualmente per il potere.

La stessa natura delle organizzazioni umane, seleziona quelle personalità che investono tutte le loro energie per raggiungere una “posizione di potere”. Da questa posizione traggono gratificazione. E’ la gratificazione data dal ruolo, totalmente priva di oggetto, radicalmente narcisistica.

Una persona che abbia “intelligenza normale” -per esprimerci con Steinbeck- ama delle persone, delle attività, dei luoghi, delle idee. E su di questo investe, almeno in parte, le proprie energie. Da questo investimento e dal rapporto con questi “oggetti d’amore”, egli trae piacere. Il più delle volte questa persona cercherà di raggiungere una qualche posizione di comando, ma non rinuncerà a tutto il resto, dedicherà tempo ed energia ai suoi oggetti d’amore (persone, attività, ideali) e questo gli impedirà di salire fino alla vetta della piramide del potere.

Viceversa la persona del primo tipo utilizzerà gli altri come mezzi per soddisfare i propri bisogni, il più delle volte affascinandoli e sfruttando la loro capacità di amare, altre volte comprandoli ed infine costringendoli.

Dagli altri non vuole amore, ma ammirazione, plauso, accondiscendenza.

Quando non li ottiene vira alla paranoia, il suo volto solitamente atteggiato ad un sorriso ammaliatore, diventa il feroce ghigno di un animale da preda.

Per lui, e per i suoi simili, è vero il detto siciliano per cui il comando è più soddisfacente del sesso.

Nella donna, in una qualunque donna (trovata nella camera d’albergo, come per DSK, o raccattata dai lenoni Fede e Mora, come per il cavalier B.), non cerca la persona, ma nemmeno il corpo. Egli cerca solo la perenne e immutabile riconferma della propria posizione di predominio. Il predominio animale del capo-branco.

Che dire, mio esimio amico?

Triste è la condizione umana e triste il nostro destino finché rimarremo irretiti dall’esiziale fascino del potere e non saremo in grado di costruire istituzioni che sappiano isolare e respingere siffatti individui.

Da parte mia vorrei, a commento, proporle i seguenti versi dialettali del poeta romagnolo Olindo Guerrini:

 

L’ è véra: i gost i’ é gost; mo me, par me,

A’ n’ i truv sta gran sudisfazion

A di’ ch’ ha i’ ho caghé piò in elt che te.

[youtube A6Ti3OeHskQ 520]

Con rinnovata stima e devozione,

il Suo affezionatissimo

Norman Bates

4 Commenti

  1. Condivido tutto! Aggiungerei che me, par me, mi vien anche da pensare che noi donne abbiamo da stare lontane dagli alberghi: se siamo cameriere ai piani,guarda la storia DSK, ci violentano, se siamo clienti ci accoltellano sotto la doccia, se siamo mamme degli albergatori ci impagliano sulla sedia a dondolo (eh sì, era il tuo hotel, Norman, il “Bates Hotel”!!!), se siamo mogli del custode , guarda Wendy all’Overlook Hotel, ci vogliono prendere ad accettate in testa…sob 🙁

  2. Bravo Norman !
    Mi sento molto lontano dalla ricerca del potere,al contario amo profondamente la scienza.
    La più bella citazione che mi è capitata sottomano in questi caldi e umidi giorni pesaresi è la seguente:

    “La scienza è solo una perversione,se non ha come fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell’umanità”.
    Nicola Tesla
    10 7 1856 10 1 1943

    è lo scienziato che ha proiettato l’umanità nel XX secolo, come e forse più di Einstein.

  3. condividibile e – cosa che non guasta – godibile. Rimane un interrogativo pesantino, come diceva mia nonna per dire angoscioso: perchè, per quanto ne sappiamo, non è esistite società nella quale le carriere per così dire eroiche non fossero accolte e supportate (almeno pro tempore, ma con conseguenze e strascichi mai lievi) con sollievo e speranza? Beato il popolo che non ha bisogno di eroi, scrive Brecht nel processo a Galileo; ma come credere davvero che si tratti di una profezia?

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